Una calza furba per il piede diabetico: evita vesciche e ulcere

 

Un tessuto “furbo”, un team di italiani, un brevetto che aiuta anche chi ha il diabete: sono gli ingredienti per un nuovo dispositivo intelligente. Si tratta infatti di una calza il cui tessuto è in grado di rilevare pressione, peso, battito cardiaco, respirazione e forse nei prossimi anni anche il valore di glucosio nel sangue. I dati vengono trasmessi attraverso una cavigliera al computer del paziente o del medico, dove un software si preoccuperà di tradurre in un responso ciò che il sensore ha saputo catturare. Questo strumento, sviluppato da Maurizio Macagni con i colleghi Mario Esposito e Davide Viganò, nonostante la paternità italiana, ha i suoi natali oltre oceano, negli States, dove i tre ricercatori hanno fondato la società Heapsylon. Il progetto ha vinto il secondo posto alla Ispo di Monaco, il salone degli sport invernali, nella categoria Innovazione.

Il piede diabetico è purtroppo un problema diffuso tra i pazienti, che si manifesta con ferite e vesciche che degenerano in ulcere: “circa il 70 per cento dei diabetici soffre di danni ai nervi delle estremità corporee, “ commenta Macagni, “e spesso questi pazienti non sono in grado di sapere se il piede sia costretto in una scarpa troppo stretta”. Grazie alla calza intelligente invece sarà più facile capire se i piedi si trovino o meno in una situazione di comodità, quali sono i punti a rischio e quando “allentare” pressione e attrito. Il dispositivo è stato oggetto dell’attenzione anche sportiva: la società di Macagni, Esposito e Viganò prende in prestito conoscenze e competenze dal mondo della tecnologia sportiva per tradurle in applicazioni pratiche in campo medico e sanitario. «Il piede è la parte del corpo con il maggior numero di ossa, legamenti e muscoli, ma è un organo sottovalutato dall’evoluzione tecnologica”, commenta Macagni, “strumenti come la nostra calza smart consentono non solo di sapere se una persona “sta bene” o “male”, ma anche quanto, con valori precisi, e differenze misurabili nel tempo”. L’interesse è ovviamente anche sportivo: chi corre a volte non si cura dell’approccio e della postura e appoggia il piede in modo sbagliato con conseguenti traumi a legamenti e tendini.

Da non sottovalutare infine la comodità del dispositivo: le calze si possono lavare e sostituire se bucate o usurate, mentre la cavigliera, la parte più costosa, il cui compito consiste nel raccogliere dati e trasmetterli al computer, non viene mai buttata.

Eleonora M. Viganò

Fonte: La Stampa, 12 aprile 2013