Una “pandemia silenziosa” in crescita: tutti i numeri del diabete

Lo scorso mese è stata presentata la “Relazione al Parlamento 2021 sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni in tema di diabete mellito”, il report annuale elaborato dal Ministero della Salute che fornisce una panoramica aggiornata sui dati legati al diabete e sull’impegno messo in atto per contrastare questa patologia cronica.

La relazione prende in esame il biennio 2019-2020 ed evidenzia i dati più significativi di quella che può essere definita una vera e propria “pandemia silenziosa” diffusa a livello globale. Secondo le stime dell’International Diabete Federation (IDF), infatti, quasi il 10% della popolazione adulta mondiale ha il diabete, ovvero circa 536 milioni di persone.
Se analizziamo la situazione nazionale, i dati ISTAT evidenziano che in Italia il diabete riguarda circa il 5,9% della popolazione – pari a oltre 3,5 milioni di persone – con un trend in lento aumento negli ultimi anni e una maggiore prevalenza nelle regioni del Sud Italia.
Si è messo in luce anche come la presenza del diabete aumenti col crescere dell’età, fino ad arrivare a una percentuale del 21% per le persone con età uguale o superiore a 75 anni.

Una patologia “invisibile” dalle conseguenze molto concrete: è ormai assodato che il diabete sia associato a numerose complicanze microvascolari anche gravi, come la retinopatia diabetica e la nefropatia diabetica, che colpiscono il funzionamento rispettivamente di occhi e reni. Allo stesso tempo il diabete aumenta anche la possibilità di complicanze macrovascolari (malattie cerebro e cardio-vascolari) e diminuisce in generale l’aspettativa di vita, indifferentemente dall’età di esordio della patologia.

Gli autori della Relazione al Parlamento mettono in guardia anche sugli scenari futuri: “il diabete mellito è una patologia cronica a larghissima diffusione in tutto il mondo e destinata ad aumentare nel prossimo futuro con il progressivo invecchiamento della popolazione e la sempre maggiore occorrenza delle condizioni di rischio che ne precedono l’insorgenza”. E ancora: “la lotta al diabete è una delle tre emergenze sanitarie identificate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS o WHO), insieme alla malaria e alla tubercolosi”.

La maggiore diffusione riguarda soprattutto il diabete di tipo 2, che rappresenta circa il 90% dei casi ed è spesso correlato all’eccesso ponderale (anche in giovane età), che a sua volta può essere legato ad abitudini alimentari scorrette, a scarsa attività fisica e a condizioni socioeconomiche sfavorevoli. A differenza del tipo 1, il diabete di tipo 2 è in parte prevenibile, attraverso modifiche degli stili di vita dei soggetti più a rischio.

In questo senso la Relazione ha fatto il punto anche sulle iniziative nazionali attuate dal Ministero della Salute per prevenire e a controllare la malattia diabetica, insieme ad altre patologie croniche. Tra le iniziative rientrano il programma “Guadagnare Salute, che interviene sui fattori ambientali e socio-economici correlati all’insorgenza delle malattie croniche, le attività di urban health per promuovere una pianificazione urbana che favorisca stili di vita salutari e la health literacy, l’alfabetizzazione alla salute, ovvero la capacità del cittadino di accedere e comprendere correttamente le informazioni relative alla propria salute.

La Relazione al Parlamento sul diabete ha infine analizzato l’impatto della pandemia di Covid-19 sui servizi di diabetologia, attraverso un’indagine svolta col supporto dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) nel periodo febbraio-marzo 2021. Dalla survey è emersa la riduzione generale delle attività dei centri diabetologici durante il periodo di lockdown (-87%) e delle visite in presenza (-70%), nonostante si sia sempre cercato di garantirle in caso di situazioni di urgenza.
Per contrastare questa situazione, nella maggior parte dei centri (88%) sono state implementate attività a distanza (come televisite, contatti telefonici, consulti via email, ecc.) per garantire la continuità assistenziale anche durante la pandemia.


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