Sapersi gestire da soli

Sapersi gestire da soli
Dal 21 al 28 Giugno a Quartu S. Elena, in Sardegna, un campo scuola allegro e pieno di ragazzi provenienti da tutta Italia. Su Diabete.net, il diario di bordo da parte di un ospite un po’ speciale: il Signor Diabete.

Caro Diario,
siamo già a lunedì. Mi sembra di essere arrivato solo da poche ore, ma sono quasi tre giorni; il tempo vola e questo credo sia un fatto positivo.
Naturalmente un po’ di mare, ma devo dirti, caro amico, che oggi l’acqua è proprio sporca, colpa delle correnti dicono, fatto sta che entrare in quella brodaglia tutta piena di alghe e altre zozzerie mi fa un po’ senso.
Ma che vuoi, i ragazzi sono ragazzi, e quasi tutti un bagnetto se lo sono fatto.
Il clima fra i ragazzi è in deciso miglioramento. Ormai si conoscono tutti e fra loro non ci sono quasi più i gruppetti.
Permettimi una riflessione: i ragazzi hanno provenienze molto diverse, e modi di comportarsi diversi, frutto di quello che è stato loro insegnato. I primi momenti ho notato un po’ di smarrimento da parte di qualcuno. Perché, si saranno chiesti, se il diabete è uno lo si affronta in molti modi? Già, e te lo confesso, me lo sono chiesto anch’io.
Poi, un’illuminazione: forse il pregio maggiore di un’esperienza come questa è proprio la possibilità del confronto, lasciando poi ciascuno libero di riportare a casa quello che ritiene più opportuno.
Devo proprio dare ragione al doc, che è convinto che il campo scuola non debba essere un momento dove mettere a punto la glicemia; anche perché poi, se ci pensi bene, quello che succede al campo non è quello che i ragazzi vivono durante il resto dell’anno:
sicuramente molti di loro che non sono tanto abituati a muoversi iniziano ad andare in ipoglicemia (che anche qui sono cominciate a fioccare senza sosta e certamente la voce di spesa extra che più incide è quella relativa all’acquisto dei succhi di frutta; credo che se facessimo una convenzione con una ditta produttrice ci guadagneremmo tutti, noi e loro insieme). E poi l’alimentazione nonè certo così controllata come dovrebbe essere a casa (anche se forse questo è lo stile che maggiormente si avvicina alle vicende reali della vita di ciascuno). E, se ci pensi bene, ci sono probabilmente molte altre differenze fra la vita quotidiana e quella del campo.
Tornando al vero obiettivo del campo, questo all’inizio deve avere spiazzato più di un partecipante che si aspettava uno stile diverso, ma le cose cominciano a cambiare e si vede una maggiore coesione e condivisione dello stile. Non è un’utopia, ma non è nemmeno facile, spiegare loro che la cosa migliore che possono imparare e portarsi a casa è proprio la capacità di gestire ‘da soli’, nel vero senso della parola, tutto quanto c’entra con il diabete (che poi, non per dire, sarei sempre io).
Non ha senso essere coccolati e cullati, offrendo sempre quanto serve, quando poi nella vita uno deve imparare a cavarsela da solo.
Fine delle considerazioni.
Argomento del momento di istruzione è stata la terapia insulinica, o meglio i ragazzi hanno avuto l’opportunità di essere introdotti nel mondo del microinfusore e in quello della terapia con glargine grazie all’abilità e all’affabilità di un amico del doc, il dr. Marco Songini. Lui ha saputo spiegare ai ragazzi i rudimenti tecnici dell’una e dell’altra alternativa, rispondendo alle loro domande e mettendo in luce gli aspetti positivi e negativi di entrambe le opzioni.
Questo servirà ai ragazzi per preparare il momento educativo di domani, che consisterà in un vero e proprio processo, con tanto di accusa, pubblico ministero e collegio di difesa. Anche per il doc sarà un’esperienza nuova e siamo entrambi curiosi di vedere come andrà a finire.
Domani poi è giorno di gita e si deve partire prestino; ormai sono tutti a letto (sono quasi le due di notte, per cui non dovrebbe essere una cosa tanto strana) e anch’io pur vegliando su tutti perché tutto proceda per il meglio, me ne andrò a fare un sonnellino.
A domani.

Il Signor Diabete.