L’insulina merita la vostra amicizia

Tratto dalle Lezioni di educazione sanitaria del prof. Sergio Marigo

Parlare di insulina non significa sostituirci al nostro medico: è lui che ci dice se dobbiamo fare la terapia insulinica, quante volte al giorno, quale tipo e quanta insulina dovremo fare. Ma se è vero che ciascun diabetico ha la sua terapia insulinica, è anche vero che esistono problemi comuni che devono essere qui ricordati.
 
Anzitutto diamo un’occhiata alle boccette: in alcune d’esse l’insulina è limpida, in altre è torbida. Perché? Tutti sanno che se versiamo in un bicchiere d’acqua un cucchiaio di sale, dopo una buona rimescolatina l’acqua torna limpida. Infatti si è formata una soluzione di sale nell’acqua.
 
Ma se vi mettiamo un cucchiaio di crusca dopo la stessa rimescolata l’acqua dapprima torbida si divide poi in due parti: una parte superiore limpida di sola acqua e una inferiore formata dalla crusca. Questo perché la crusca, non essendo solubile in acqua, dapprima ha formato una sospensione e successivamente si è adagiata sul fondo del bicchiere per il suo peso. Così le insuline: quelle limpide sono soluzioni d’insulina, quelle torbide delle sospensioni di cristalli d’insulina. Ciò significa che i due strati che vediamo in una boccetta rimasta ferma per qualche ora, quello superiore limpido, è formato solo da acqua, quello inferiore torbido, è formato da cristalli d’insulina. Per questo è indispensabile agitare (senza fare schiuma!) la boccetta delle insuline torbide, altrimenti rischieremmo di iniettarci, a seconda dei casi, insulina debole o forte.
 
Perché queste differenze tra i vari tipi d’insulina?
 
Perché le soluzioni limpide d’insulina vengono assorbite rapidamente dal punto di iniezione, mentre i cristalli d’insulina delle insuline torbide prima di essere assorbiti devono disciogliersi e ciò richiede tempo. per questo tutte le insuline torbide hanno durata d’azione più lunga di quelle limpide.
 
Qualche volta il medico per ottenere un’azione sia pronta, sia rapida, ci farà mescolare le due insuline. Poiché è importante evitare di “sporcare” l’insulina limpida con quella torbida, è consigliabile raccogliere nella siringa prima l’insulina limpida, poi quella torbida, secondo la tecnica che certamente il medico vi avrà insegnato.
 
Certamente conoscete già le zone che sono adatte alla somministrazione d’insulina. È molto importante che la zona venga continuamente cambiata, altrimenti la ripetuta somministrazione d’insulina nella stessa zona stimola la formazione di antiestetici cuscinetti di grasso nei quali il riassorbimento è ritardato.
 
L’ago, inoltre, deve essere tenuto lievemente obliquo nei confronti del punto d’iniezione, così da evitare di iniettare l’insulina nella muscolatura che sta sotto il grasso della pelle, il che ne renderebbe più veloce l’assorbimento. O sia iniettata troppo superficialmente, nello spessore della pelle, il che la renderebbe più lenta.
 
Una domanda utile è: “quanto tempo prima del pasto è corretto iniettarsi l’insulina?”.
 
La risposta è mutata in questi ultimi anni, in quanto di recente i diabetologi hanno acquisito nuove informazioni sulle modalità di assorbimento dell’insulina. Qui bisogna distinguere le insuline rapide (limpide) da quelle ritardate (torbide). Nel primo caso, e anche quando la limpida è mescolata a quella torbida, è utile iniettarsi l’insulina almeno mezz’ora prima del pasto.
 
In questo modo si riesce a far coincidere il momento di massima azione dell’insulina con quello del massimo assorbimento degli alimenti. Si ottengono così iperglicemie conseguenti al pasto più contenute e minor rischio di ipogliecemia nelle ore successive. Ma se una mattina ci svegliamo tardi, così da non poterci iniettare l’insulina con questo anticipo, allora possiamo anche ricorrere a un piccolo stratagemma che è quello di massaggiarci lungamente il punto dove ci siamo iniettati l’insulina.
 
Se invece dobbiamo iniettarci un’insulina torbida, l’anticipo dell’iniezione nei confronti del pasto non è importante in quanto il tempo richiesto dai cristalli d’insulina per la sua dissoluzione è poco influenzato da manovre esterne.
 
Certamente il nostro medico ci avrà istruito sull’importanza di fare sempre l’insulina. Sempre vuol dire… sempre, anche quando siamo in viaggio, quando andiamo al ristorante e, soprattutto, quando abbiamo febbre. Il ragionamento molto diffuso “non mangio e quindi non ho necessità di insulina” è veramente errato. Il nostro corpo ha sempre bisogno d’insulina anche se non mangiamo. Per di più quando abbiamo febbre le combustioni interne sono accelerate e quindi richiedono la presenza di maggiori quantità di insulina. Il saltare una dose d’insulina, soprattutto quando lo schema che ci è stato prescritto comporta l’uso della sola insulina limpida o quando c’è febbre, può esser causa dell’insorgenza della temibile chetoacidosi.
 
E se un brutto giorno ci dimenticassimo di fare l’insulina? Giusto, non dimentichiamoci dei… dimenticoni!
 
Può capitare a tutti, soprattutto quando la fretta ci attanaglia o quando qualche evento bello o brutto ci distrae. Bene, in queste condizioni vale la regola che è meglio farsi l’insulina fuori orario che saltare del tutto la sua somministrazione. Ma ogni caso fa a sé, per cui è impossibile dettare regole che valgano per tutti. In questi casi è bene telefonare subito al nostro medico o al Centro Antidiabetico per sapere come comportarsi, meglio se potremo dargli informazioni sulla glicemia determinata un istante prima, con il nostro apparecchietto. Ah, santo autocontrollo!
 
Ora però basta con quei musi lunghi e con quell’aria di “quale schiavitù quest’insulina!”. Certo che due-tre-quattro somministrazioni al giorno d’insulina non sono chicche, ma se ci servono per essere vispi e per avere una vita eguale a tutti gli altri, perché lamentarci?
 
Occorre proprio ricordare quante persone al mondo per essere in qualche modo attive devono fare cose molto più impegnative? Dagli occhiali e l’apparecchio acustico alla carrozzella e a tante protesi, quanti impegni può imporci la salute! Non pensate che l’insulina alla fin fine sia qualche cosa di ben più tollerabile?
 
E poi non dimentichiamo tutto quel che bolle in pentola: siringhe senz’ago, insulina spray, microiniettori impiantabili, insulina orale, bioingegneria e chissà quali altre fortunate diavolerie. Occorre aver fiducia e pazienza, l’importante è giungere a questi tempi migliori in ottime condizioni di forma e senza altri guai oltre al nostro diabete.