Processo alla terapia insulinica

Processo alla terapia insulinica
Dal 21 al 28 Giugno a Quartu S. Elena, in Sardegna, un campo scuola allegro e pieno di ragazzi provenienti da tutta Italia. Su Diabete.net, il diario di bordo da parte di un ospite un po’ speciale: il Signor Diabete.

Caro Diario,
è martedì, giorno di processo. Processo alla terapia insulinica, si intende.
La giornata è cominciata con una bella escursione ad alcune fra le più belle grotte europee, le grotte di Is Zuddas che si trovano a circa 60 km da qui nel piccolo paesino di Santadi. Grotte davvero spettacolari che si aprono nel calcare cambrico del Monte Meana a 236 m sul livello del mare. Divisi in due gruppi tutti i ragazzi sono stati accompagnati nella visita da due esperte guide che ci hanno aiutato ad apprezzare tutte le peculiarità di queste grotte.
Il luogo era straordinariamente bello, e quasi irreale, immerso com’era in un mondo fiabesco. Da ogni parte abbiamo potuto osservare colate, stalattiti e stalagmiti (alcune anche unite in colonne), alcune delle quali hanno assunto con il passare dei secoli forme straordinarie tanto da assomigliare alle figure più strane. I luoghi più belli delle grotte sono stati senza dubbio la Sala dell’Organo, il cui nome è dovuto ad una colonna stalatto-stalagmitica che ricorda un organo a canne, e l’imponente Salone del Teatro, enorme e bellissimo al cui interno si trova anche la Sala delle Eccentriche, la cui volta è ornata da rarissime aragoniti eccentriche (formazioni calcaree, sviluppatesi in ogni direzione senza essere influenzate dalla forza di gravità, che hanno l’aspetto di fiocchi di neve).
Terminata la visita siamo rientrati in hotel. Pranzo (un po’ lento, come al solito) e poi tempo libero, piscina, calcetto, tennis, riposo, eccetera, fino all’ora dell’attività educativa, quando siamo stati raggiunti da Marco.
Ed ecco, il processo.
Ti devo confessare di essere rimasto stupito dall’impegno e dalla professionalità che i ragazzi hanno profuso nel mettere in scena e nel condurre il processo. E’ proprio il caso di dire che si sono per bene calati nella parte. Il nostro piccolo tribunale era presieduto da Matteo, 14 anni, ma grinta e coraggio da vendere. Non si è lasciato influenzare da nessuno e alla fine ha detto la sua sul verdetto emesso dalla giuria, presieduta da Alberto, 16 anni.
Il processo ha avuto due filoni: il primo si è occupato di verificare il rapporto costi/benefici, soprattutto in termini di disagio psicologico, della terapia con microinfusore; il secondo si è occupato, invece, della terapia con glargine.
Per quanto riguarda il microinfusore si sono confrontati Andrea (16 anni) e Enrico (14 anni), portatori di microinfusore pentiti e che ormai lo hanno abbandonato, che ricoprivano il ruolo dell’accusa da una parte, e Jacopo (16 anni) e Angelo (17 anni) dall’altra a difendere a spada tratta il microinfusore e a decantare le mirabolanti qualità di una terapia siffatta, che meglio di tutte le altre si avvicina alla secrezione fisiologica di insulina, e che permette di ottenere un controllo metabolico pressoché perfetto. Alla fine della loro dissertazione più di un ragazzo del pubblico si sarebbe lasciato convincere ad utilizzare una siffatta terapia. Ma poi la paura delle cose nuove e soprattutto la convinzione che indossare il microinfusore rappresenti un marchio di diabete che ancora molti non sono disposti ad esibire in pubblico ha fatto propendere il giudizio della giuria per una sentenza di parziale colpevolezza, in parte mitigata dal parere del giudice (Matteo) che ha sottolineato l’importanza di questa terapia per poter ottenere un buon controllo metabolico e quindi sostanzialmente ha rimandato alla libertà personale la scelta o meno di questa opzione quale terapia da adottare. Non è mancato un accenno all’aspetto economico della terapia con microinfusore, e verificati gli alti costi che questa richiede sia come capitale iniziale da investire che come quota di mantenimento, e considerato il brutto periodo in cui versa la Sanità in Italia, si è ulteriormente consolidato il partito dei detrattori a favore di altre terapie, forse meno efficaci se non ben utilizzate, ma sicuramente più economiche.
Per quanto riguarda glargine, invece, l’accusa riguardava la reale efficacia di tale terapia e l’opportunità o meno di consigliarla e diffonderla ad ampio raggio. Anche in questo caso si sono confrontati due collegi, quello accusatorio composto da Daniele (17 anni) e Ilaria (16 anni), utilizzatori non proprio convinti di glargine, e la difesa con Gianluca (14 anni) e Mavi (11 anni). Anche in questo caso il contraddittorio è stato vivace e stimolante. L’accusa ha messo in evidenza come non sempre la copertura di glargine sia effettivamente di 24 ore e poi la sua composizione chimica sconsiglia la miscela estemporanea con insuline ad azione rapida costringendo ad effettuare due buchi invece di uno. La difesa ha sottolineato l’evidenza di un miglioramento del controllo metabolico, in alcuni casi anche molto evidente; a sostegno della sua tesi ha addirittura chiamato a testimoniare Michela (17 anni) e Adelmo (12 anni), che hanno entrambi vigorosamente sostenuto le tesi della difesa portando a testimonianza le loro personali esperienze. In questo caso la giuria ha accolto favorevolmente la tesi difensiva, ritenendo glargine un’insulina davvero innovativa e riponendo in essa notevoli speranze di migliore controllo, almeno fino alla scoperta di qualcosa ancora più drastico e definitivo. Anche in questo caso il giudice (Matteo) ha voluto rimarcare la sua autonomia di giudizio, sottolineando come per ora questa sia un’insulina ancora non in commercio sul nostro territorio e quindi come non si debba incentivare il passaggio ad essa, almeno fino alla sua definitiva commercializzazione in Italia, anche perché è possibile avere un buon controllo anche con la tradizionale terapia insulinica, come nel suo caso.
Il processo è terminato con i vivi complimenti a tutti i ragazzi di Marco Songini, che è rimasto sorpreso dalla loro serietà e preparazione. ‘Non pensavo riuscissero a fare una cosa del genere, e così bene’, ha detto al doc, che gongolava dalla felicità. Caro Diario, non finirò mai di stupirmi, ma un’altra giornata è finita e ti saluto pieno di stanchezza, e di soddisfazione per come si sono messe le cose (si può dire che il campo è decollato, ma ti dirò qualcosa di più domani).
Buona notte!

Il Signor Diabete.