Anche il cervello sente la resistenza all’insulina

L’insulina ha molti compiti nel cervello ma se c’è resistenza all’insulina, come nel diabete di tipo 2, i suoi livelli scendono causando disturbi cognitivi.

research-studies_000Il glucosio è un nutriente importante per le nostre cellule. È la prima fonte di energia del nostro corpo e la sua concentrazione deve essere regolata costantemente perché si possa assolvere a tutte le funzioni quotidiane sia involontarie, come respirare, che volontarie. La capacità delle nostre cellule di utilizzare il glucosio dipende dalla presenza dell’insulina, a cui sono sensibili, ma in alcune malattie come il diabete di tipo 2 le cellule non rispondono alla sua presenza e si crea il fenomeno della resistenza all’insulina.

In pochi minuti di un pasto, l’insulina viene inviata al cervello per aiutare i neuroni ad assorbire e utilizzare il glucosio. Nel cervello, l’insulina promuove molte funzioni, tra cui l’assorbimento del glucosio nei neuroni delle aree della memoria, il consolidamento delle connessioni tra le cellule per formare i nuovi ricordi, ed è coinvolta nella formazione e funzione dei vasi sanguigni, da cui il cervello prende i nutrienti. I recettori dell’insulina nel cervello sono abbondanti e principalmente dipendono dal trasporto di insulina attraverso la barriera emato –encefalica, che separa il cervello dal sangue. Per questo, la sensibilità all’insulina è importante per il mantenimento delle normali attività del cervello. Ma in una persona con resistenza all’insulina, il trasporto di questo ormone nel cervello subisce modifiche?

Uno studio condotto presso i laboratori della Eberhard Karls University di Tübingen, in Germania, ha osservato se una condizione di resistenza all’insulina possa influenzare la sensibilità del cervello nei confronti dell’insulina. I ricercatori hanno sottoposto un gruppo di persone sane a un test di tolleranza al glucosio, che consiste nella somministrazione a digiuno di glucosio orale e alla misurazione della glicemia nelle successive due ore, per determinare la presenza o meno di resistenza all’insulina. I partecipanti, poi, si sono sottoposti a puntura lombare per valutare il livello di insulina presente nel  liquido cerebrospinale, che nutre e protegge il cervello e il resto del sistema nervoso centrale. Le concentrazioni di insulina nel liquido cefalorachidiano sono risultate correlate a quelle presenti nel sangue. In particolare, nelle persone con resistenza all’insulina la frazione di insulina ritrovata nel liquido cefalorachidiano era ridotta.

“I risultati sottolineano la necessità di sensibilizzare i provvedimenti presi per le persone con resistenza all’insulina”, concludono gli autori. Meglio, quindi, correre subito ai ripari nelle persone con diabete di tipo 2 attraverso sistemi di prevenzione dei possibili danni al cervello dovuti all’alterazione dell’attività dell’insulina, a fronte di nuovi studi che dimostrano come bassi livelli di insulina nel cervello siano associati alla comparsa di demenze come l’Alzheimer.

Alessandra Gilardini

Fonte: Acta Diabetologica