Valentina Visconti e il Diabete Sommerso

Non so voi, ma se dovessi stilare una classifica di cose irrinunciabili nella mia vita, il mare sarebbe ai primissimi posti.
Neanche mi riesco a immaginare senza un ragguardevole tempo di mare.
Valentina Visconti la pensava allo stesso modo quando, 14 anni fa, si è fatta la domanda dalla quale tutto è iniziato: Perché, a causa del mio diabete, non posso dedicarmi alla subacquea?

E visto che le domande, in quanto tali, necessitano una risposta, Valentina si è rivolta a qualcuno che potesse dargliela: ospedale Niguarda, Dott. Matteo Bonomo.
Si trattava di creare un protocollo per affrontare le immersioni in sicurezza. Sott’acqua il rischio principale è quello dell’ipoglicemia, difficile da riconoscere e difficilissima da gestire, considerando che nella subacquea è necessario rispettare i tempi di risalita. E se ho il diabete, oltre a conoscere perfettamente le tecniche di immersione e ad avere una mente lucida, devo saper assumere i giusti carboidrati, devo fare una serie di glicemie prima dell’immersione e devo saperle interpretare, devo avere un’adeguata preparazione psicologica, e soprattutto una grande conoscenza di me.

La buona notizia, però, è che si può fare.
La buona notizia è che dalla domanda di Valentina è partito un progetto che si chiama Diabete Sommerso (www.diabetesommerso.org) e oggi sono già un centinaio le persone con diabete che hanno preso il brevetto di primo livello.
Ogni anno l’omonima associazione – Associazione Diabete Sommerso Onlus –  organizza due corsi di subacquea per persone con diabete: uno per neofiti e uno per chi è già in possesso di un brevetto e ne vuole prendere altri.
“Normalmente le persone che intraprendono questo tipo di corso hanno un’iniziale paura, che man mano superano. Se impari a gestire correttamente la glicemia per affrontare un’immersione in sicurezza, stai sicura che le situazioni critiche della vita quotidiana non ti spaventeranno più ”, mi dice Valentina, e continua: “la subacquea si basa sul sistema di coppia. Questo significa che si scende in acqua con un’altra persona. Devo avere cura di me stesso e anche del mio compagno. Devo essere pronto a intervenire in caso di problema subacqueo e anche diabetologico. Questo porta a creare rapporti di grande fiducia. Anche per questo la subacquea ha un eccezionale effetto aggregante ed è facilissimo creare solidi legami di amicizia. E non solo: la passione per il mare insegna a superare le difficoltà del diabete”.

Mentre Valentina mi parla col classico entusiasmo dei visionari, io penso all’oceano. Penso all’emozione che ho provato nuotando con le mante, con i delfini e col le balene. Penso a cosa ho provato sfiorando una tartaruga, cosa significa poter godere di tutti i colori della barriera corallina.
E penso che alla bellezza della vita là sotto, nessuno dovrebbe essere escluso. E che è giusto e che è doveroso lottare per far sì che ciò non accada. Che è doveroso cercare di partecipare a tutta la bellezza che abbiamo intorno. Che se non ci salva lei, chi può farlo?
Adesso non impressiona più l’idea di una persona con diabete sott’acqua, ma un tempo era un tabù. In 14 anni abbiamo raccolto tantissimi dati scientifici, e abbiamo dimostrato che è possibile immergersi in totale sicurezza. Il protocollo funziona e ad oggi ciò che facciamo è catalogabile come progetto educativo”.
E moltissimi sono i professionisti volontari coinvolte: istruttori, diabetologi, dietisti, psicologi.
Per partecipare al progetto è necessario avere almeno 15 anni, mentre non ci sono limiti per l’età massima. Ci sono invece dei limiti legati alla salute in generale e al compenso del diabete.
Le cose che prima non esistevano e poi trovano forza e concretezza sono tutte storie da raccontare.
Vanno ricordate per tutte le volte che ci viene detto che non si può fare. Certo, alcune volte, bisogna accettarlo. Altre si può cercare un compromesso. Altre ancora l’impossibile è impossibile solo finché non decidiamo che non lo è più.

A questo punto devo chiedere a Valentina di raccontarmi del suo esordio, del suo rapporto con il diabete. Come tante altre storie, anche la sua, la vede star male e dimagrire fino a raggiungere un peso preoccupante. Come in altre storie, a un iniziale ottimismo, segue un momento di forte scoramento. Come altre storie anche nella sua si respira paura e smarrimento.
“La vita prende delle pieghe, che non dipendono dalla nostra volontà. Quello che dipende da noi è cercare di tirare fuori il meglio da ciò che abbiamo”. E in questa frase è sintetizzata la straordinarietà della sua storia.