Diabesity: un nuovo modo per chiamare un legame sempre più stretto, un neologismo che unisce diabete e obesità. Per quanto riguarda il diabete di tipo 2, sembra infatti che il peso e le abitudini alimentari siano sempre più collegate alla sua insorgenza. Questa dinamica influisce non solo sulla prevenzione, ma anche sulle cure e le terapie che meglio si adattano a un quadro complesso.
Di tutto questo si è discusso all’Italian Barometer Diabetes Forum svoltosi a Roma: una vetrina che coinvolge i vari professionisti del Sistema Sanitario sia nazionale sia europeo e un modo per mettere sul piatto alcune riflessioni sul diabete accompagnate da soluzione che siano sempre più concrete. Antonio Papaleo, presidente dell’Alad (Associazione lucana Assistenza Diabetici) e rappresentate per la Basilicata, ha commentato: «in Basilicata l’8% della popolazione complessiva ha a che fare con il diabete. Ma non solo: la popolazione lucana ha indici di obesi e di persone in sovrappeso sicuramente preoccupanti, specie fra i ragazzi e gli adolescenti».
L’obesità, è stato sottolineato nel corso del Forum di Roma, non è solo connessa al diabete di tipo 2, ma rappresenta anche la causa di tantissime altre malattie, nonché la terza causa di morte in assoluto: basti pensare al suo coinvolgimento nei problemi cardiovascolari e a tutti gli effetti collaterali causati dalla sindrome metabolica. Il grasso in eccesso ha implicazioni a livello endocrino ed è ormai considerata una patologia infiammatoria. Per questo si parla di “tessuto adiposo” proprio per connotare le funzionalità dell’adipe all’interno dell’organismo, non solo con funzione meccanica, ma anche trofica.
È quindi importante educare e rieducare a stili di vita corretti. Il primo target sono bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie. Senza tuttavia l’aiuto delle famiglie è impossibile poter intraprendere della campagne per la corretta alimentazione: le abitudini trasmesse dai genitori ai figli sono infatti le fondamenta che determinano come mangerà il bambino da adulto. Le regole da imparare e mettere in pratica sono quelle della Dieta Mediterranea, calandola nel nostro contesto lavorativo e poco “casalingo” (si può fare colazione in modo sano e corretto anche se si deve correre in ufficio). Ma non solo: anche l’attività fisica deve diventare una buona abitudine.
«Ovviamente – commenta Papaleo – il tutto passa da concetti chiave, quali una buona informazione, una buona dose di consapevolezza ed una più diffusa condivisione circa il sapersi autogestire e il volersi veramente bene».
Fonte: Adnkronos