Quanti sono gli italiani che convivono con il diabete? A fare qualche stima ci pensa la Società Italiana di Diabetologia, in collaborazione con il CINECA, all’interno del«Rapporto ARNO Diabete». Secondo quanto riportato nel documento gli italiani che devono fare i conti con terapie e gestione della proprio stile di vita sono circa cinque milioni. Un numero impressionante, se si pensa che fino a 30 anni fa questa cifra era la metà.
Questi numeri fanno riflettere perché ci danno una misura del benessere e della qualità di vita della popolazione e perché ci fanno fare due conti nelle tasche del cittadino e dello Stato. Questi cinque milioni sono state calcolati a partire dai dati raccolti nel rapporto e derivati da 550 mila persone individuate fra quasi 9 milioni di cittadini. Da qui si è calcolato una prevalenza della malattia pari al 6,2%: quasi 4 milioni di persone con diabete a cui vanno aggiunti i numeri del diabete “nascosto”, fino ad arrivare alla cifra di 5 milioni.
Questi calcoli sono stati fatti anche perché questa malattia è proprio una di quelle che pesano maggiormente sul bilancio della sanità pubblica. Chi ha il diabete consuma più farmaci e molti di questi sono “per tutta la vita”, in più chi ha il diabete – nel 93% dei casi – necessità di visite ambulatoriali o esami del sangue: almeno una l’anno; della quale usufruiscono solo il 73% delle persone non diabetiche. Le persone con diabete sono anche più soggette a ricoveri: una su cinque va in ospedale almeno una volta l’anno, con una degenza media superiore di quasi un giorno rispetto ai non diabetici.
Come si traduce tutto questo in cifre? Il SSN spende 15 miliardi di euro l’anno per curare le persone con diabete. Per un non diabetico si spende circa la metà. La maggior parte di questi soldi sono spesi in ricoveri ospedalieri. Poi a seguire abbiamo i farmaci per complicanze e comorbidità, le visite specialistiche, gli esami ad hoc e infine i farmaci o dispositivi propri della terapia (strisce per la glicemia, per esempio) che in realtà non raggiungono il 10%.
Verrebbe da chiedersi come mai ci si focalizzi spesso sulle spese dedicate alle terapie mirate e non su sistemi che possano ridurre le complicanze. Il ricorso a farmaci più recenti, inoltre, può ridurre o equiparare la spesa sostenuta dallo Stato per farmaci più vecchi. Il vantaggio? Quelli nuovi possono non essere più efficaci, ma sono spesso più sicuri e il loro utilizzo andrebbe incentivato.
Fonte: Il Corriere della Sera