Il tutto è partito da Sergio Ghidelli, istruttore cinofilo: si è rivolto infatti all’associazione per chiedere campioni di saliva da parte di volontari con diabete, così da poter addestrare i cani a riconoscere, attraverso l’olfatto, i casi di ipoglicemia.
«Sono istruttore da tanti anni, nella scuola cinofila BJ di Capiago Intimiano. – racconta Ghidelli – Ho seguito un corso con l’istruttrice americana Debby Kay. Negli USA già da diversi anni è possibile addestrare cani a segnalare situazioni di abbassamento e innalzamento della glicemia in pazienti affetti da diabete di tipo I. Sono rimasto colpito dall’utilità sociale di questo addestramento, così ho contattato diverse associazioni. Abbiamo avviato il progetto a giugno insieme al Centro cinofilia di Rozzano per ora con quattro cani di diverse razze. I volontari che ci forniscono i campioni sono una ventina».
Il cane ha un addestramento iniziale su più campioni di saliva e solo alla fine viene addestrato in modo specifico con la persona con la quale dovrà “lavorare”. Il cane potrà percepire i cambiamenti nel livello di zuccheri nel sangue annusando dietro le ginocchia, caviglia e pancia. Negli Stati Uniti i cani restano con le persone ovunque: in autobus, a scuola, persino sugli aerei.
Al momento la collaborazione tra Associazione e istruttori è alla prima fase, grazie a volontari che hanno deciso di collaborare e di fornire la loro saliva. Come? Quando hanno una crisi ipoglicemica, mettono in bocca un cilindro di cotone che raccoglie la saliva, quindi viene chiusa in provetta e riposta in freezer.
Se dovesse andare a buon fine l’esperimento, si tratterebbe di un supporto eccezionale soprattutto per i bambini con il diabete, che magari ancora non sanno gestire le crisi ipoglicemiche e che non riconoscono ancora bene i sintomi, come invece accade per gli adulti. Senza dimenticare il valore psicologico e umano che può dare l’amicizia con un cane.
Fonte: La Provincia di Como