L’obesità, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Questa condizione, caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, sta raggiungendo i numeri di una vera e propria epidemia globale, diffondendosi in molti Paesi e con il rischio, in assenza di un’azione immediata, di causare problemi sanitari molto gravi nel prossimo futuro.
Secondo il rapporto Osservasalute 2013, che fa riferimento ai risultati dell’Indagine Multiscopo dell’Istat emerge che, in Italia, nel 2012, più di un terzo della popolazione adulta (35,6%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (10,4%). L’obesità è causata, in genere, da un’alimentazione scorretta e da una vita sedentaria, sebbene ci siano studi che rivelino la presenza di una componente genetica della malattia e di fattori ereditari in grado di favorire o meno la perdita di peso o di mantenerlo basso. Tra gli studi che indagano sui meccanismi molecolari coinvolti nell’obesità, un lavoro pubblicato di recente su FASEB Journal suggerisce il coinvolgimento di una proteina, Thy1, responsabile dello sviluppo delle cellule di grasso a partire da cellule non differenziate e aggiunge una nuova mattonella sulla strada della ricerca per una terapia contro l’obesità.
Collynn F.Woeller, primo autore dello studio, e colleghi hanno osservato l’effetto della proteina Thy1 nei topi obesi e nelle cellule umane in coltura. Quando i topi che non erano in grado di produrre la proteina Thy1 venivano nutriti con una dieta ad alto contenuto di grassi, il loro peso aumentava rapidamente fino al 30% in più rispetto a topi di controllo, alimentati con la stessa dieta ma in cui Thy1 era presente e funzionante. Nelle cellule umane in coltura, l’aumento dell’espressione di Thy1 bloccava la formazione delle cellule di grasso e l’espressione di un loro marcatore. La presenza di Thy1, inoltre, diminuiva di oltre il 60% l’attività di una molecola, PPARγ, che regola l’accumulo degli acidi grassi e il metabolismo del glucosio ed ècoinvolta in numerose malattie tra cui l’obesità e il diabete.
Non è chiaro se i livelli della proteina Thy1 siano diversi nelle persone al momento della nascita, o se cambino con il tempo e l’esposizione a vari agenti ambientali, e i ricercatori stanno continuando ad indagare sul perché le future cellule di grasso perdono l’espressione della proteina e la sua mancanza causa un accumulo più rapido del grasso. “Crediamo che l’aumento di peso non è necessariamente solo il risultato di mangiare di più e di fare meno attività fisica”, concludono gli autori. “Il nostro obiettivo è l’intricata rete coinvolta nello sviluppo delle cellule di grasso.”
Il lavoro è stato finanziato dal National Institutes of Health, e ha ricevuto sovvenzioni dal Rochester/Finger Lakes Eye & Tissue Bank (RETB/FLETB) e dalla Fonazione di Ricerca per la Prevenzione della Cecità (Research to Prevent Blindness Foundation).
Alessandra Gilardini
Fonte: The FASEB Journal; Epicentro – Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica.