EVENTI
DAL 9 AL 12 GIUGNO LE ASSISE DEI DIABETOLOGI
Sid a congresso a Padova
Tutte le tematiche scientifiche, cliniche e culturali che riguardano il diabete discusse da specialisti italiani e stranieri al XXIII convegno nazionale della Società italiana di diabetologia
Il grande congresso nazionale della Società italiana di diabetologia, giunto quest’anno alla ventitreesima edizione, è di scena dal 9 al 12 giugno nella nobile Padova, città che lo stesso presidente uscente della Sid Paolo Cavallo Perin non esita a definire “affascinante”, ricordando ai colleghi che ancora una volta questo convegno offrirà loro “l’opportunità di confrontarsi in tema di diabete e malattie del metabolismo, affrontandone gli aspetti clinici, scientifici, culturali e gestionali”. Infatti, come di consueto, gli specialisti che da tutta Italia convergeranno sulla città veneta troveranno un vasto programma scientifico che guarderà al diabete a tutto campo, analizzando il difficile, ma costante progresso nello studio e nella terapia di una patologia che, seppur lungi dall’essere sconfitta, è controllabile con mezzi e strategie sempre più efficaci.
Il congresso padovano sancirà anche il cambio della guardia al vertice della Sid: il torinese Cavallo Perin, termina il suo mandato e passa il testimone a Gabriele Riccardi, di Napoli, che condurrà la Sid per i prossimi due anni.
Scorrendo la lista dei temi in discussione nei molti appuntamenti in calendario, si constata come il congresso abbia all’ordine del giorno tutti i temi principali inerenti al diabete: dalla tematica del rischio cardiovascolare (a cui sarà dedicata larga parte della mattinata di giovedì 10) allo screening delle complicanze (con le relazioni, sempre giovedì, di alcuni dei maggiori specialisti italiani delle problematiche specifiche dell’occhio, dei reni, del cuore e del sistema nervoso); dal dibattito sui mezzi di cura più moderni (analoghi dell’insulina, nuove molecole, nuove indicazioni di utilizzo terapeutico) a quello, ormai divenuto di attualità scientifica, sul rapporto diabete-cancro (a cui è dedicato venerdì mattina un simposio congiunto Sid-Sie, Società italiana di endocrinologia).
La questione delle complicanze del diabete è naturalmente cruciale, un filo rosso che percorre sempre tutti i dibattiti scientifici, perché è sulla loro prevenzione che si fonda la buona gestione e la qualità della vita della persona. Le complicazioni cardiovascolari -oggetto del simposio di giovedì- sono tra le più frequenti e insidiose, meritevoli dunque di particolare attenzione. Commentava in proposito il professor Cavallo Perin al nono convegno su diabete e obesità a Milano: “Molti studi scientifici recenti hanno dimostrato come intervenire rigorosamente per migliorare il compenso metabolico della persona con diabete, cioè riportare i valori della glicemia alla normalità e mantenerli costantemente sotto controllo, sin dall’esordio della malattia, sia di estrema importanza per ridurre le complicanze cardiovascolari negli anni successivi. Lo studio Steno-2, in particolare, ha dimostrato che si potrebbero ridurre le complicanze cardiovascolari di oltre il 40%, se si riuscisse a intervenire con cinque anni di anticipo”.
Simposi, minireview e comunicazioni della giornata di venerdì approfondiranno temi importanti quali il rapporto tra una buona gestione del metabolismo e la longevità, i rischi sempre connessi alla condizione di obesità, il diabete gestazionale, i vantaggi di diagnosi e terapia precoci, in particolare nel diabete di tipo 2, dove esiste il pericolo di ignorare la patologia per anni in quanto spesso a lungo asintomatica. Su quest’ultimo punto, ricorda Cavallo Perin, “il diabete di tipo 2 è quello che impegna di più il sistema sanitario per la sua molto maggiore diffusione dal punto di vista numerico. Oggi la prevalenza del diabete è del 5-7% della popolazione ed è soprattutto di tipo 2, ma queste percentuali riguardano i casi noti, diagnosticati. Bisogna aggiungere a questi almeno un altro 3-4% di diabete non noto”.
Un simposio congiunto (tra Sid e Sicob, Società italiana di chirurgia dell'obesità) affronterà. nel pomeriggio del giorno 11, un tema di crescente interesse (se n’è parlato più di una volta anche su questo giornale, per esempio sul numero 1/2009 nel dossier del professor Paolo Brunetti, già presidente della Sid): quello dell’impiego della chirurgia bariatrica nel diabete. Questo genere di intervento apre importanti prospettive nella cura del diabete di tipo 2, in quanto spesso associato all’obesità, una condizione sempre più diffusa, tanto da avere dato vita al neologismo diabesità.
