Mini curva da carico per una diagnosi precoce

Diagnosticare con due anni di anticipo prediabete e diabete è la sfida che l’IDF (International Diabetes Federation) vuole vincere proponendo un nuovo criterio diagnostico, basato sempre sulla curva da carico di glucosio ma con alcune differenze per quanto riguarda il tempo e il valore soglia. Si tratta di un metodo più sensibile e pratico, e necessario in un periodo storico nel quale si registra una crescente prevalenza del diabete nella popolazione, utile per poter prevenire e trattare precocemente il diabete.

Prima di esplorare questi nuovi parametri, facciamo una breve panoramica su alcuni concetti chiave legati al diabete e alla sua diagnosi.

Prediabete e diabete

Per prima cosa, prediabete e diabete sono due situazioni differenti. Con il primo termine ci si riferisce a una condizione che precede l’insorgenza del diabete di tipo 2: una sorta di campanello di allarme, che fa supporre che – a causa di valori di glicemia più alti rispetto al valore standard ma non abbastanza da poter diagnosticare il diabete di tipo 2 – il paziente andrà incontro, in futuro, al diabete di tipo 2, soprattutto se non verranno attuate modifiche nello stile di vita. Il diabete di tipo 2 è invece una malattia vera e propria, a causa della quale gli zuccheri presenti nel sangue non vengono assorbiti per via di un malfunzionamento dell’insulina, l’ormone che regola questi valori.

Poter diagnosticare precocemente sia prediabete sia diabete permette di agire in modo più tempestivo, riducendo il rischio di complicanze. Nel primo caso, modificando lo stile di vita, sarà possibile addirittura prevenire l’insorgenza stessa del diabete.

Test diagnostici

A oggi sono in uso tre differenti tipi di analisi per poter monitorare l’insorgenza di prediabete o diabete:

  1. la glicemia a digiuno – che serve per un primo screening e valuta appunto il valore di glicemia prima dei pasti;
  2. la curva da carico (OGTT, Oral Glucose Tolerance Test), che misura la glicemia a due ore dopo l’assunzione di una soluzione di acqua e glucosio (75 mg);
  3. l’emoglobina glicata che misura la percentuale di glucosio legata all’emoglobina.

Quando la glicemia a digiuno risulta superiore al valore soglia pari a 100 mg/dL me è inferiore a 126 mg/dL, si parla di prediabete. In caso la glicemia a digiuno sia uguale o superiore a 126 mg/dL si è di fronte a una diagnosi di diabete di tipo 2.

Il test chiamato OGTT, ovvero la curva da carico standard, permette di simulare il valore di glucosio nel sangue dopo un pasto. Se l’insulina funziona male o è assente, questo esame ci dà un quadro più chiaro e definito della situazione. Nel test in uso fino a oggi veniva misurata la glicemia a due ore dall’assunzione della soluzione di glucosio e i valori soglia erano rispettivamente:

  • tra 140 mg/dL e 199 mg/dL per il prediabete;
  • oltre i 200 mg/dL per il diabete.

La nuova mini-curva da carico, invece, prevede di valutare la glicemia a un’ora dall’assunzione della soluzione di glucosio, modificando ovviamente le soglie limite.

  • Glicemia maggiore o uguale a 155 mg/dL per il prediabete nei soggetti con una normale glicemia a digiuno
  • Glicemia maggiore a 209 mg/dL per la diagnosi di diabete di tipo 2

Glicemia plasmatica a un’ora

Come riportato nello studio, “negli ultimi 40 anni, una vasta serie di dati epidemiologici ha confermato il valore superiore della glicemia plasmatica a 1 ora rispetto alla glicemia plasmatica a digiuno, all’emoglobina glicata e alla glicemia plasmatica a 2 ore in popolazioni di diversa etnia, sesso ed età nel predire il diabete e le complicanze associate, inclusa la morte”.

Il valore soglia stabilito a un’ora anziché due si è dimostrato in grado di prevedere un’eventuale progressione verso il diabete di tipo due, ma non solo: questo valore si è dimostrato altamente predittivo in caso di complicazioni micro- e macrovascolari, apnea ostruttiva del sonno, diabete correlato alla fibrosi cistica, malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica e mortalità in individui con fattori di rischio.

Questo nuovo criterio diagnostico è in grado di anticipare la diagnosi di prediabete e diabete: si tratta infatti di casistiche che non verrebbero rilevate con gli attuali valori soglia a due ore. Il metodo della mini-curva è quindi più sensibile per identificare un maggior numero di persone a rischio di sviluppare il diabete e con già il diabete conclamato.

Stile di vita

A cosa serve la diagnosi precoce?

Innanzitutto, dipende da cosa stiamo diagnosticando: se si tratta di prediabete, sarà essenziale per il paziente agire sui fattori modificabili per ridurre il rischio di arrivare ad avere il diabete, nonché tenere sotto controllo la glicemia nel tempo per individuare precocemente la comparsa della malattia.

Nel caso del diabete di tipo 2, invece, sarà importante procedere il prima possibile con il trattamento ottimale per il caso specifico.

In entrambi i casi, sono essenziali le modifiche allo stile di vita, ovvero: alimentazione corretta e dieta sana, perdita di peso se necessaria, attività fisica adeguata alle caratteristiche del singolo, riduzione generale della sedentarietà. Sono tutte azioni che possono ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e delle sue complicanze.


Fonti: