Patagonia Dreaming 2004
“Apre piano la mano, lascia andare lontano trasportato dal vento un pensiero, contento.”
(Odore di presto la neve, Biagio Ferrari 1988)
Premessa
L’idea della Patagonia era nata così quasi per caso, nelle nostre teste abbiamo incominciato a crederci e piano piano tutto è cresciuto. Questo viaggio l’abbiamo costruito poco alla volta trovandoci a casa di Ivan e studiando sulla carta il percorso, i materiali, il cibo, i voli, i collegamenti. Ogni cosa ci è passata per le mani ed a tutto abbiamo cercato di pensare nel migliore dei modi. Affrontare un’esperienza come quella che io, Ivan e Pietro abbiamo voluto fare in America del Sud richiede determinazione, preparazione e organizzazione. Noi ci abbiamo provato e sembra che ci siamo riusciti abbastanza bene ed anch’io, tra mille pensieri metabolici e insulinici, sono riuscito a fare del mio meglio: ecco a voi i “segreti del nostro successo”.
Preparazione
La preparazione fisica non è stata curata in modo particolare dato che già con la normale routine di allenamento ci sembrava di essere pronti a sostenere l’avventura. Durante l’inverno infatti siamo soliti praticare lo scialpinismo in modo abbastanza intenso con tre allenamenti serali di circa 1,5-2 ore ed una o due sedute un po’ più lunghe nel fine settimana. Per prepararci a questi tipi di sforzi prima che venga la neve ci alleniamo ” a secco” camminando e correndo sui monti vicino a casa la sera e durante il weekend. Personalmente cerco di collocare questi allenamenti nei momenti della giornata che più mi risultano comodi, cioè quando la copertura dell’insulina intermedia sta per finire. Questo in relazione anche all’orario lavorativo, che mi porta ad allenarmi verso sera nelle ore precedenti la cena, che slitta in tal modo verso le otto. Quando l’attività, per esempio scialpinistica, cade di domenica e quindi occupa principalmente la mattina e la prima parte del pomeriggio, intervengo anticipando l’iniezione serale del sabato di insulina intermedia di 4 o 5 ore in modo da spostare il picco di azione nella notte e diminuirne l’effetto nella mattina seguente. Questo era il metodo che avrei voluto utilizzare anche in Patagonia ma ….
Terapia insulinica e Patagonia
Eccomi ai risultati più importanti del viaggio. Cercherò di effettuare un confronto tra il normale trattamento terapeutico e le modificazioni elaborate e quindi poi adottate durante l’attraversata.
terapia abituale:
– colazione: n. 4~5 unità di insulina rapida + n. 2 unità di intermedia;
– pranzo: n. 5~6 unità di rapida
– cena: n. 5 unità di rapida n. 5 unità di intermedia;
L’idea, prima di partire, era quella di eliminare l’insulina intermedia del mattino e anticipare quella della sera in modo da ottenere, sotto sforzo, un periodo di totale assenza di insulinizzazione corporea, al fine di limitare al massimo il rischio di crisi ipoglicemie e prevedendo invece di rimanere coperto dall’azione dell’insulina intermedia per il periodo di sosta notturna. Ciò si è puntualmente verificato almeno nei primi due giorni di attraversata, ma poi, mano a mano che andavo avanti, mi capitava sempre più spesso di camminare con la glicemia che si è attestata su valori medi intorno a 60/65 mg/dL. Tale situazione ha rappresentato un punto critico di stress, considerata nel più ampio contesto in cui mi trovavo e nell’ottica dello sforzo prolungato che mi attendeva: Ho iniziato così a diminuire ulteriormente l’insulina intermedia della sera, già abbassata in precedenza a n. 2,5 unità, riducendola ad un’unica unità per poi eliminarla completamente. Per sei giorni, durante l’attraversata, il mio corpo non ha avuto bisogno di insulina durante la notte. Pertanto sono passato da un fabbisogno totale di n. 22~23 unità giornaliere ad un consumo di n. 3 unità che iniettavo alla sera durante la cena. La ragione principale che spiega questa drastica riduzione consta nell’intensità dello sforzo fisico quotidiano continuo e prolungato (esercizio aerobico) affrontato, le lunghissime ore trascorse a scivolare sugli sci e spingere sul ghiacciaio la slitta molto pesante, spesso in salita, e poi, dalla contestuale scarsità dell’apporto calorico che, pur essendo completo, non era sufficiente a reintegrare totalmente le energie spese. Spesso mi è capitato, durante l’attraversata, di andare in ipoglicemia anche nei periodi di totale scopertura insulinica, praticamente andavo in crisi di fame, come la chiamano gli atleti, solo che essendo diabetico, per abitudine misuravo la glicemia e scoprivo di avere valori anche di 45 mg/dL. Quando ho smesso di fare l’insulina intermedia sono passato, durante la cena, ad un’altra insulina rapida che, nel mio caso, ha una cinetica un po’ più lenta rispetto a quella utilizzata inizialmente. Sono riuscito così a controllare in modo più efficace l’effetto e la durata dell’insulinizzazione corporea limitando il rischio di sbalzi notturni.
Gestione delle crisi ipoglicemiche
La gestione e la correzione delle glicemie troppo basse veniva effettuata attraverso degli integratori di zuccheri semplici e complessi. Principalmente per gli zuccheri semplici usavo il miele che oltre che essere molto buono ed appetibile nelle condizioni più difficili, oltre ad essere di facile assunzione se confezionato in chek-pack (confezioni in plastica morbida comprimibili) e tenuto anch’esso al caldo (il miele con le temperature rigide cristallizza). Oltre a questo portavo con me un thermos di sali caldi e zuccherati e, alle volte, un integratore di carboidrati liquido contenuto in alcuni pratici “borraccini”, fornito appositamente dalla ditta New Target di Clusone (BG), risultando pratico e di facile impiego. E’ da evidenziare che anche i miei compagni, pur non essendo diabetici, facevano uso di tutti questi prodotti, ad eccezione del miele che era esclusivamente riservato a me.
Strumentazione
Da quando sono diabetico ho cambiato alcuni strumenti prima di trovare quello più adatto all’uso ed alle condizioni particolari che si rinvengono durante la pratica di attività non proprio comode come l’arrampicata e lo scialpinismo. All’inizio utilizzavo strumenti troppo ingombranti che sottoposti al rigore della montagna (repentine mutazioni m meteo~ambientali per es.) erano soggetti a mal funzionamenti, ora invece ho accolto il suggerimento degli amici del gruppo ADIQ di portare al collo lo strumento, espediente già sperimentato con successo nella loro spedizione himalayana. I due strumenti che ho utilizzato, l’Ascensia Elite XL e l’Ascensia Elite, si sono rivelati efficaci ed affidabili con l’adozione dell’idoneo accorgimento di protezione poc’anzi descritto: compattezza e semplicità d’uso i loro punti di forza. Corredati con dei pratici sacchetti in tessuto termico, da posizionare al collo, possono essere indossati sotto il primo strato di vestiti o conservati in una tasca interna in modo da non fargli raggiungere temperature troppo basse. Il pungi dito è conservato nel sacchetto a lato dello strumento. Sotto la maglia comunque si suda e dunque sarebbe buona accortezza riporre lo strumento in un sacchetto di plastica prima di inserirlo nel sacchetto termico, mentre le strisce, essendo già sigillate ermeticamente, non necessitano di questo accorgimento. In tutto il periodo di durata dell’attraversata non ho mai avuto problemi nel provare la glicemia se non in due circostanze non mi è stato possibile a causa del vento troppo forte e della situazione, come dire, un po’ concitata.
Insulina
Con me avevo tre tipologie d’insulina differenziate tra loro per la tutte in cartucce penphil da 1 ml. Le “penne” che mi sono portato erano cinque: due erano sempre conservate addosso, due erano nella slitta cariche e avvolte in un sacchetto termico ed una, l’avevo spedita all’estancia dove saremmo arrivati insieme ai vestiti puliti per il ritorno. Non ho mai avuto problemi di nessun genere nel conservare l’insulina a parte la paura di perdere le scorte in un crepaccio. Le condizioni m’imponevano comunque un livello di attenzione tale che controllavo molto spesso che tutto fosse al suo posto, in ordine e soprattutto di non aver compromesso niente di vitale. Nei tratti più difficili e crepacciati dove il rischio di perdere la slitta era reale svuotavo la parte superiore dello zaino dove erano stipati i medicinali e li mettevo in uno zainetto che portavo a spalle.
Alimentazione
L’alimentazione era basata su due pasti principali, cena e colazione, e su alcuni spuntini da effettuarsi circa ogni ora durante la marcia.
Colazione:
Thè o integratore salino caldo con aggiunta di integratore di carboidrati, una barretta di muesli, integratori multivitaminico e di vitamina C
Spuntini
Tre barrete da 150 Kcal, un pezzo di grana di circa 80/100 gr, una manciata di frutta secca e integratori salini e di carboidrati
Cena
Risotto o minestrone con riso o pasta, carne di cavallo o bresaola da 80/100 gr. e uno snack come quello della colazione come dolce, da bere tisane o integratori.
Quelle sopra elencate erano le opzioni di scelta che avevamo. Come vedete l’alimentazione che abbiamo seguito è stata equilibrata ma purtroppo non molto sostanziosa dal punto di vista delle quantità e della “solidità” dei cibi, ciò a causa della necessità di mantenere i pesi contenuti al massimo.
Conclusioni e Pensieri
L’avventura patagonica è stato un viaggio stupendo dentro me stesso e dentro un mondo che da tempo sognavo. Poterlo vivere anche con il diabete è stata l’ulteriore prova che tutto è possibile se ci si mette testa e cuore. Certo, per me è molto più facile perché il mio fabbisogno insulinico mi permette di giocare un po’ meglio con le iniezioni cosa che per un diabetico da lungo tempo difficilmente è possibile. E’ anche vero che la mia produzione residua di insulina mi rende più sensibile alle crisi ipoglicemiche ed è forse per questo che ho sofferto in modo particolare la “fame”. Al centro di tutto ci sono sempre stati i miei compagni e amici, Ivan e Pietro, e la Patagonia. Ogni cosa, dal percorso all’insulina, erano fattori secondari che non dovevano in nessun modo interferire ed ostacolare l’esperienza che stavamo vivendo. Questo è per dire, semplicemente, che forse la chiave di tutto sta nel non assecondare troppo il diabete ma con rigore, consapevolezza e approfondimento dell’autocontrollo e della terapia insulinica si può sognare e realizzare i propri progetti, con l’aiuto ed il sostegno di amici fidati ed affidabili.