Il cuore essendo un muscolo in continuo movimento, ha bisogno di ricevere continuamente ossigeno. Si sa che questo gas è trasportato dal sangue che lo stesso cuore sospinge, in speciali arterie dette coronarie.
Perché l’ossigeno giunga al cuore in quantità adatte occorre che il sangue vi scorra senza intoppi.
Quando, invece, le coronarie sono, anche i un solo punto, ristrette, il sangue scorre male e, di conseguenza, poco ossigeno giunge a quella zona del cuore che viene nutrita dall’arteria che s’è ristretta. In tal modo, quando richiediamo al nostro cuore un’acceleratina perché stiamo facendo uno sforzo, anche se limitato, si evidenzia la mancanza d’ossigeno e una parte del cuore entra in uno stato di sofferenza a cui corrisponde una fitta dolorosa con senso di costrizione, chiamata angina. Appena ci fermiamo il dolore scompare.
Se poi questa riduzione della circolazione del sangue nelle coronarie è generalizzata, si ha la sofferenza di tutto il cuore, ben evidente con l’elettrocardiogramma, chiamata ischemia miocardica.
Quando, poi, in un ramo delle coronarie, improvvisamente non passa più sangue, allora si avverte un dolore molto forte e continuo al petto che indica che una zona del cuore più o meno ampia è caduta in necrosi per mancanza assoluta e definitiva d’ossigeno: si è formato un infarto del miocardio.
Questa parola ci ha spaventati? Beh, infarto non vuol dire morte, anche se si tratta certo di un evento di tutto rispetto, che richiede cure particolari. Ma è proprio per questo che noi dobbiamo assolutamente prevenirlo.
Come? Anzitutto curando bene il diabete che, quando non è ben controllato, spesso causa la formazione di placche ateromatose nelle pareti delle arterie e quindi di restringimenti delle coronarie.
È bene, poi, non limitarci ad osservare se la glicemia è ben controllata, ma dobbiamo anche verificare che anche i grassi nel sangue, colesterolemia e trigliceridemia, siano entro i valori normali. Spesso sono elevati, quando il diabete è male regolato, ma qualche volta sono alti anche quando la glicemia è bene controllata. È soprattutto l’aumento della colesterolemia che deve preoccuparci, perché le placche ateromatose delle arterie sono molto ricche di colesterolo. Come regola generale, la colesterolemia non deve superare i 200 mg% nel giovane e i 220 mg% nell’adulto.
Quando la colesterolemia è superiore a questi valori, il rischio che si formino placche della parete e quindi restringimenti delle coronarie (e anche di altre arterie) è elevato. Dovremo allora modificare un po’ la nostra dieta e, se necessario, fare qualche cura appropriata.
Certamente il fumare è, per noi diabetici, una delle abitudini più deleterie: se fumiamo vuol dire che non vogliamo bene al nostro cuore. Tutti gli esperti sono concordi nel dire che il fumo è per tutti, insieme alla colesterolemia elevata, la causa più importante di malattie del cuore. Figuriamoci per noi diabetici!
E ancora misuriamoci spesso la pressione arteriosa. Quando la pressione massima supera i 150 mm di Hg e la minima i 90 mm (nel giovane gli 80-85) vuol dire che c’è un’ipertensione arteriosa, cosa che nel diabetico mal regolato e in quello anziano può avvenire con una certa frequenza. Ora, una pressione del sangue elevata significa più lavoro per il cuore e ciò è causa, a lungo andare, del suo progressivo affaticamento.
Perciò misuriamoci la pressione almeno una volta al mese o anche più di frequente, andando dal nostro medico o in una farmacia e se dovessimo rilevare valori superiori a quelli prima ricordati, diamo una regolatina al sale negli alimenti e cominciamo subito a prendere regolarmente il farmaco che il nostro medico riterrà opportuno indicarci per far tornare normale la nostra pressione.
Infine, per essere sicuri che tutto sia in regola, di tanto in tanto facciamoci un elettrocardiogramma e, se abbiamo l’impressione che qualcosa non vada, facciamoci vedere da un cardiologo di nostra fiducia.
Su, adesso non atteggiamoci a vittime: sempre esami, dieta e pasticche! In fondo il nostro amico con il suo infaticabile toc toc fa tantissimo per noi: cerchiamo di volergli tutto il bene che lui si merita!
Sai rispondere a queste domande?
Toc toc, il nostro cuore da quando siamo nati, non s’è fermato un attimo. Accelera se corriamo, rallenta quando riposiamo e giorno e notte, con fedeltà d’amico, accompagna ogni nostra azione. Toc toc, toc toc. Abbiamo bisogno di dire quanto ci è caro? Che succederebbe se lui si stancasse? Ci vengono i brividi solo al pensarci. Allora, vogliamo bene al nostro cuore! E per ricambiare la sua amicizia, teniamo ben presenti anche i suoi problemi. Il cuore essendo un muscolo in continuo movimento, ha bisogno di ricevere continuamente ossigeno. Si sa che questo gas è trasportato dal sangue che lo stesso cuore sospinge, in speciali arterie dette coronarie. Perché l’ossigeno giunga al cuore in quantità adatte occorre che il sangue vi scorra senza intoppi. Quando, invece, le coronarie sono, anche i un solo punto, ristrette, il sangue scorre male e, di conseguenza, poco ossigeno giunge a quella zona del cuore che viene nutrita dall’arteria che s’è ristretta. In tal modo, quando richiediamo al nostro cuore un’acceleratina perché stiamo facendo uno sforzo, anche se limitato, si evidenzia la mancanza d’ossigeno e una parte del cuore entra in uno stato di sofferenza a cui corrisponde una fitta dolorosa con senso di costrizione, chiamata angina. Appena ci fermiamo il dolore scompare. Se poi questa riduzione della circolazione del sangue nelle coronarie è generalizzata, si ha la sofferenza di tutto il cuore, ben evidente con l’elettrocardiogramma, chiamata ischemia miocardica. Quando, poi, in un ramo delle coronarie, improvvisamente non passa più sangue, allora si avverte un dolore molto forte e continuo al petto che indica che una zona del cuore più o meno ampia è caduta in necrosi per mancanza assoluta e definitiva d’ossigeno: si è formato un infarto del miocardio. Questa parola ci ha spaventati? Beh, infarto non vuol dire morte, anche se si tratta certo di un evento di tutto rispetto, che richiede cure particolari. Ma è proprio per questo che noi dobbiamo assolutamente prevenirlo. Come? Anzitutto curando bene il diabete che, quando non è ben controllato, spesso causa la formazione di placche ateromatose nelle pareti delle arterie e quindi di restringimenti delle coronarie. È bene, poi, non limitarci ad osservare se la glicemia è ben controllata, ma dobbiamo anche verificare che anche i grassi nel sangue, colesterolemia e trigliceridemia, siano entro i valori normali. Spesso sono elevati, quando il diabete è male regolato, ma qualche volta sono alti anche quando la glicemia è bene controllata. È soprattutto l’aumento della colesterolemia che deve preoccuparci, perché le placche ateromatose delle arterie sono molto ricche di colesterolo. Come regola generale, la colesterolemia non deve superare i 200 mg% nel giovane e i 220 mg% nell’adulto. Quando la colesterolemia è superiore a questi valori, il rischio che si formino placche della parete e quindi restringimenti delle coronarie (e anche di altre arterie) è elevato. Dovremo allora modificare un po’ la nostra dieta e, se necessario, fare qualche cura appropriata. Certamente il fumare è, per noi diabetici, una delle abitudini più deleterie: se fumiamo vuol dire che non vogliamo bene al nostro cuore. Tutti gli esperti sono concordi nel dire che il fumo è per tutti, insieme alla colesterolemia elevata, la causa più importante di malattie del cuore. Figuriamoci per noi diabetici! E ancora misuriamoci spesso la pressione arteriosa. Quando la pressione massima supera i 150 mm di Hg e la minima i 90 mm (nel giovane gli 80-85) vuol dire che c’è un’ipertensione arteriosa, cosa che nel diabetico mal regolato e in quello anziano può avvenire con una certa frequenza. Ora, una pressione del sangue elevata significa più lavoro per il cuore e ciò è causa, a lungo andare, del suo progressivo affaticamento. Perciò misuriamoci la pressione almeno una volta al mese o anche più di frequente, andando dal nostro medico o in una farmacia e se dovessimo rilevare valori superiori a quelli prima ricordati, diamo una regolatina al sale negli alimenti e cominciamo subito a prendere regolarmente il farmaco che il nostro medico riterrà opportuno indicarci per far tornare normale la nostra pressione. Infine, per essere sicuri che tutto sia in regola, di tanto in tanto facciamoci un elettrocardiogramma e, se abbiamo l’impressione che qualcosa non vada, facciamoci vedere da un cardiologo di nostra fiducia. Su, adesso non atteggiamoci a vittime: sempre esami, dieta e pasticche! In fondo il nostro amico con il suo infaticabile toc toc fa tantissimo per noi: cerchiamo di volergli tutto il bene che lui si merita!