Anche l’uomo di Neanderthal aveva il diabete

 

Sembra che l’uomo attuale debba questo “regalino”, il diabete di tipo 2, a un suo antenato, l’uomo di Neanderthal. I ricercatori hanno infatti studiato un gene associato all’aumento del rischio di diabete di tipo 2, in particolare una variante di SLC16A11, e hanno notato che è presente sia nelle popolazioni latinoamericane sia nel genoma del nostro antenato – l’uomo di Neanderthal – ritrovato a Denisova in Siberia.

L’incontro tra l’uomo di Neanderthal e homo sapiens sarebbe stato complice dell’ingresso di questa variante nel nostro genoma, comportandone la presenza attuale nella metà circa dei discendenti dei Nativi d’America e nel 10% circa della popolazione dell’Est asiatico, mentre nelle popolazioni europee e africane è raro. Non dobbiamo comunque dimenticare che ogni patologia, compreso il diabete di tipo 2, è frutto non solo di più prodotti genici, che spesso si combinano e interferiscono tra di loro in modi diversi, ma anche di interazioni ambientali, cultura, tradizioni, abitudini alimentari e stili di vita.

E’ comunque importante studiare le funzioni dei geni coinvolti, in questo caso il gene dal nome complesso SLC16A11, agisce sui livelli di alcune proteine trasportatrici il cui ruolo è quello di regolare i livelli di grassi. In particolare, il gene dovrebbe codificare una proteina coinvolta nel trasporto di una molecola ancora sconosciuta che aumenta il rischio di diabete di tipo 2 influenzando i livelli di grassi nelle cellule.

“Fino ad oggi gli studi genetici hanno utilizzato soprattutto campioni provenienti da individui di origine europea e asiatica, fatto che potrebbe far perdere geni colpevoli che sono alterati con una frequenza diversa in altre popolazioni – ha spiegato Jose Florez, coautore della ricerca – Espandendo la nostra analisi includendo campioni dal Messico e dall’America Latina, abbiamo trovato uno dei fattori di rischio più forti mai scoperti fino ad oggi, che potrebbe gettare la luce su nuove vie da bersagliare con i farmaci”.

Eleonora M. Viganò

Fonte: Il sole 24 Ore