Inevitabile, quindi, che al congresso di Padova si parli molto di obesità. Commenta in proposito il presidente entrante della Sid Gabriele Riccardi, recentemente intervistato dal periodico Sapere e salute: “Mentre una volta era improbabile avere un diabete di tipo 2 in persone con meno di cinquant’anni, adesso comincia a osservarsi anche al di sotto dei cinquanta e a volte anche dei quaranta. La prima spia del rischio di diabete nell’adulto è la presenza di sovrappeso, ma da valutare non soltanto in termini di quantità, ma anche di localizzazione. Un aumento di grasso a livello dell’addome ha importanza molto maggiore come marker di futuro sviluppo del diabete rispetto a un aumento del tessuto adiposo a livello dei fianchi, dei glutei e delle cosce. Oltre all’entità del sovrappeso e alla localizzazione del grasso, conta anche la durata di questo sovrappeso. Se una persona, come succedeva nei decenni scorsi, cominciava a sviluppare un accumulo di tessuto adiposo dopo il matrimonio, dopo i trent’anni, se questo sovrappeso cominciava a dare conseguenze sul piano metabolico, dopo 15-20 anni avevamo lo sviluppo del diabete a sessant’anni. Oggi questo aumento di tessuto adiposo viscerale comincia a realizzarsi già nel bambino di dieci anni, che quindi, dopo vent’anni, a trenta, si trova nella possibilità di diventare diabetico 2. Questo spiega perché si è ridotta l’età di insorgenza del diabete tipo 2, perché sovrappeso e obesità cominciano a verificarsi con numeri anche sostenuti e con grossa diffusione a livello di adolescenza e anche prima”.
Nella stessa giornata di venerdì, un altro appuntamento rimarchevole sarà quello dedicato alla prospettiva del pancreas artificiale e all’evoluzione dei microinfusori, una tecnologia che fa ben sperare nel miglioramento ulteriore della gestione del diabete di tipo 1. Come due anni fa, è previsto poi il dibattito “Opinioni a confronto”, che (sempre venerdì 11) ruoterà intorno alla validità dell’emoglobina glicata come metodo diagnostico (sulla quale proprio recentemente è stato raggiunto un consenso internazionale, come documentiamo in questo stesso numero). Le novità farmacologiche saranno protagoniste del simposio introduttivo della giornata di sabato 12, che sarà poi conclusa dal presidente uscente Paolo Cavallo Perin con una lettura sulla patologia renale nel diabete di tipo 2, una complicanza seria, che, se non contrastata, può condurre sino all’entrata in dialisi con grave peggioramento della salute della persona e alti costi per il Servizio sanitario.
A esporre e discutere delle tante questioni citate interverranno esperti da ogni parte d’Italia, ma non mancheranno specialisti di altri Paesi -Stati Uniti, Inghilterra, Germania- a conferma del rilievo non soltanto nazionale del congresso Sid.
Non va dimenticata inoltre la presenza, ormai abituale, di una sezione riservata a Diabete Italia, il consorzio Sid-Amd, aperto al dialogo e alla collaborazione costante con tutte le altre componenti del pianeta-diabete, secondo una filosofia ormai universalmente condivisa dalla diabetologia italiana: giovedì 10 si terrà infatti un simposio su prevenzione e assistenza, al quale, accanto ai diabetologi, parteciperanno anche rappresentanti del volontariato. In Italia il peso delle associazioni che si occupano di diabete sulle istituzioni e la loro influenza sull’opinione pubblica è molto minore rispetto ad altri Paesi, come per esempio Inghilterra e Stati Uniti, ma, secondo Cavallo Perin. le cose stanno migliorando: “Nel Regno Unito -commenta il diabetologo- le associazioni dei pazienti sono una potenza perché sono unite a quelle dei medici. In Italia non ancora, ma ormai è stata raggiunta la consapevolezza della necessità di parlare con una voce unica nei confronti delle istituzioni per poter difendere con efficacia i bisogni e i diritti delle persone con diabete”.
IPOGLICEMIZZANTE PROMOSSO IN FASCIA A
Un simposio su Acarbose
In tema di terapia farmacologica, merita di essere segnalato il simposio, in programma nel corso del convegno Sid il pomeriggio del giorno 10, dedicato alla molecola Acarbose, perché questo farmaco è stato da poco promosso in fascia A, cioè inserito tra i medicinali rimborsati dal Ssn in quanto ritenuti essenziali. In commercio da quasi vent’anni in Italia, soltanto ora -diversamente da moltissimi altri Paesi del mondo- ha ottenuto questo status. Si tratta di un ipoglicemizzante orale indicato elettivamente per il diabete di tipo 2. Come spiega il diabetologo Antonio Ceriello, membro del Board europeo dell’Idf (anch’egli fra i relatori delle giornate padovane), il suo principio attivo ha il vantaggio di agire sulla glicemia postprandiale, il cui contenimento è fondamentale nel controllo del diabete e nella prevenzione delle complicanze. Il farmaco contribuisce all’incirca per il 70%, a determinare il valore dell’emoglobina glicata, quando questa si trova nell’arco di valori tra 7 e 9%, i più frequenti tra le persone con diabete (il 53,1%, secondo l’Amd). Acarbose garantisce un buon equilibrio glicemico, rallentando l’assorbimento dei carboidrati a livello intestinale, impedendo così che la glicemia dopo i pasti si impenni, e non comporta rischi di ipoglicemia.