Ingegneria del sogno: quando per un pezzo di torta si pedala per 18.000 km

Chiara si definisce impulsiva e testarda. Una che ci mette 2 minuti a decidere. Una che una volta che decide lo fa sul serio, molla tutto e va.

2 minuti, il tempo di farsi conquistare da un’avventura, come le è successo con l’università in Portogallo, in Australia e con i viaggi in Indonesia e New Mexico.

Chiara parte. Punto.

Come 40 giorni fa, quando è uscita di casa, con qualche lacrima e molte emozioni salutando la famiglia e si è messa sulla bicicletta. Era Cesena, ora è Bulgaria.

5 Paesi attraversati, quasi 2500 km percorsi.

Non da sola, ma con Riccardo. In due, insieme, pedalando. Perché?

“Perché adoriamo la natura, la vita all’aria aperta, l’avventura e…le torte”

Le torte che, anche se non si direbbe, vanno conquistate, soprattutto se hai un diabete di tipo 1 dall’età di 11 anni.

Soprattutto se il pancreas inaspettatamente smette di funzionare e ti trovi catapultata in una nuova realtà.

“Io e il diabete conviviamo” mi racconta. “Ho sempre fatto quello che desideravo fare, e non l’ho mai sentito come un impedimento. D’altro canto, non lo vedo nemmeno come una sfida. Non devo dimostrare niente a nessuno”

Anche ora, che stanno pedalando ogni giorno e che attraversano i Paesi pagando col sudore, il movente di tutto non è la sfida, quanto piuttosto la curiosità, la fantasia, la voglia di condividere un’esperienza.

Un anno insieme, guardando il mondo a 4 occhi, a ritmo cadenzato; fermandosi in città di una bellezza inaspettata – come Sarajevo e Zagabria – affrontando le salite, le discese, la terra sterrata e i temutissimi tunnel, per niente illuminati, che li vedono costretti a chiedere aiuto ai camionisti, perché li possano traghettare dall’altra parte.

Piano piano, con pazienza, che se devi portare te stesso, il corpo è tutto quello che hai.

E bisogna prendersene cura.

“Riccardo si prende cura di me e io di lui”

E ci credo e me ne accorgo, quando durante l’intervista sento che Riccardo le bisbiglia qualcosa.

“Ah niente!” ride lei “è il microinfusore che sta lampeggiando…ma tutto a posto.”

Gli occhi vigili di chi vuol bene, che sono uguali a tutti gli occhi vigili di chi vuol bene, mi fanno pensare che molto si può fare da soli, ma forse in due ti puoi permettere di tirare un sospiro di sollievo, ogni tanto, perché qualcuno ti sta guardando.

Loro due, Chiara e Riccardo, hanno occhi che sanno leggere. Soprattutto cosa li può rendere felici. Come quando poco tempo fa si sono presi un mese per precorrere in bici Trieste-Patrasso.

Un’esperienza che li ha aiutati a capire che il Cicloturismo era la dimensione giusta, la loro. E ora di km ne percorreranno 18.000, in un anno.

“Come sarà arrivare?”

“Mah..speriamo di non arrivare mai, di continuare con questo progetto, di intraprendere strade nuove”

Loro sentono che la bici, il turismo responsabile, questa impresa sarà l’inizio di altro. E certamente è così. Che le cose belle portano altre cose belle.

Chiara è un ingegnere e ha conseguito la laurea a pieni voti e mi dice che le piacerebbe cimentarsi nel suo lavoro, perché alla fine non ha mai avuto occasione di provarsi davvero in quelle vesti.

Per il momento, penso, sta vivendo l’ ingegneria del sogno. L’ingegneria dell’impresa. L’ingegneria di luoghi e spazi. L’ingegneria del mondo.

Il mondo che chiama: lei solida e forte, lui artista e riflessivo rispondono. Tutti e due testardi e determinati.

Due persone avvincenti, solari, divertenti, che è bello ascoltare e immagino anche vedere, mentre con le loro biciclette, l’insulina, le mappe,l ’attrezzatura, la loro fame di vita – e di torte – attraversano questa straordinaria avventura.

Per seguire il viaggio: www.forapieceofcake.com

Patrizia Dall’Argine