Allenarsi con il medico

 

Il medico che diventa personal trainer e si allena con te. Una nuova opportunità che permette alla persona con diabete di affrontare lo sport e l’attività fisica in tutta sicurezza. Come già sappiamo, infatti, il movimento è complementare alla corretta alimentazione e alla terapia farmacologica nella gestione quotidiana della glicemia e nella sensibilità all’insulina. Ma non basta: lo sport fa bene a prescindere, sia a livello cardiaco, sia nella struttura del proprio corpo sia infine sul metabolismo, il sistema immunitario e non da ultimo l’umore. Alcuni si dedicano al fai-da-te: una corsetta, un po’ di stretching o di ginnastica dolce, ma spesso queste scelte diventano controproducenti perché rischiose. Da soli non sempre – soprattutto se si ha il diabete – è facile stabilire quale sia l’attività fisica più adatta, quando e come praticarla e con quale frequenza. Alcune scelte infatti possono portare a danni anche seri. Ecco perché l’ambulatorio di Diabetologia della Fondazione Maugeri di Pavia, in collaborazione con la scuola di specializzazione in Medicina dello sport dell’università di Pavia, ha sviluppato un piano di allenamento da eseguire sotto controllo medico. Il programma è personalizzato e costruito ad hoc sulla persona che convive con il diabete, in tutta sicurezza. Gli allenamenti sono solitamente misti: sia con esercizi di tipo aerobico, come corsa, ciclismo o camminata veloce, sia quelli di resistenza e forza muscolare come il sollevamento pesi. “La scelta del tipo di esercizio è legata alle caratteristiche individuali del soggetto e alla presenza di eventuali comorbidità e controindicazioni – spiega il professor Luca Chiovato, responsabile di Medicina interna e endocrinologia della Fondazione Maugeri di Pavia, cui afferisce l’ambulatorio di Diabetologia -.
Gli interventi sullo stile di vita raccomandati nelle persone con diabete prevedono almeno 20-30 minuti al giorno o 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità, ad esempio camminata a passo svelto. L’attività fisica deve essere distribuita in almeno 3 giorni della settimana, intervallati da non più di 2 giorni consecutivi di riposo. L’aumento della sensibilità insulinica indotto dall’esercizio fisico, infatti, persiste per circa 24-48 ore. Anche l’attività sportiva agonistica non è un tabù. Requisiti essenziali per l’attività agonistica sono un buon compenso glico-metabolico, la rarità degli episodi ipoglicemici e l’assenza di importanti complicanze croniche del diabete”. Occorre ricordare che questi esercizi vanno svolti in sicurezza dal punto di vista glicemico. Lo sforzo va affrontato con un livello corretto di insulina circolante, in modo da evitare episodi di ipo o iperglicemia. Quali sono i suggerimenti per evitare i rischi? Fare sport a tre ore dal pasto, con il picco insulinico già passato, misurare la glicemia prima di mettersi in moto (glicemia ottimale tra 120 e i 180 mg/dl), durante  e dopo l’esercizio, ricordarsi di assumere carboidrati complessi in modo proporzionale e corretto rispetto all’attività fisica svolta e infine aggiustare anche la dose di insulina di conseguenza.

Coloro che si rivolgono all‘Ambulatorio di Diabetologia della Maugeri di Pavia sono seguiti da un gruppo di lavoro che comprende il diabetologo, il medico dello sport, la dietista e il personale infermieristico: “Per le persone con diabete tipo 2 – conclude Chiovato -, il programma di implementazione dell’esercizio fisico prevede camminate della durata di 2 ore almeno una volta alla settimana, affiancate dal medico diabetologo e dal medico dello sport. Il percorso per i pazienti con diabete tipo 1, invece, prevede un’attività indoor (tapis-roulant e cyclette) con misurazione della glicemia prima, durante e dopo lo sforzo. Gli specialisti possono così osservare direttamente le reazioni dei pazienti, valutare la risposta glicemica e impostare uno schema insulinico e di assunzione dei carboidrati personalizzato”.

Fonte: La Provincia Pavese