Ce la farò con un piccolo aiuto dai miei amici. Così cantavano i Beatles in una loro popolarissima canzone, esemplificando il concetto che qualsiasi problema si affronta meglio se non si è soli. E quell’aiuto definito “piccolo” si rivela poi essere invece “grande”. Quest’idea fondamentale è alla base della nuova campagna informativa ed educazionale lanciata quest’anno da Diabete Italia dal titolo “Chi ha il diabete non corre da solo”. La prima tappa dell’iniziativa è un videospot, trasmesso da radio e televisioni, al cinema e in stazioni della metropolitana e aeroporti, accompagnato da comunicati destinati alla carta stampata e a dépliant da distribuire al pubblico: le immagini mostrano un giovane dallo sguardo determinato impegnato in una corsa, dapprima solitaria, che progressivamente diventa di gruppo, perché il protagonista si ritrova via via affiancato da altri amici, che cominciano a correre al suo fianco trasmettendogli energia e serenità. Il messaggio, di immediata comprensibilità, è che chi deve convivere con il diabete deve sì lottare per gestire la sua condizione (e quindi correre), ma che in questa situazione non è e non deve essere da solo, perché, insieme con lui, lottano la famiglia, coloro che condividono il suo stesso problema, i medici e gli infermieri che lo curano e assistono, i ricercatori al lavoro per trovare nuove soluzioni, le istituzioni e, in prospettiva, l’intera comunità di cui l’individuo fa parte. Questa è la chiave per rendere l’esistenza migliore e le difficoltà superabili.
La campagna ha ricevuto il sostegno della International diabetes federation (Idf) e del Ministero della Salute, convinti dell’opportunità di diffondere un messaggio positivo e di far conoscere una problematica importantissima, ma che ancora gran parte della popolazione padroneggia poco e male.
I dati sulla diffusione del diabete in Italia illustrano in maniera eloquente l’urgenza di un’informazione capillare ai cittadini, perché il tema ci riguarda un po’ tutti quanti. Infatti, il numero delle persone con diabete nel nostro Paese risulta cresciuto del 33% nell’ultimo decennio: da 2.250.000 a 3.000.000 (secondo rilevazioni Istat); nel 2002 questa condizione toccava il 3,9% della popolazione, nel 2010 la percentuale è salita al 4,9; si stima che quasi un milione di persone abbia il diabete senza ancora saperlo e questo elemento porterebbe la percentuale di diabetici sul totale a circa il 6%. E sono cifre prudenti, queste, che non tengono conto, per esempio, delle frequenti situazioni di confine (il cosiddetto prediabete, a cui dedichiamo il dossier medico di questo numero): 2,6 milioni di persone, pur non ancora diabetiche, risultano avere difficoltà a mantenere la glicemia nella norma.
“A novant’anni dalla prima iniezione di insulina. nel gennaio del 1922, la lotta prosegue -commenta il diabetologo Umberto Valentini, presidente di Diabete Italia- Oltre alla ricerca di nuove soluzioni terapeutiche, fondamentale per vincere questa sfida è la collaborazione tra scienza, istituzioni e società, soprattutto perché oggi il diabete è diventato una epidemia globale. Nostro obiettivo, quindi, è sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’importanza sociale della patologia, ma soprattutto comunicare che la persona con diabete oggi può aspirare a vivere una vita attiva, che tende alla normalità”.
Di questo ci parla lo spot, interpretato dal giovane Gianluca come protagonista, ideato da Roberto Cohen e realizzato da XTV Production e Guicar. Il risultato del video è molto efficace e ha naturalmente richiesto lavoro e perizia che andavano remunerati.
“Anche riducendo al minimo le spese ci siamo subito accorti che un prodotto di questo livello qualitativo sarebbe costato una cifra più vicina ai 100 mila che ai 50 mila euro”, racconta Laura Cingoli, membro del Comitato coordinamento Diabete Italia, che ha lavorato a lungo nella produzione, sia di spot sia di film e documentari televisivi. Diabete Italia, come si legge sul sito www.diabeteitalia.it- ha quindi spiegato il progetto a tutte le aziende impegnate nel settore, sollecitando il loro contributo economico. “Cosa non facile -osserva Valentini- sia per l’entità della cifra da raccogliere in una fase dell’anno nella quale i budget sono già stati stanziati, sia perché non era possibile assicurare alle aziende la presenza, anche formale e marginale, del loro marchio, alle aziende abbiamo chiesto un impegno importante senza nessuna contropartita, gli abbiamo chiesto davvero di correre con noi tutte insieme e al di fuori di ogni logica di ritorno commerciale o anche solo di immagine. Devo dire che sono stato molto colpito dalla risposta. Molti ce l’hanno fatta, qualcuno invece è stato ostacolato dai suoi meccanismi interni di allocazione delle risorse ma nessuno ci ha posto un rifiuto, anzi, tutti hanno capito il nostro obiettivo e ci hanno incoraggiato con un calore che è andato al di là del solo contributo economico”.
