Ci colleghiamo dalle nostre rispettive case per l’intervista.
E mi colpisce lo sfondo che ha scelto dietro di lei. È il monte Emilius. Tutto innevato. Io, dall’altra parte, ho lo sfondo della mia cucina, anzi, per essere più precisi, del radiatore della mia cucina, ancora spento; e sono completamente imbacuccata, come capita ogni volta che le temperature accennano a scendere al di sotto dei 20 gradi.
Già da subito, si possano notare le nostre diverse attitudini rispetto al freddo.
Perché Francesca, il freddo, proprio lo ama. Mentre io, lo temo e lo osteggio, da più o meno, sempre.
Ma se a una bambina mettete gli sci già da quando ha tre anni, se le fate provare l’ebbrezza della discesa e dell’aria che punge le guance e del mondo che scivola sotto i piedi dall’alto di una pista, è ovvio che il freddo diventi parte integrante di un universo magico, un universo che proprio grazie al freddo esiste.
Francesca Bottani è una sportiva a tutto tondo. Lo è da sempre. Ha provato molte discipline, ma è lo sci che ha rubato il suo cuore.
E mi racconta gli anni dell’infanzia, dello sci club, di quei legami forti, che sembrano famiglia. E di quell’inverno del 1999, quando a sette anni è diventata diabetica.
«Un anno dopo, a otto anni, ho fatto la mia prima gara a livello agonistico. Lo sci è stato un grande motore. In un solo mese ho cercato di imparare il più possibile sul diabete: volevo essere indipendente per tornare in pista».
Tornare in pista è stato il suo motore, doverla abbandonare – diversi anni dopo – lo scompenso più grande di tutti.
«A sedici anni ho saltato la convocazione perché ero fuori i limiti di peso. Lo sci non era più la mia valvola di sfogo, e lo è diventato il cibo. È seguito un periodo di disordini alimentari, di binge eating. Mangiavo in maniera incontrollata, con ovvie ripercussioni sul diabete».
In mezzo c’era stato anche il trasferimento da Pavia in Valle d’Aosta.
«Visto che quando sciavo i miei valori glicemici erano perfetti, mio padre e mia madre avevano pensato fosse una buona idea trasferirsi in Valle d’Aosta, in modo che io potessi sciare sempre e non solo nel fine settimana . Siamo rimasti lì per otto anni».
Francesca ricorda suo padre che continuava a fare avanti e indietro da Pavia, dove lavorava, e suo fratello che a causa di quel trasferimento, aveva dovuto abbandonare il calcio.
«Mio fratello è davvero stato un supereroe. Quando sono stata ricoverata, durante l’esordio, mia madre è stata in ospedale con me per un mese, e lui è rimasto a casa con mio padre e aveva soltanto cinque anni. Non me l’ha mai fatto pesare. Questo per dire che sono stata supportata da ogni membro della mia famiglia. Se mio fratello è stata un supereroe, mia madre è stata una guerriera: di notte piangeva e di giorno indossava la sua armatura splendente per sostenermi».
Ci sono stati tanti movimenti e cambiamenti, nell’infanzia e nell’adolescenza di Francesca.
Alla ricerca di un altrove nel quale il diabete potesse pesare meno.
Un altrove nel quale potesse pesarle meno.
E invece, il vero cambiamento per Francesca è avvenuto con un movimento di carattere diverso. Un movimento interiore. L’accettazione del diabete, anche attraverso l’incontro con la Dottoressa Francesca Bicocca, dietista, e la Dottoressa Lovati Elisabetta, endocrinologa. Da una parte la scoperta di nuove e sane abitudini alimentari e dall’altra, la decisione di utilizzare il microinfusore.
Insomma, è tornata in pista.
«Lo sci, è stata una scuola importantissima nella mia vita. In gara sei solo con i tuoi demoni, invece, quando sali sul podio, pensi alla tua squadra. Pensi che è un risultato che non coinvolge solo te. Ho sempre sentito un profondo senso di condivisione. Questo aiutava a gestire meglio anche il fallimento».
Dopo aver scoperto la realtà di Diabete Sommerso, Francesca si è dedicata anche alle immersioni e punta a diventare istruttrice di subacquea.
«Mi piace pensare che ho sperimentato l’acqua nel suo stato solido e liquido e le ho amate entrambe». Ride.
Dietro di lei il Monte Emilius sembra dire: sì, ma la neve l’hai amata di più.
A cura di Patrizia Dall’Argine