Il trattamento intensivo del diabete consiste nell’azione combinata di una terapia farmacologica e di una educazione al corretto stile di vita per raggiungere i giusti valori di glicemia, pressione e colesterolo.
Il trattamento intensivo nelle persone con una lunga storia di diabete e microalbuminuria riduce del 50% il rischio di disturbi cardiovascolari, mentre nei casi di diabete di tipo 2 rallenta la progressione della malattia se adottato in fase iniziale. In questo caso, però, i medici non sono propensi a raccomandare un trattamento intensivo, soprattutto se i sintomi del diabete non sono evidenti, perché temono di creare nel paziente con diabete uno stress eccessivo con il cambiamento dello stile di vita e la prescrizione di diversi farmaci. Lo stress potrebbe portare il paziente con diabete a non essere soddisfatto della terapia non per la sua inefficacia, ma perchè è difficile da sostenere, e il medico avrebbe difficoltà a prendere la scelta giusta di trattamento.
Guy Rutten e colleghi della University Medical Center di Utrecht, in Olanda, hanno esaminato gli effetti di 5 anni di trattamento intensivo rispetto alle cure di routine sugli esiti riferiti dai pazienti con diagnosi iniziale di diabete. Lo studio, pubblicato su Diabetologia e che porta bandiera anglo-danese-olandese, ha visto il coinvolgimento di oltre 300 medici di Medicina Generale e 3000 pazienti di età tra 40 e 69 anni e con diabete 2 asintomatico. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi di trattamento intensivo o di routine per il diabete, a seconda dei valori di emoglobina glicata, pressione arteriosa, colesterolo e presenza di disturbi cardiovascolari controllati con la somministrazione di aspirina o farmaci ACE- inibitori. I gruppi sono stati seguiti per un periodo di quasi 6 anni, durante i quali gli effetti del trattamento intensivo o di routine sulla soddisfazione dei pazienti con diabete sono stati quantificati con l’uso di questionari sullo stato di salute, benessere, qualità di vita e soddisfazione della terapia per il diabete, tutti compilati durante le visite di controllo.
I risultati non hanno evidenziato differenze nello stato di salute, benessere, qualità della vita, e soddisfazione di trattamento tra i pazienti con diagnosi iniziale di diabete 2 e che sono in trattamento intensivo rispetto a quelli che ricevono cure di routine.
Via, quindi, a una scelta di trattamento più consapevole da parte del medico.
Alessandra Gilardini
Fonte: Diabetologica