18/06/2004 Partenza e felice incontro
Siamo partiti da Milano Malpensa ed in quarantotto ore no stop siamo planati sul Pakistan, con uno scalo intermedio a Doha, in Qatar. Nell’anno del golden jubelee per l’ascensione al K2 (1954-2004) ci ritroviamo in molti alpinisti, un po’ da tutte le parti del mondo, ma in verità soprattutto italiani, ad affollare le afose e polverose vie di Rawalpindi, nucleo storico della più moderna Islamabad. Il luogo dove sorge Islamabad era una foresta rigogliosa e proprio per questo motivo fu scelto come sito, nel 1959, per la costruzione della nuova capitale pakistana. Mille chilometri quadrati, quasi un milione di abitanti ed una temperatura estiva che si aggira tra i 24 ed i 40 gradi C° con un tasso di umidità pari al 100%, questo è il quadro che ci si è presentato ieri mattina al nostro arrivo.
L’incontro: mentre stavamo in attesa al chek-in, in aeroporto prima di imbarcarci, si è notato un folto gruppo di persone con sfavillanti divise di un color azzurro nazionale (o nazionalistico?). Qualche sguardo più accurato ci ha rivelato che si trattava della spedizione italiana “Everest-K2 2004: il successo continua”. Una compagnia di veri e seri professionisti della montagna, alpinisti con la A maiuscola insomma, facce tostate dal sole delle altissime quote che incutevano un certo timore reverenziale (l’impressione che probabilmente si percepiva di noi dall’esterno era una sorta di strampalato gruppo vacanze Piemonte versione no limits). Tra loro però spuntava un uomo ragguardevole: che cosa significhi ragguardevole non lo so esattamente, soprattutto se connesso alla circostanza che sto cercando di descrivere, ma non mi viene in mente null’altro per definire un uomo, non solo, ma anche alpinista.
In un gioco di ricerca per definizioni lo si potrebbe incorniciare come, e in ordine sparso: esploratore, alpinista, fotografo e scrittore. Sto parlando del granitico Kurt Diemberger, anche lui membro della celeberrima spedizione nazionale italiana che vede come capo spedizione onorario niente po’ po’ di meno che l’onorevole Giorgio Alemanno, Ministro per le Politiche Agricole.
Essendo noi un piccolo gruppo, ciò ci ha permesso, testimoni inconsapevoli, di osservare un grande evento come è appunto la spedizione nazionale di commemorazione degli italiani sul K2 con l’opportunità di cogliere il momento propizio per insperate chiacchierate. Così per caso, in attesa di salire in aereo, abbiamo pescato il jolly e ci siamo seduti vicino a Kurt Diemberger che, nel 1957 insieme all’austriaco Hermann Buhl, aprì la via che seguiremo per tentare di scalare la vetta del Broad Peak. Diemberger quando gli abbiamo raccontato la storia dell’ADIQ si è mostrato tra il perplesso (dove vanno a farsi male questi diabetici?) e l’incuriosito. Gli abbiamo strappato flash di ricordi alpinistici, tasselli di un grande mosaico costruito in cinquant’anni d’alpinismo, poi anche qualche notizia sulla montagna che ha scalato ben due volte, ed infine un ben augurante autografo sul logo del gruppo ADIQ.
Queste sono alcune delle coincidenze del viaggiatore, preludio di un’avventura che è già iniziata.
Oggi è stato il nostro secondo giorno a Rawalpindi per disbrigare le formalità burocratiche, domattina si partirà di buon ora alla volta di Chilas, verso la regione dell’Indu Kohistan, imboccando la Karakorum highway: 600 chilometri di pista a picco sulla valle dell’Indo prima ed in seguito del Braldu, con curve cieche, autisti mutanti in piloti che azzardano velocità insostenibilmente folli e freni delle jeep vecchi ed usurati!
Dissertazioni a proposito di diabete: in questi primi due giorni di viaggio, di penuria di sonno e di cibo ad ogni ora del giorno e della notte in aereo, in aeroporto etc. abbiamo registrato risposte del nostro metabolismo alquanto diverse. Per ora la partita, visto che siamo in clima di europei calcistici, si chiude in favore del Galles che batte l’Italia 1-0. Infatti Nikki, che usa il microinfusore come Daniele, ha registrato valori glicemici pressoché abituali, mentre Marco tendenzialmente verso il basso (leggere ipoglicemie con cadute fino a 55 mg/ddll) e Daniele, all’opposto, attestandosi verso valori più alti. Il cibo pakistano oltre ad essere molto speziato non è ricco di carboidrati. In questa primissima fase il fabbisogno insulinico di Nikki, Daniele e Marco non è stato modificato ma le correzioni non tarderanno a venire con l’inizio del trekking previsto per martedì prossimo.
Inshallah.
ADIQ