Una novità per i piccoli pazienti con diabete: entro la fine dell’anno, le 450 unità di pediatria in Italia che svolgono funzioni di Pronto soccorso riusciranno ad affrontare meglio l’emergenza diabete nei bambini. Si tratta di una conseguenza dovuta al primo protocollo unico nazionale. Grazie a questo protocollo chi si occupa di gestire le emergenze, quindi i medici e gli infermieri del Pronto soccorso, avranno tutte le informazioni necessarie per eseguire gli esami diagnostici corretti e applicare i giusti trattamenti.
Non si tratta solo di sapere cosa fare, ma anche come farlo: qual è la giusta progressione temporale delle cure da fornire al piccolo paziente, in quale quantità vanno prescritti e somministrati i farmaci a partire dal momento in cui il malato arriva in ospedale. Il documento non parte però solo da quando il bambino varca la porta del Pronto Soccorso: elenca anche i centri specialistici italiani di riferimento a cui inviare i bambini nelle situazioni più gravi. Sono circa 40 su 100 i bambini che affrontano un’emergenza acuta quando ancora non sanno di avere il diabete e molti di loro potranno comunque trovarsi in una situazione di emergenza a prescindere dallo stadio diagnostico e terapeutico.
Questo protocollo è già in uso presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita dove sono stati ottenuti risultati sperimentali incoraggianti. Il medico di guardia riesce a gestire situazioni complesse e i casi di complicanza si attestano intorno al 4%. Anche il ricorso alla rianimazione è molto raro, mentre il bambino con il diabete – in Italia sono circa 15.000 – viene ricoverato in diabetologia in condizioni stabili.
Ma cosa porta i piccoli a queste fasi acute? I bambini prima dei sei anni, nella fase di comparsa dei primi sintomi, vanno incontro, nel 72% dei casi, a chetoacidosi: una delle complicanze più diffuse. Si tratta di un aumento della glicemia fino ad arrivare a livelli di iperglicemia che provoca una risposta particolare dell’organismo. Per produrre energia si bruciano i grassi anziché gli zuccheri, con la conseguente comparsa di elementi di scarto del metabolismo: i corpi chetonici. Quando passano nel sangue, queste sostanze rendono acido il pH del sangue e generano vomito, nausea, vertigini, difficoltà respiratorie fino al coma. Questa complicanza si può avere per due motivi: non si sa ancora di avere il diabete (e quindi senza insulina il corpo risponde a un aumento del livello di zuccheri), oppure non si aderisce correttamente alla terapia insulinica, alla dieta, allo stile di vita suggerito dal proprio medico.
Fino a oggi esistevano delle differenze nel trattare questa complicanza nei bambini, che rendevano meno efficaci ed efficienti le prime cure di emergenza. Ora l’intento è quello di migliorare il trattamento dell’episodio acuto, scongiurando la morte del paziente stesso.
Il diabete mellito di tipo 1 nei bambini è aumentato, quasi raddoppiando negli ultimi 15 anni: si pensa sia dovuto sia a cause ambientai, sia genetiche.
Eleonora M. Viganò
Fonte: Sanihelp