Il triathlon, gara di competizione di 3 giorni, diminuisce il grasso corporeo ma causa danno muscolare e resistenza all’insulina, associata a diabete 2.
Per mantenersi in forma ci vuole sacrificio, gli atleti lo sanno bene. Specie chi partecipa a gare come la Florida Ultraman, una competizione di tre giorni progettata per testare la resistenza fisica e mentale di un atleta. Il primo giorno comprende 10 chilometri di nuoto e 144,8 chilometri in bicicletta. Nel secondo giorno il giro in bicicletta è circa doppio, lungo 275,4 chilometri. Il terzo giorno è una doppia maratona – una corsa di 84,4 chilometri. Michael Ormsbee e un team di studenti ricercatori della Florida State University hanno valutato in un gruppo di atleti come il corpo umano risponde alla competizione. Lo studio è stato pubblicato su European Journal of Applied Physiology.
I partecipanti allo studio erano atleti del Florida Ultraman, un triathlon della durata di 3 giorni e suddivisa in 3 fasi: la fase 1 con 10 km a nuoto e 144,8 km in bicicletta; la fase 2 con 275,4 km bicicletta; la fase 3 con 84,4 km di corsa. Diciotto triatleti, con un’età media di 41 anni, altezza e peso medi rispettivamente di 175 cm e 73,5kg. Prima e dopo ogni fase della gara, per ciascun atleta sono stati valutati la massa corporea, lo stato di idratazione, i livelli ormonali, il danno muscolare, e i valori di glicemia.
I ricercatori hanno scoperto che, nel complesso, la Ultraman aveva portato ad una diminuzione della percentuale di grasso corporeo, ma per molti concorrenti il loro peso rimaneva invariato a causa della comparsa di ritenzione idrica. Dopo la gara gli atleti presentavano un danno muscolare, evidenziato dalla diminuzione di cortisolo e testosterone nel sangue, una diminuzione della sensibilità all’insulina e, di conseguenza, un aumento della glicemia come avviene nel diabete di tipo 2. “È stato interessante vedere come un’attività presumibilmente sana può portare a sintomi associati ad una malattia”, spiegano gli autori.
Lo studio solleva interrogativi per il futuro degli atleti che partecipano regolarmente a gare di resistenza, ma è anche una possibile fonte per aiutare gli stessi atleti a prepararsi meglio e prendersi cura di se stessi durante gli allenamenti.
Alessandra Gilardini