In fatto di gravidanza, Arianna non ha dubbi: ha vissuto molto più serenamente quella con il diabete. La sua opinione è netta, chiara:
“Ho sentito spesso dire dalle mamme diabetiche che quelle senza non possono capire, che loro sì che sono tranquille. È falso. Le paure di una gravidanza saranno sempre le paure di una gravidanza.”
In che senso?
“Avrai sempre paura che tuo figlio non stia bene. Alla mia prima, quella senza diabete, ero reduce da un aborto spontaneo avvenuto solo quattro mesi prima. Non ero mai tranquilla, temevo di non riuscire a riconoscere segnali di malessere, mi preoccupavo se non la sentivo muovere. Alla seconda gravidanza paradossalmente ero più rilassata. Avendo il diabete ero classificata come gravidanza a rischio, avevo molto più supporto e opportunità di fare controlli. Quindi no, credo che fondamentalmente ogni gravidanza abbia le sue difficoltà, diabete o non diabete.”
Avere un esordio diabetico inaspettato, soprattutto perché in famiglia non c’erano predisposizioni, non è comunque stato semplice. Tra le amicizie di Arianna c’è giusto una compagna di danza che però non aveva mai dato particolari spiegazioni.
Lei racconta, invece, che è stata di tutt’altro avviso: innanzitutto perché l’esordio le ha provocato sentimenti forti, una rabbia lucida che le ha permesso di combattere per sé stessa, per comprendere quello che le stava accadendo, al punto, racconta ridendo, di aver accusato il medico di parlare troppo “(…) come un libro stampato, e io così non capisco niente.”
Inoltre, le spiegazioni Arianna le ha volute dare, specialmente a sua figlia, perché la comprensione, dichiara, fa bene a tutti, anche ai più piccoli di casa.
“All’inizio, in realtà, ero di tutt’altro avviso: nascondevo tutto ad Aurora, pensavo che gli aghi fossero una cosa molto paurosa, e non volevo che lei si spaventasse.”
La vita diventa però sempre più difficile: nascondersi prima di mangiare diventa sempre più complesso, Aurora non si lascia distrarre facilmente. A questa età si è abbastanza grandi per capire che la mamma che si è conosciuta per tre anni non è più la stessa, che fa scelte diverse, ma non il perché di questo cambiamento.
“A un certo punto ho iniziato a nascondermi in bagno per fare l’insulina prima di mangiare. Ma presto Aurora ha iniziato a seguirmi, mettersi dietro alla porta e gridare. Mi chiedeva perché la chiudevo fuori, fino a piangere e chiedermi se fossi arrabbiata con lei. È stato davvero angosciante ma è così che ho capito che il silenzio non era sostenibile.”
È una psicologa a guidare la famiglia, spiegando che non c’è un solo modo per insegnare ai bambini che cos’è il diabete. Per Arianna e la sua famiglia quello che ha funzionato è stato il mostrarsi con naturalezza, spiegare solo qualora Aurora avesse domande. Piano piano si è creato un rituale, un momento di gioco in cui la piccola aiuta la mamma. E come le novità, a un certo punto il momento ha perso la sua magia, uscendo dal regno dello straordinario e mettendo radici in quello della quotidianità o come direbbe Arianna “facendo diventare il mio nemico un amico”, un amico che l’ha costretta all’introspezione, al dialogo, al battersi per la propria salute.
“Per citare mia mamma, da quando ho il diabete ho smesso di stare zitta, con il dottore, con mia figlia, con chi ha domande. È stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso talmente pieno che non ha più smesso di traboccare. Ora faccio scorrere tutto. Ed è molto meglio.”