Pre-diabete: interventi tempestivi riducono il rischio di manifestare diabete di tipo 2

Sono molti i diabetici che, prima di una diagnosi di diabete di tipo 2, manifestano segnali di allarme come un alto livello di zuccheri nel sangue. Questa condizione, chiamata ‘pre-diabete’, evidenzia un più alto rischio di insorgenza della malattia e spesso passa inosservata. La sua individuazione tempestiva può consentire una prevenzione diretta sul diabete se trattata precocemente con un cambiamento nello stile di vita e un approccio terapeutico. Interventi sul pre-diabete, confermano i risultati di uno studio statunitense pubblicato su The Lancet, possono comportare una reversione funzionale del metabolismo del glucosio che riduce fino al 56% le probabilità di manifestare il diabete in futuro.

I dati provengono dal Diabetes Prevention Program Outcomes Study (DPPOS), uno studio osservazionale che monitora 3 mila pazienti che partecipano al Diabetes Prevention Programme (DPP), negli Stati Uniti, per contenere la diffusione della malattia diabetica e introdurre interventi mirati sulle abitudini quotidiane a rischio, come la dieta sbilanciata, e il ricorso a farmaci per abbassare i livelli di glucosio.

I maggiori benefici, secondo i risultati, riguardano coloro che, nel tempo, hanno un ripristino dei livelli di glicemia nella norma: in questi individui la probabilità di manifestare il diabete di tipo 2, nei 5 anni successivi, si dimezzano con una probabilità fino al 56%. “Il pre-diabete è una condizione che espone ad alto rischio di diabete di tipo 2, soprattutto in pazienti che rimangono con alti livelli di glicemia nonostante gli interventi sullo stile di vita. Un ripristino della normale regolazione del glucosio, anche se transitoria, è associata a una significativa riduzione del rischio di manifestare diabete in futuro”, commentano gli autori.

I risultati di questo studio evidenziano la possibilità di contenere il numero di casi di diabete, che stanno aumentando considerevolmente negli ultimi anni, agendo per tempo sui primi campanelli di allarme.

 

Cinzia Pozzi

14 giugno 2012 [FONTE: The Lancet]