I livelli di albumina nelle urine, una proteina che viene prodotta dalle cellule epatiche, possono essere utili per predire il rischio cardiovascolare nei diabetici, anche quando la concentrazione è nella norma. Ne dà riscontro una ricerca coordinata dall’Istituto Mario Negri di Bergamo secondo i cui risultati vi è una stretta associazione tra danno glomerulare renale, individuato proprio da una secrezione anomala di questa proteina nelle urine, e insorgenza di disturbi come infarto e insufficienza cardiaca.
Lo studio clinico, che ha coinvolto 1.208 pazienti con diabete di tipo 2 monitorati per un periodo di circa 9 anni, ha considerato solo casi di normoalbuminuria, cioè pazienti con una concentrazione della proteina nella norma. Nei diabetici si possono manifestare elevati livelli di secrezione di albumina, una condizione patologica chiamata albuminuria che indica una compromessa funzionalità renale. Tuttavia, secondo anche quanto riportato nello studio di ricerca, è almeno il 90% dei diabetici ad avere delle concentrazioni della proteina nella norma, nonostante poi vada incontro lo stesso a un rischio cardiovascolare superiore rispetto a quello della popolazione generale. Il rischio cardiovascolare è quindi associato non esclusivamente a valori anomali di albumina, ma si riscontra anche quando essa rientra in parametri fisiologici.
Dai test effettuati dai ricercatori ogni 1 μg/min di albumina secreto nelle urine può essere associato a un incremento di rischio per il cuore se si soffre di diabete di tipo 2. Un’ulteriore controprova di queste osservazioni risulta dal fatto che in un sottogruppo di pazienti coinvolti nello studio che era in trattamento con farmaci per l’ipertensione (ACE inibitori) è stato riscontrato un minore rischio cardiovascolare, indipendentemente dalle condizioni di albuminuria o normoalbuminuria.
Cinzia Pozzi
6 settembre 2012 [FONTE: Journal of the American Society of Nephrology]