Quando il sole fa bene

NOVITA’ IN TEMA DI PREVENZIONE

Quando il sole fa bene

La vitamina D, che si può assumere esponendo la pelle ai raggi solari o con gli alimenti, può avere benefici effetti preventivi contro l’insorgenza del diabete di tipo 1: sono i risultati di un recente studio che richiede però ulteriori conferme

Una recentissima meta-analisi di una serie di studi pubblicati su Archives of Disease in Childhood (2008; 93: 512-517) ha dimostrato che la somministrazione di vitamina D nella prima infanzia può ridurre l’incidenza di diabete di tipo 1. Nella insorgenza del diabete di tipo 1, insieme con indiscutibili fattori genetici, giocano un ruolo importante fattori ambientali. Uno di questi è rappresentato da una possibile carenza di vitamina D. Questa, in condizioni fisiologiche, può essere assunta con gli alimenti o derivare da una sintesi endogena prodotta dalla esposizione della pelle al sole. La necessità di un supplemento di vitamina D da assumere con la dieta proviene dal fatto che, nella maggior parte dell’Europa, come negli Stati centro-settentrionali degli Usa e nel Canada, la sintesi di vitamina D nella pelle è scarsa o nulla durante i mesi invernali. Inoltre, assai spesso, una protezione eccessiva dai raggi solari riduce la sintesi di vitamina D nei bambini anche nei mesi estivi e nei Paesi a più basse latitudini.
Una analisi sistematica della incidenza del diabete di tipo 1 in 51 regioni del mondo eseguita dal 1990 al 1994 dal Diabetes Mondial Project Group, ha constatato, a questo proposito, che il grado di esposizione alle radiazioni ultraviolette B (Uvb) costituisce un predittore significativo della insorgenza di diabete di tipo 1. In effetti, la distribuzione planetaria del diabete di tipo 1 rispetta un gradiente di latitudine inverso alla esposizione ai raggi ultravioletti. L’incidenza del diabete di tipo 1, nei Paesi scandinavi è dell’ordine di 30-40 nuovi casi per 100.000 soggetti l’anno contro una media di 6 per 100.000 dell’Europa meridionale, Italia compresa, con la sola eccezione della Sardegna.
Un possibile legame fra vitamina D e diabete può essere visto nella presenza di recettori per la vitamina D attivata nelle cellule immunitarie (linfociti, monociti, macrofagi) e nelle stesse cellule beta. Un difetto di vitamina D può perciò condizionare, tramite una disfunzione del sistema immunitario, una predisposizione nei confronti di malattie autoimmunitarie come il diabete di tipo 1, ma anche l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla. Va inoltre ricordato l’effetto protettivo esercitato dalla vitamina D nei confronti del danno prodotto dai mediatori dell’infiammazione (citochine) a livello pancreatico insulare.
I risultati della meta-analisi confortano questa interpretazione perché la supplementazione di vitamina D fin dall’età neonatale ha ridotto del 29%, negli studi esaminati,  il rischio di sviluppare il diabete. Inoltre, l’effetto di prevenzione è proporzionale alla dose somministrata e alla durata della somministrazione. Gli autori tuttavia precisano che questi dati, prima di divenire certi, devono essere confermati dai risultati di studi controllati e randomizzati che, soli, possono autorizzare l’applicazione sistematica di questa metodologia di intervento.

(P.B.)