“L’obiettivo -aggiunge Laura Cingoli- è rafforzare il concetto che il diabete richiede una gestione corale. La persona con diabete non è sola, sia perché condivide una condizione comune, sia perché è seguita da una rete assistenziale capillare che comprende numerosi specialisti. Grazie a questa collaborazione può avere una vita realmente attiva”. Per ottenere questi risultati, dice Patrizia Pappini Oldrati, del Gruppo comunicazione sociale di Diabete Italia (e presidente dell’associazione Sostegno 70), “oltre allo spot, la campagna si articola in altre iniziative quali la distribuzione di materiali informativi a cura delle associazioni di volontariato, nelle strutture diabetologiche, negli ospedali; un’attività di sensibilizzazione dei media in modo da raggiungere capillarmente la popolazione, sana e con diabete; l’attivazione di un’apposita sezione sul sito di Diabete Italia. I prossimi progetti per quest’anno saranno, in previsione della Giornata mondiale del diabete, il 14 novembre, incontri pubblici e partecipazione a convegni nazionali e internazionali”.
Approfondisce il tema il diabetologo Matteo Bonomo, componente del Gruppo comunicazione sociale Diabete Italia: “La persona con diabete, al contrario di quello che pensano molti, non è un soggetto emarginato o discriminato, ma è protagonista di un percorso, certamente impegnativo, che, se affrontato con determinazione e con il sostegno della comunità, conduce a una vita del tutto normale: le persone con diabete possono fare sport, anche quelli che una volta erano considerati estremi, hanno una vita sociale intensa e ricca. La campagna, rivolta sia alle persone con diabete sia a coloro che non ne sono affetti, vuole contribuire a far cambiare l’immagine distorta che taluni hanno”. Anche perché -prosegue Bonomo- oggi l’assistenza diabetologica in Italia è una delle migliori del mondo e molte cose sono cambiate in meglio dagli anni Ottanta, quando ho cominciato a fare il diabetologo, a ora: diversamente da un tempo, adesso la grande maggioranza delle persone con 20 o 30 anni di patologia alle spalle sta bene e ha una normale vita lavorativa, sociale e affettiva, come chi il diabete non ce l’ha”.
Il ministero della Salute ha sostenuto la campagna con convinzione. “Abbiamo sposato questa iniziativa -afferma Paola Pisanti, presidente della Commissione nazionale per il diabete presso il dicastero- perché sottolinea l’importanza del percorso e della continuità nella gestione delle situazioni croniche come il diabete. Occorre l’integrazione tra tutti i componenti della comunità e in tutte le fasi del diabete, affinché si possa superare la solitudine del vissuto di chi ha questa patologia e di chi vive accanto a lui. Il paziente sta al centro e deve imparare a gestirsi e controllarsi, attorno a lui c’è la famiglia e il team diabetologico, che è cuore e mente del percorso assistenziale, ma sono necessari anche tutti gli altri, perché il nostro obiettivo è la salute della persona non solo dal punto di vista clinico, ma da un punto di vista generale. Quindi, ci vogliono anche le associazioni dei pazienti, le società scientifiche, l’epidemiologo, il farmacista”. Secondo la rappresentante del ministero, campagne come questa sono importanti per produrre un mutamento culturale nei riguardi del diabete, favorendo una migliore conoscenza del problema e svolgendo un ruolo di educazione sanitaria, perché oggi la principale prevenzione da attuare consiste nel modificare gli stili di vita scorretti e i comportamenti sbagliati.
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I PRIMI 10 ANNI DI DIABETE ITALIA
Diabete Italia è una associazione nata nel 2002 su impulso di Amd (Associazione medici diabetologi) e Sid (Società italiana di diabetologia), che raggruppa le maggiori società scientifiche di medici specialisti e generalisti e organizzazioni di pazienti e operatori sanitari e si batte per una migliore qualità della vita e una migliore assistenza alle persone con diabete. Si pone come interlocutore nei confronti sia delle istituzioni sia dell’opinione pubblica. Ogni anno organizza in Italia la Giornata mondiale del diabete, tradizionalmente in programma il 14 di novembre sotto l’egida della International diabetes federation e dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Tra le sue principali iniziative, l’anno scorso ha promosso la Prima Conferenza nazionale sul diabete, un incontro nel corso del quale Diabete Italia si è confrontata con rappresentanti del Governo, delle agenzie governative e delle Regioni per fare il punto sulle esigenze delle persone con diabete e sull’evoluzione dell’assistenza nel nostro Paese. Ne è scaturito il Documento per l’assistenza alla persona con diabete, che propone ai decisori istituzionali di realizzare un Piano nazionale sul diabete, per un’assistenza integrata in una logica di rete. Il Documento è stato presentato in audizione parlamentare alla XII Commissione Igiene e Sanità del Senato. Per ulteriori informazioni: www.diabeteitalia.it