Alla domanda “Come stai?” Giulia risponde sicura, sorridente:
“Ho avuto dei giorni un po’ pieni perché avevo gli ultimi due esami della laurea, è stata una settimana bella intensa! Però ho fatto l’ultimo stamattina, dai mi sembra che sia andato bene quindi adesso mi godo un po’ più di relax!”
Se questa risposta vi sembra banale è solo perché non sapete ancora tutto quello che Giulia fa nel suo tempo libero e non: dopo la laurea in farmacia, durante la quale già lavorava in palestra, ha deciso di specializzarsi in fisioterapia per lo sport, questo sempre mentre lavora e si allena personalmente. Tutto questo lo racconta quasi con un’alzata di spalle, con un’energia e un ottimismo fuori dal comune.
“Come ho deciso di reiscrivermi? Mi è venuta un po’ questa voglia di approfondire dal lato più, diciamo, riabilitativo. L’ho presa come un’opportunità di specializzarmi quindi ho ricominciato il mio percorso praticamente subito, appena terminata Farmacia”
Durante la nostra chiacchierata scopro che Giulia ha provato un po’ di tutto, dal nuoto al pilates, ha ottenuto la patente di bagnina e ha anche partecipato a gare di crossfit e spartan race. Insomma, nel mondo dello sport Giulia ci è cresciuta e voluta ardentemente essere, nonostante l’esordio del diabete a soli 9 anni.
“Sono stata ricoverata in ospedale per un po’, quando sono tornata a casa era il periodo subito dopo Natale e mi sono trovata con i parenti che, come gesto di solidarietà, si sono provati tutti la glicemia. Io però ci stetti malissimo, era un bel gesto nei miei confronti, ma il problema è che io ero ovviamente quella che l’aveva più alta e sono scoppiata a piangere. Quello è stato il vero momento di realizzazione”.
Quelli erano gli anni, ci spiega, in cui se avevi il diabete sentivi un solo leitmotiv: “Non puoi farlo. Hai una patologia.”
E invece cosa diresti alle persone con diabete oggi?
“Specialmente a chi riceve una diagnosi più tarda e si sente forse anche più preso di sorpresa, voglio dire che si può fare tutto nel momento in cui si accetta la propria condizione. Io vedo il diabete come una persona dentro di me: ha le sue esigenze, ma possiamo convivere insieme. Con il diabete ho fatto i primi campi estivi, mio padre mi dovette accompagnare perché i responsabili non se la sentivano, ma lui ha sempre mantenuto la giusta distanza e io così ho fatto quello scatto verso l’indipendenza, ancora di più dopo aver partecipato a quelli specifici per il diabete. Provate cose, sperimentate. In 20 anni di diabete ho imparato che non tutto faceva per me ma il traguardo più grande è stato capire cosa mi facesse stare bene, lo sport, e portarlo avanti ai miei termini e alle mie condizioni”.