Anzitutto il problema tecnico. Ormai le strisce reattive hanno soppiantato i metodi chimici in uso fino ad un decennio addietro, perché di più semplice manualità, di più facile lettura e più sincere nei loro risultati.
Le strisce più diffuse (come il Keto-Diastix) hanno il vantaggio di permettere la simultanea ricerca sia dei corpi chetonici, cioè dell’acetone, tanto per usare un termine improprio anche se efficace, sia del glucosio. Basta immergerne una nelle urine per un attimo, sgocciolarla brevemente e attendere rispettivamente 15 e 30 secondi prima di confrontare il colore delle due porzioni reattive alle due scale colorate presenti sull’involucro del flaconcino, relative ai corpi chetonici e al glucosio. È possibile in tal modo avere un’idea sufficientemente precisa non solo sulla presenza o meno nelle urine di glucosio (glicosuria) e acetone (chetonuria), ma anche sull’entità della loro presenza.
Un gioco da ragazzi! Tant’è vero che i nostri… ragazzi (e i loro genitori) lo fanno anche ogni giorno ed egregiamente anche.
Interazione dei farmaci
Un’attenzione di rilievo riguarda l’interferenza di alcuni farmaci come aspirina e vitamina C che, se presi in forti quantità, come quando uno si cura l’influenza o altro malanno invernale, si concentrano nelle urine e inibiscono la reazione del glucosio. Così pur in presenza di glucosio, le strisce reattive non sono in grado di rilevarne la presenza. Una preziosa informazione per quando, essendo influenzati, volessimo conoscere la situazione del nostro diabete.
Così come è utile sapere che quando nelle urine sono presenti forti quantità di corpi che tonici (acetone), come si ha nel diabete molto mal regolato (chetoacidosi) questi interferiscono con la determinazione del glucosio dando false negatività: chi non conosce questo inghippo potrebbe trovarsi a risolvere un ben strano indovinello.
Quando eseguire l’autocontrollo delle urine? Questo è un punto su cui non c’è molto accordo in quanto, come vedremo, in qualsiasi momento si faccia l’esame, l’interpretazione dei risultati è sempre utile per capire qualche cosa del nostro diabete. L’esaminare l’urina e ogni sua emissione rappresenta un ideale troppo impegnativo e ossessionante. Si possono usare tutti gli schemi riportati nellatabella, alternandoli saggiamente così da avere informazioni multiple.
Molti erroneamente ritengono che la presenza di glicosuria corrisponda sempre a glicemie elevate e che la sua assenza indichi glicemia bassa . Le cose non stanno proprio così per effetto della soglia renale del glucosio, della quale dobbiamo avere precise informazioni per comprendere bene il problema.
Se tutto il glucosio presente nel sangue finisse nelle urine, saremmo davvero degli spreconi: nel sangue c’è sempre del glucosio (infatti tutti, diabetici e non diabetici, abbiamo una certa glicemia) e quindi è necessario che il rene elimini il glucosio solamente quando questo superi nel sangue una “soglia” che varia da soggetto a soggetto tra i 160 e i 180 mg%. Questa soglia del glucosio fa un po’ la funzione degli argini di un fiume: se non esistessero l’acqua si sperderebbe per la campagna. Quando nel sangue le concentrazioni del glucosio sono al di sotto di quella soglia, nelle urine non si rileva la presenza di glucosio, quando invece la soglia del glucosio viene superata, le urine divengono più o meno ricche. La presenza di glucosio quindi, significa che la glicemia è stata per un certo periodo superiore a 160-180 mg%. La sua assenza significa invece che la glicemia p stata al di sotto di tale valore.
A complicare le cose sta il fatto che con una certa frequenza ci sono soggetti che hanno una bassa soglia al glucosio, in essi cioè compare la glicosuria anche quando la glicemia ha valori inferiori ai 160 mg%. E ci sono anche soggetti con alta soglia al glucosio, nei quali la glicosuria resta anche per glicemia al di sopra dei 180 mg%. Questa seconda situazione è piuttosto frequente nell’adulto e nell’anziano, ma può verificarsi anche nel giovane.
Un consiglio molto pratico
Un’altra informazione importante è costituita dal fatto che quando ricerchiamo la glicosuria immergiamo la striscia reattiva in urine che sono state filtrate dal rene nel periodo di tempo compreso tra l’ultima volta che abbiamo urinato e il momento in cui facciamo l’esame. Così al risveglio emettiamo urine che sono state filtrate tra quando ci siamo coricati e quando il gallo ci ha svegliato. Se v’è glicosuria ciò significa che per un periodo più o meno lungo della notte la nostra glicemia ha oltrepassato i 160-180 mg%. Se invece le urine sono libere dal glucosio, ciò indica che per tutta la notte la nostra glicemia è stata al di sotto di detti valori. La presenza o assenza di glucosio nelle urine non ci fornisce, dunque, informazioni della nostra glicemia al momento dell’esame, ma quella di un periodo ad esso precedente più o meno lungo. Per ottenere un’informazione più efficace si consiglia di gettar via le urine e di ricercare la presenza di glucosio sopra un successivo campione emesso da lì a un poco: tanto, per fare l’esame, ne bastano poche gocce.
Una regola d’oro da ricordare
Queste puntualizzazioni ci permettono di comprendere le interpretazioni che nella tabella vengono date alla presenza o assenza di glicosuria nei vari momenti della giornata. E anche di capire che la ricerca del glucosio nelle urine non è molto ed dicace per introdurre eventuali modifiche delle dosi di insulina o per comprendere se ci troviamo o non in ipoglicemia. Il grande pregio dell’autocontrollo della glicosuria consiste nel fatto che, anche se un po’… sporchino, questa tecnica di autocontrollo è di facile esecuzione ed è indolore. Va molto bene per controlli saltuari o ripetuti più volte nella giornata soprattutto nei bambini che non gradiscono d’esser punti nelle dita. In ogni caso una persistente glicosuria ci consiglierà di attuare l’autocontrollo della glicemia per avere più dettagliate informazioni in proposito. Soprattutto, quando nelle urine rileviamo la concomitante presenza di corpi che tonici (chetonuria) l’indicazione per attuare la tempestiva determinazione della glicemia è una regola d’oro, mai abbastanza lodata. Ne val quindi la pena, eccome!
Sai rispondere a queste domande?