Quella pastiglia che fa bene al cuore

Anno 20 – n.3

L’ASPIRINA NELLA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE

Quella pastiglia che fa bene al cuore

Una notevole mole di studi ha dimostrato che l’assunzione regolare, in piccole dosi, del ben noto farmaco riduce i rischi di infarto, angina, ischemia, sia nei diabetici, sia nei non diabetici.

Prof. Paolo Brunetti
Direttore Dipartimento di Medicina Interna Università degli Studi di Perugia

E’ noto che i soggetti diabetici hanno un rischio di incorrere in malattie cardiovascolari 2-4 volte superiore rispetto a quello dei non diabetici e si ritiene che la maggiore suscettibilità alla trombosi derivata dalla iperaggregabilità piastrinica ne sia in buona parte responsabile. Le piastrine dei diabetici producono in effetti una maggiore quantità di trombossano, una prostaglandina dotata di un potente effetto di vasocostrizione e di aggregazione piastrinica. Ciò è stato dimostrato anche in vivo nei diabetici di tipo 2 affetti da complicanze cardiovascolari.
L’aspirina agisce bloccando la sintesi di trombossano attraverso l’acetilazione dell’enzima ciclo-ossigenasi e, per questa sua proprietà, è stata impiegata in studi clinici di prevenzione primaria e secondaria sia in soggetti diabetici sia in non diabetici.
Una meta-analisi di 145 studi prospettici di prevenzione secondaria in soggetti colpiti da infarto del miocardio o angina, ictus o attacchi ischemici transitori, angioplastica o chirurgia vascolare, ha dimostrato che l’aspirina somministrata in piccole dosi (75-325 mg/die) ha consentito una riduzione degli eventi cardiovascolari mediamente del 25%, sia nei diabetici sia nei non diabetici. Si è anche calcolato che 38 eventi in media possono essere evitati per 1000 pazienti trattati.
Nello studio HOT ("Hypertension Optimal Treatment") una dose di aspirina di 75 mg/die ha ridotto del 15% gli eventi vascolari e del 36% l’infarto del miocardio, senza provocare alcun incremento degli incidenti emorragici gravi o fatali, come l’emorragia cerebrale, rispetto ai soggetti trattati con placebo.
Lo studio ETDRS ("Early Treatment Diabetic Retinopathy Study") non ha dimostrato alcun effetto benefico dell’aspirina sull’evoluzione della retinopatia, ma ha ridotto del 28% l’incidenza di infarto del miocardio nei 5 anni di osservazione dello studio. Inoltre, mentre è possibile un incremento degli episodi emorragici minori quali epistassi, sanguinamento, ecchimosi, non si è osservata una maggiore incidenza di emorragie retiniche o viticali rispetto ai pazienti trattati con placebo in aggiunta alla terapia anti-ipertensiva.
Il rischio di emorragie gastro-intestinali è correlato con la dose di aspirina e può essere notevolmente ridotto con l’uso di preparazioni gastro-resistenti. Dosi di aspirina variabili da 75 a 160,325 mg/die hanno determinato una riduzione simile del rischio cardiovascolare (28-29%), addirittura superiore a quella osservata con dosi di 500-1500 mg/die (21%). Una piccola dose di aspirina è in effetti sufficiente a inibire la sintesi di trombossano.
Uno studio di prevenzione primaria è stato eseguito negli Stati Uniti su una coorte di medici ("U.S. Physicians’ Health Study") che assumevano 325 mg di aspirina a giorni alterni. Il risultato è stato una riduzione del rischio di eventi vascolari del 44% nel gruppo trattato, mentre nel sottogruppo di medici diabetici la riduzione del rischio è stata di ben il 61%.
L’allergia all’aspirina è una controindicazione al suo impiego. In questi casi un valido sostituto è il Clopidogrel (75mg) che, in uno studio di confronto (Caprie), si è dimostrato di poco superiore all’aspirina, alla dose di 325 mg, nella prevenzione del rischio combinato di ictus, infarto del miocardio e morte cardiovascolare nei soggetti diabetici come nei non diabetici.

Le raccomandazioni dell’Ada

Anche l’American Diabetes Association formula un giudizio positivo in merito all’impiego dell’aspirina, come strumento di prevenzione cardiovascolare nei diabetici, e fornisce le seguenti raccomandazioni.
1. Usare l’aspirina in piccole dosi (70-325mg/die) per la prevenzione secondaria, in soggetti diabetici portatori di malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, angina, rivascolarizzazione, ictus, TIA, insufficienza vascolare periferica)
2. Usare l’aspirina in piccole dosi per la prevenzione primaria, nei diabetici di tipo 1 e 2 ad alto rischio di patologia cardiovascolare in quanto rispondenti a una o più delle seguenti caratteristiche:

– Storia familiare di malattia coronarica
– Abitudine al fumo
– Obesità: BMI>27,8 negli uomini, >27,3 nelle donne
– Micro o macroalbuminuria
– Iperdislipoproteinemia
– Colesterolo >200mg/dl
– LDL Colesterolo