A scuola di diabete

Una grande iniziativa di educazione sanitaria: a scuola di diabete
Non pestiamogli il codino

Tratto dalle Lezioni di educazione sanitaria del prof. Sergio Marigo

Tutti, molti o pochi anni or sono, a mano di uno dei genitori siamo stati condotti a scuola per la prima volta: “per imparare a leggere e scrivere, ci dissero, sennò quando sarai grande non saprai stare tra la gente e farai la figura dell’asino”.
 
E provate a dire che non avessero ragione.
 
Se non ci avessero portato a scuola, ora non saremmo certo qui, voi a leggermi ed io a scrivere per voi.
 
Né alcuno che sia sano di mente si metterebbe mai per la prima volta al volante di un’automobile se non accanto ad un esperto insegnante o senza aver imparato presso una scuola-guida segnali e divieti e, se possibile, anche come funziona un motore a scoppio. E allora, andiamo a scuola anche di diabete, per tre buoni motivi.
 
Il primo di questi motivi è quello di imparare a vivere insieme al diabete. Se è vero che del diabete non ci si libera, se dobbiamo portarci appresso questo peso, leggero o pesante che sia, perché non cercare di capire meglio i problemi e i pericoli che questa situazione comporta?
 
Se dovessimo fare un lungo viaggio insieme a uno sconosciuto il cui carattere, a torto o a ragione, è molto chiacchierato, forse che non cercheremmo di conoscerlo meglio e di vedere se è possibile evitare attriti e incomprensioni?
 
Siamo sinceri, la nostra paura dipende in gran parte dal fatto che nessuno ci ha mai detto che cosa sia in realtà il diabete e le immancabili enciclopedie che abbiamo avuto la possibilità di consultare ci hanno fatto solo confusione e paura.
 
I conoscenti poi, quelli che-sanno-sempre-tutto, sono pronti a rivelarci previsioni catastrofiche: le ferite non rimarginano, fa diventare ciechi, fa crescere le rane nella pancia, e altre consimili allegre predizioni.
 
Si sa che quando si parla del diavolo uno se lo immagina con la coda e con le corna. Ma questo diavolo è poi così brutto e cattivo o non sarà solo un povero…diavolo, magari, un po’ bruttarello ma col quale, in fondo, è possibile anche andare d’accordo sempre che non gli si pesti la coda?
 
E allora guardiamo in faccia questo benedetto diabete e cerchiamo di capre dove tiene la coda. Non foss’altro che per evitare di non calpestargliela.
 
Il secondo motivo è quello di poter applicare con correttezza la prescrizioni del nostro medico. Certamente lui sul diabete sa tutto. Ci ha ascoltati, visitati, inviati in laboratorio per una lunga fila di esami e poi ci ha detto: “tu hai il diabete e devi fare questo e quello. Stai tranquillo e torna tra un mese. Buona sera e avanti un altro!”
 
Eh, sì! Stai tranquillo! Ma vi ricordate il momento in cui ci siamo trovati per la prima volta alle prese con insulina e siringa? Fin dove aspiro questa roba? E perché fa tanta fatica a venir fuori? E di queste bolle d’aria che cosa ne faccio?
 
E poi il maledettissimo foglio con la dieta, quanti interrogativi! L’arancia la peso con la buccia o senza, la carne la peso cotta o cruda e la birra la posso bere al posto del vino e quanta? Non era un foglio della dieta, era il…muro del pianto.
 
Ci venne, lo confessiamo, anche un po’ di rabbia per il nostro medico.
 
Va bene che quel giorno altre venti persone attendevano d’essere visitate, ma qualche spiegazione, diamine, poteva anche darcela! Poi c’è venuto in mente quanto disponibile sia sempre con tutti e abbiamo capito e perdonato.
 
Già, perdonare è bello, ma a noi chi ci insegnerà a farci l’iniezione d’insulina in modo corretto, chi ci erudirà a scegliere cibi e bevande e a far tutto quello che lui ci ha consigliato?
 
E ancora, la vita di ciascuno di noi è fatta anche di imprevisti, di situazioni di emergenza nelle quali dovremmo saper muoverci senza…pestare la coda al nostro diabete. Dovremmo aver la possibilità di interpellare il nostro buon medico quasi ad ogni minuto, ma questo non è certo realizzabile. E allora dobbiamo imparare a superare da soli gli imprevisti con sapienza e con disinvoltura.
 
Che fare se ci viene la febbre o ci coglie la diarrea o un impegno ci impedisce di mangiare o l’insulina si mette a far brutti scherzi? D’accordo, ogni caso fa storia a sé, ma se avessimo un valido codice di comportamento, sapremmo anche come comportarci di volta in volta.
Certo non abbiamo la pretesa di mandare in soffitta il nostro medico sostituendoci a lui, ma neanche di tediarlo con mille telefonate o di passare la vita a sfogliare margherite nell’incertezza di quel che dev’essere fatto e che nessuno ci ha mai insegnato a fare.
E allora, andiamo a scuola.
 
Sì a scuola di diabete per sapere come stiano veramente le cose, siano esse belle o brutte, per saper mettere in pratica le prescrizioni del medico, per muoverci con scioltezza anche in situazioni di emergenza.
 
Per questo, dalla prossima volta, ogni numero di Tuttodiabete avrà una pagina dedicata all’insegnamento. Ci sarà anche un compitino finale, tanto per verificare se abbiamo capito e assimilato la lezione. Alla fine ci sentiremo più sicuri, più sereni, più responsabili. E io mi sentirò certamente soddisfatto di aver contribuito a questa aumentata sicurezza, serenità e responsabilità.