Diabete: ormone del cervello segnala l’ipoglicemia

“In medio stat virtus”. Questa espressione filosofica, che invita a ricercare l’equilibrio in tutte le cose, è un po’ il comandamento del nostro organismo. Per le persone che soffrono di diabete, l’equilibrio più importante da raggiungere è il valore della glicemia che indica la quantità di zuccheri presenti nel sangue: se troppo alta si rischia l’iperglicemia, se è troppo bassa l’ipoglicemia.

ipoglicemia

L’ipoglicemia può essere una complicanza dovuta alla scarsa assunzione di zuccheri, a un digiuno proungato, uno sfozo fisico intenso o alla terapia assunta per il diabete. Ora un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan, Stati Uniti, in collaborazione con i colleghi di Chicago e delle Università di Edimburgo e Cambridge nel Regno Unito, ha fatto un passo avanti nella comprensione di come il cervello percepisce i bassi livelli di zuccheri e innesca la risposta del corpo. Il nuovo studio è stato pubblicato su Nature Neuroscience e offre nuove speranze nel trattamento dell’ipoglicemia nelle persone con diabete.

I ricercatori, guidati da Martin G.Myers professore del Comprehensive Diabetic Center dell’Università del Michigan, hanno identificato un nuovo percorso nascosto all’interno di una regione del cervello chiamata nucleo parabrachiale che produce la colecistochinina (CCK). La CCK, chiamata anche “ormone della sazietà” perchè riduce il senso della fame e l’assunzione di cibo, viene prodotta in risposta ad un pasto ricco di grassi e agisce sul pancreas liberando gli enzimi della digestione e l’insulina. Tuttavia, un possibile ruolo della CCK in relazione ai livelli di zuccheri nel sangue non era mai stato considerato.

Lo studio ha osservato nei topi gli effetti della glicemia sull’attivazione o inibizione dei neuroni del nucleo parabranchiale che producono sia la CCK che la leptina, l’ormone della fame. I ricercatori hanno trovato che la CCK aiuta a coordinare le risposte in tutto il corpo quando i livelli di zuccheri si abbassano troppo fino all’ipoglicemia. “La scoperta della funzione importante di questo ormone del cervello aumenta la possibilità di utilizzare farmaci destinati al sistema CCK per aumentare le difese contro l’ipoglicemia, la sindrome clinica che deriva da bassi valori di zuccheri nel sangue”, spiega Myers.

L’identificazione del ruolo svolto dalla CCK potrebbe essere di particolare importanza per il 20% delle persone con diabete che soffrono degli effetti collaterali dovuti all’ipoglicemia.

Alessandra Gilardini

Fonte: Nature Neuroscience