“Poteva andare peggio” è il progetto di una famiglia che sceglie l’avventura on the road, a misura di diabete e celiachia.
Partiamo dalla fine. Partiamo da un viaggio, da un’idea, da una dichiarazione d’amore per la vita e per le persone che la nostra vita la riempiono.
Ecco qui, una famiglia. Ecco qui, un’avventura.
Ecco qui, una difficoltà. Ecco qui, come viene superata.
Lui si chiama Emiliano. Lei si chiama Elisa. La loro bimba di 21 mesi si chiama Amelia. Tutto bene, finora.
Tutto secondo copione. Il sotto testo piuttosto semplice e di facile intuizione è che Emiliano ed Elisa si amano (e si sposeranno anche tra qualche mese!) e che Amelia è arrivata proprio per questo, o proprio con questo, o proprio grazie a questo. La vita arriva. In realtà non c’è molto altro da aggiungere a riguardo. La vita arriva, non ne può fare a meno, altrimenti non sarebbe vita ma una contraddizione semantica.
Amelia ha il diabete e la celiachia.
Anche Elisa ha il diabete.
Emiliano, invece, non ha né diabete, né celiachia. Però col diabete e con la celiachia ha dovuto venire a patti in fretta.
Ci ha dovuto fare i conti…
Per fortuna è bravo nei calcoli. Per fortuna.
Per fortuna è un bravissimo cuoco. Per fortuna.
Per fortuna ama viaggiare. Per fortuna.
Una fortuna alla volta, per due che si considerano “diversamente fortunati” è nato un progetto.
“Poteva andare peggio” questo è il nome del progetto. E già la racconta lunga su questa famiglia, che ha deciso di ridere dove si potrebbe piangere. Questione di scelte (quanto sia costata questa scelta, solo loro lo possono sapere).
Partire. Con un camper (qui il blog: https://www.potevandarepeggio.com/). Far vedere il mondo ad Amelia. Far vedere ad Amelia che il mondo la sta aspettando. Che il mondo è pieno di diversità e che la diversità fa il mondo.
Emiliano ce l’ha nel sangue il viaggio. Con i suoi natali, l’infanzia e l’adolescenza in Africa, poi l’Europa, il Sud America.
Solo che per gestire il diabete e anche la celiachia, c’è bisogno di una cucina per cucinare cibi senza glutine e anche di un frigo per l’insulina. Il camper è perfetto. Il camper è un mezzo. Il loro. Poi, a ognuno il suo. Perché quello che emerge da questa storia è che il mezzo bisogna trovarlo. Il mezzo simbolico, più che fisico.
Il mezzo per dire, d’accordo, questo è il mio pezzo di realtà in questo pezzo di vita. Forse non è esattamente come l’avevo immaginato, ma voglio che sia strepitoso.
Lui che è laureato in scienze naturali, che di professione è ecologo, sono certa che di bizzarrie in natura ne abbia viste più di una, o due. La natura insegna, in fin dei conti, che c’è spazio per tutti. E che tutti, prima o poi trovano un modo. Un mezzo.
“Il diabete è una faccenda grossa”, mi dice, “e per una bimba di 21 mesi lo è ancora di più. Se non mangia non puoi dire, va be’, lo farà quando avrà fame. Deve fare l’insulina. Deve mangiare”.
E quindi Elisa e Emiliano si destreggiano, lui ha paura delle iperglicemie, lei delle ipo.
Dice Elisa, che nel frattempo è rientrata nella stanza con Amelia, che discutono dal mattino alla sera “Sarà meglio far così, o così?”. Il giorno e la notte. Diversi, ma indivisibili. E sul fatto che questa sia una coppia di grande solidità, creatività, forza e luce non ci sono dubbi.
Vogliono viaggiare, fare un blog di questa esperienza, illustrarlo, scrivere ricette per celiaci dagli zero ai 99 anni, raccontare delle persone che incontreranno e soprattutto spiegare già da subito, già da ora, ad Amelia che lei potrà fare ciò che vuole della sua vita.
Che non si dovrà vergognare di nulla. Mai.
Che potrà essere serena e tranquilla.
Ma anche che potrà permettersi di essere curiosa, e appagare la sua curiosità in tutti i modi che desidera.
Che non abbiamo potere su alcune cose, ma su molte altre sì. Decisamente sì. E se decidiamo di non avere paura, chi ci ferma più?
Qui c’è il progetto che è possibile sostenere: https://www.produzionidalbasso.com/project/poteva-andare-peggio/ e qui la pagina Facebook: https://www.facebook.com/potevandarepeggio/.
Patrizia Dall’Argine