Tutte le novità dell’autocontrollo glicemico

Tratto dalle Lezioni di educazione sanitaria del prof. Sergio Marigo

I limiti della ricerca del glucosio nelle urine per l’autogestione del diabete hanno indotto medico e diabetico a privilegiare la determinazione della glicemia quando si voglia verificare il grado di controllo e modificare, se è il caso, la terapia in corso. Due novità sono venute in soccorso al diabetico. La prima, banale se volete, è rappresentata dai moderni pungidito che permettono di ottenere facilmente un po’ di sangue. Senza dolore e, nel bambino soprattutto, scusatemi se è poco. La seconda, certamente geniale, è rappresentata dalle striscioline reattive che con una sola goccia e in meno di un minuto forniscono il valore della glicemia. Questa può essere determinata ad occhio o, in modo più preciso, con i reflettometri.
È indubbio che da quando sono disponibili pungidito, striscia reattiva e reflettometro, la cura del diabete s’è fatta più efficace, più personalizzata.
Chi dovrebbe attuare questo autocontrollo della glicemia? La risposta è facile: sopratutto quelli che devono realizzare un più attento controllo metabolico. Sicuramente bambini e giovani, in quanto devono più a lungo convivere con questo problema tenendo lontane le complicanze lente del diabete. Ma anche tutte le forme che richiedono la somministrazione d’insulina, sopratutto se instabili o già interessate da qualche complicanza e, in modo assiduo, la diabetica gravida.
Sulla correttezza della tecnica di determinazione non si insisterà mai abbastanza. I reflettometri per la lettura delle strisce sono oggi corredati da timer e segnali acustici che non permettono di fare errori. Ma chi non avesse il reflettometro, deve dare molta attenzione alla lancetta del suo contasecondi perché soltanto se i tempi di reazione e di lettura vengono rispettati si ottengono valori glicemici veritieri.
Una buona norma per chi ha il reflettometro è quella di “farsi l’occhio” sul colore della striscia una volta che questa è pronta per essere letta dall’apparecchio: è divertente scommettere con se stessi sull’efficacia del nostro colpo d’occhio.
Una domanda importante riguarda i tempi dell’autocontrollo glicemico. Con quale frequenza? Salomonicamente direi, quanto più spesso possibile, a seconda delle necessità. La diabetica gravida, per esempi, deve fare il suo autocontrollo ogni giorno e più volte al giorno e solitamente lo fa senza piagnistei. Ma anche il giovane o il diabetico instabile dovrebbero farlo il più spesso possibile per le ragioni a cui abbiamo già fatto cenno. Per non parlare di quando il diabetico che fa l’insulina ha un’influenza o una situazione d’emergenza: in questi frangenti l’autodeterminazione della glicemia più volte ripetuta nell’arco delle giornata, evita chetoacidosi e ipoglicemie o, nella migliore delle ipotesi, fastidiosi ricoveri in ospedale.
Per quanto riguarda gli orari dell’autodeterminazione glicemica il consiglio che più di frequente viene dato riguarda sette momenti della giornata: tre prima dei pasti principali e tre dopo i detti pasti e uno, infine, prima di coricarsi. Un’ora o due ore dopo aver iniziato il pasto? Questo lo deciderà il medico: quello che importa è che sia sempre un’ora oppure due ore dopo.
Certo che, si dirà, sette buchetti nelle dita ogni giorno sono una bella noia! Giusto! Ma non è detto che ogni giorno debba essere fatto l’intero controllo dell’intero profilo glicemico. Lo si può fare di tanto in tanto e nei giorni d’intervallo lavorare, come si dice, a scacchiera, secondo uno schema di facile comprensione se si osserva la tabella.
Infine occorre memorizzare i valori glicemici rilevati. Di recente sono stati messi in commercio reflettometri forniti di memoria e capaci anche di fornire sullo schermo di un computer il grafico dell’andamento della glicemia per un certo periodi tempio. Più semplicemente i valori della glicemia devono essere scritti non sopra fogliolini volanti, ma sopra un apposito libretto o anche un comune quaderno purché si abbia l’avvertenza di riportare non solo la data e il giorno della settimana, ma anche l’orario della somministrazione dell’insulina (e le sue dosi), l’orario dei pasti e quanto può essere utile per la comprensione anche a distanza di tempo di quel che è accaduto in quel giorno: ipoglicemie, emozioni, attività sportive, lavori con forte impegno muscolare, ecc. Così quando andremo a far visita al nostro medico potremo mostrargli il libretto e cercar di capire con lui quel che è avvenuto nelle settimane che hanno preceduto la visita, magari con l’aiuto del computer.
Difficile? Fastidioso? Non lo direi, anche se di un certo impegno. Ma alternando, secondo il caso, l’autocontrollo delle urine con quello della glicemia secondo profili completi o “a scacchiera”, si può arrivare a una gestione accettabile come… impegno di dita.
Un’ultima riflessione: si sa che in tutto il mondo a più alto livello d’assistenza sanitaria le complicanze croniche del diabete stanno ovunque regredendo come numero e come gravità. Certamente questo è uno dei benefici della miglior applicazione della terapia del diabete a seguito dell’autocontrollo. Vogliamo rinunciare a queste preziose tecniche? Per fare un lungo viaggio meglio la Ferrari o un patetico ronzino? 

