Lo sport è un’attività connaturata con l’uomo. Esso è stato praticato a livello agonistico fin dall’antica Grecia a cui si deve la nascita dei Giochi Olimpici.
Nella nostra società, in cui si è diffuso il concetto di fitness ed in cui la competitività è presente ad ogni livello, anche i diabetici praticano attività sportiva, sempre più numerosi, talora raggiungendo elevati risultati con performance che nulla hanno da invidiare ai loro coetanei non diabetici.
Oltre che “socio culturale” vi è anche una motivazione psicologica che induce, specie i giovani insulino-dipendenti, ad impegnarsi nello sport.
Esso, infatti, aumenta il senso di benessere e di sicurezza, riduce i livelli di ansia e di depressione, accresce la fiducia in sé stessi (autostima) e la sensazione di “potenza” nei confronti del diabete.
Lo sport agonistico, infine, con lo stress fisico e psichico che inevitabilmente comporta, richiede maggiori adattamenti della terapia ipoglicemizzante, della dieta e quindi stimola nei diabetici motivati e responsabili la capacità di autocontrollo glicemico, il desiderio di collaborazione attiva con il diabetologo ed anche la capacità di autogestione della malattia.
In genere, il diabetico può praticare tutti gli sport di squadra e buona parte di quelli individuali, sia a livello amatoriale che agonistico.
Sconsigliabile a tutti i diabetici la pratica degli sport di combattimento (lotta, pugilato, rugby, judo, ecc.), nonché di quelli pericolosi già di per sé (motonautica, motociclismo, automobilismo).
dott. Gerardo Corigliano, presidente dell’A.N.I.A.D.