Disfunzione erettile, un italiano su tre sceglie terapie “fai da te”

Le cause di queste scelte? L’imbarazzo di rivolgersi allo specialista!
C’è chi ricorre a dosi massicce di caffè, chi consuma cocomeri tutto l’anno e chi è alla ricerca disperata del ragno vagante brasiliano: sono le terapie per la disfunzione erettile più di moda.

Vengono scelte da un milione di italiani, un terzo di chi ha questo problema. E gli effetti non solo sono deludenti, ma spesso dannosi. Le cause di queste scelte? L’imbarazzo di rivolgersi allo specialista che spinge a cercare rimedi “alternativi”.
Per questo urologi andrologi e antropologi – riuniti a Roma fino al 26 ottobre in occasione l’84° Congresso nazionale della Società italiana di urologia (Siu) – hanno lanciato l’allarme. Anche perché il mercato mette a disposizioni prodotti farmacologici sicuri.

“Vengono proposti rimedi che talvolta possono avere un vago razionale scientifico – spiega Furio Pirozzi Farina, presidente della Società italiana di andrologia (Sia) – ma che sono proposti come magici e spesso venduti a caro prezzo su internet, confezionati in prodotti di cui è difficile rintracciare il reale contenuto.
Oggi sono invece disponibili valide e sicure soluzioni farmacologiche, in grado di rispondere anche al bisogno di praticità e discrezione. La riservatezza è un aspetto da non sottovalutare – aggiunge – perché è proprio l’imbarazzo di rivolgersi allo specialista che spinge il maschio a cercare rimedi “alternativi” come pozioni, filtri e discipline meditative”.

“Gli uomini sono disposti a mettere a repentaglio la loro salute pur di non ammettere con nessuno di soffrire di disfunzione erettile – commenta Alberto Salza, antropologo – . Esiste una zona grigia che ha a che fare con il comportamento maschile più profondo, un luogo dove il pene non è solo un rubinetto da aggiustare, ma un simbolo, tra corpo e cultura”.
Tra i rimedi farmacologici oggi disponibili, suggeriscono gli esperti, sta ottenendo un grande successo il nuovo vardenafil che risponde all’esigenza di discrezione e al bisogno di “dimenticare” che si sta assumendo un medicinale.

Fonte: QS-quotidianosanità.it