Sai rispondere a queste domande?

I limiti della ricerca del glucosio nelle urine per l’autogestione del diabete hanno indotto medico e diabetico a privilegiare la determinazione della glicemia quando si voglia verificare il grado di controllo e modificare, se è il caso, la terapia in corso. Due novità sono venute in soccorso al diabetico. La prima, banale se volete, è rappresentata dai moderni pungidito che permettono di ottenere facilmente un po’ di sangue. Senza dolore e, nel bambino soprattutto, scusatemi se è poco. La seconda, certamente geniale, è rappresentata dalle striscioline reattive che con una sola goccia e in meno di un minuto forniscono il valore della glicemia. Questa può essere determinata ad occhio o, in modo più preciso, con i reflettometri. È indubbio che da quando sono disponibili pungidito, striscia reattiva e reflettometro, la cura del diabete s’è fatta più efficace, più personalizzata. Chi dovrebbe attuare questo autocontrollo della glicemia? La risposta è facile: sopratutto quelli che devono realizzare un più attento controllo metabolico. Sicuramente bambini e giovani, in quanto devono più a lungo convivere con questo problema tenendo lontane le complicanze lente del diabete. Ma anche tutte le forme che richiedono la somministrazione d’insulina, sopratutto se instabili o già interessate da qualche complicanza e, in modo assiduo, la diabetica gravida. Sulla correttezza della tecnica di determinazione non si insisterà mai abbastanza. I reflettometri per la lettura delle strisce sono oggi corredati da timer e segnali acustici che non permettono di fare errori. Ma chi non avesse il reflettometro, deve dare molta attenzione alla lancetta del suo contasecondi perché soltanto se i tempi di reazione e di lettura vengono rispettati si ottengono valori glicemici veritieri. Una buona norma per chi ha il reflettometro è quella di “farsi l’occhio” sul colore della striscia una volta che questa è pronta per essere letta dall’apparecchio: è divertente scommettere con se stessi sull’efficacia del nostro colpo d’occhio. Una domanda importante riguarda i tempi dell’autocontrollo glicemico. Con quale frequenza? Salomonicamente direi, quanto più spesso possibile, a seconda delle necessità. La diabetica gravida, per esempi, deve fare il suo autocontrollo ogni giorno e più volte al giorno e solitamente lo fa senza piagnistei. Ma anche il giovane o il diabetico instabile dovrebbero farlo il più spesso possibile per le ragioni a cui abbiamo già fatto cenno. Per non parlare di quando il diabetico che fa l’insulina ha un’influenza o una situazione d’emergenza: in questi frangenti l’autodeterminazione della glicemia più volte ripetuta nell’arco delle giornata, evita chetoacidosi e ipoglicemie o, nella migliore delle ipotesi, fastidiosi ricoveri in ospedale. Per quanto riguarda gli orari dell’autodeterminazione glicemica il consiglio che più di frequente viene dato riguarda sette momenti della giornata: tre prima dei pasti principali e tre dopo i detti pasti e uno, infine, prima di coricarsi. Un’ora o due ore dopo aver iniziato il pasto? Questo lo deciderà il medico: quello che importa è che sia sempre un’ora oppure due ore dopo. Certo che, si dirà, sette buchetti nelle dita ogni giorno sono una bella noia! Giusto! Ma non è detto che ogni giorno debba essere fatto l’intero controllo dell’intero profilo glicemico. Lo si può fare di tanto in tanto e nei giorni d’intervallo lavorare, come si dice, a scacchiera, secondo uno schema di facile comprensione se si osserva la tabella. Infine occorre memorizzare i valori glicemici rilevati. Di recente sono stati messi in commercio reflettometri forniti di memoria e capaci anche di fornire sullo schermo di un computer il grafico dell’andamento della glicemia per un certo periodi tempio. Più semplicemente i valori della glicemia devono essere scritti non sopra fogliolini volanti, ma sopra un apposito libretto o anche un comune quaderno purché si abbia l’avvertenza di riportare non solo la data e il giorno della settimana, ma anche l’orario della somministrazione dell’insulina (e le sue dosi), l’orario dei pasti e quanto può essere utile per la comprensione anche a distanza di tempo di quel che è accaduto in quel giorno: ipoglicemie, emozioni, attività sportive, lavori con forte impegno muscolare, ecc. Così quando andremo a far visita al nostro medico potremo mostrargli il libretto e cercar di capire con lui quel che è avvenuto nelle settimane che hanno preceduto la visita, magari con l’aiuto del computer. Difficile? Fastidioso? Non lo direi, anche se di un certo impegno. Ma alternando, secondo il caso, l’autocontrollo delle urine con quello della glicemia secondo profili completi o , si può arrivare a una gestione accettabile come… impegno di dita. Un’ultima riflessione: si sa che in tutto il mondo a più alto livello d’assistenza sanitaria le complicanze croniche del diabete stanno ovunque regredendo come numero e come gravità. Certamente questo è uno dei benefici della miglior applicazione della terapia del diabete a seguito dell’autocontrollo. Vogliamo rinunciare a queste preziose tecniche? Per fare un lungo viaggio meglio la Ferrari o un patetico ronzino?