Ormoni del cuore e diabete di tipo 2

 

Nuovo studio rivela un legame importante tra proteine prodotte dal cuore e intolleranza al glucosio, resistenza all’insulina e obesità.

Il cuore produce degli ormoni, chiamati peptidi natriuretici (NP), che influenzano la pressione sanguigna. Quando il cuore avverte un aumento della pressione sanguigna, rilascia gli NP. Queste molecole raggiungono i reni, stimolano l’eliminazione di sodio e acqua dal corpo e provocano un abbassamento della pressione. Il corpo risponde agli NP grazie alla presenza di recettori specifici che si attivano in presenza di questi ormoni e li eliminano a lavoro fatto. I recettori degli NP sono stati ritrovati anche nel tessuto grasso, suggerendo un ruolo di questi ormoni nel metabolismo e nei disturbi ad esso correlati. Studi in letteratura, infatti, hanno già dimostrato che gli NP sono presenti in basse quantità nelle persone obese e con fattori di rischio metabolico, inclusa la glicemia alta.

Un nuovo studio americano, nato dalla collaborazione tra il Florida Hospital di Orlando e la University of Vermont College of Medicine di Burlington, ha valutato il legame tra presenza dei recettori degli NP nel tessuto grasso e nei muscoli, obesità e intolleranza al glucosio. Zuzana Kovacova e colleghi hanno coinvolto nello studio soggetti con diversi valori di indice di massa corporea (BMI) e di tolleranza al glucosio, alcuni dei quali con diagnosi di diabete di tipo 2 e sottoposti a trattamento per 12 settimane con un farmaco antidiabetico. I ricercatori hanno misurato l’attività degli NP attraverso il rapporto tra recettore responsabile dell’attività di questi ormoni e il recettore responsabile della loro eliminazione a lavoro svolto.

I risultati hanno mostrato che le persone affette da obesità avevano nel tessuto grasso un rapporto tra i recettori più basso rispetto a quello osservato nelle persone magre. Il valore del rapporto, inoltre, diminuiva passando da persone tolleranti al glucosio fino a soggetti con diagnosi di diabete di tipo 2.

“Nell’insieme, i nostri risultati suggeriscono che i farmaci che agiscono aumentando la quantità di NP rappresentano una nuova strada per il trattamento dei disturbi metabolici come obesità, resistenza all’insulina e possibilmente diabete di tipo 2”, concludono gli autori dello studio pubblicato su Obesity. “Dato che abbiamo già accesso a farmaci approvati per il controllo della glicemia, e sappiamo che questi farmaci hanno un impatto sulle concentrazioni di NP, potremmo essere in grado di ridisegnare queste molecole perché agiscano in modo specifico altre condizioni metaboliche come l’obesità”.

Alessandra Gilardini

Fonte: Obesity