Stili di vita e fattori di rischio

Sogni d’oro

Che un buon sonno regolare giovi alla salute lo dimostra anche un recente studio americano secondo il quale chi dorme meno di sei ore per notte sviluppa una maggiore resistenza all’insulina

di Paolo Brunetti

Uno studio presentato al Congresso Sleep 2011, organizzato a Minneapolis (Minnesota, Usa), in occasione del 25° anniversario delle Società professionali associate del sonno, ha dimostrato che una minore durata del sonno si associa a un maggior grado di resistenza insulinica (Penev P et al. Sleep 2011 – Abstract 0111).

Oggetto dello studio sono stati 47 soggetti giovani (26 anni di età, in media), sani e normopeso (Bmi 23,8, in media) ma con una evidente familiarità diabetica, essendo uno o entrambi i genitori affetti da diabete di tipo 2.
Tutti i soggetti partecipanti allo studio sono stati sottoposti, all’origine, a una valutazione della tolleranza al glucosio, indagata con la determinazione della glicemia a digiuno e con un carico orale di 75 grammi di glucosio,  della sensibilità insulinica, attraverso l’indice di sensibilità insulinica e la valutazione dell’indice Homa-R (indice di resistenza all’insulina) e della risposta insulinica.
Durante due settimane di osservazione è stato anche seguito un monitoraggio della attività fisica. La qualità del sonno è stata controllata sottoponendo ciascun soggetto a una indagine polisonnografica. Suddividendo i soggetti in due gruppi a seconda della durata del sonno, si è visto che coloro che avevano una durata del sonno inferiore alle 6 ore per notte (319 minuti, in media) presentavano, rispetto a chi dormiva 6 ore o più (409 minuti, in media), un valore di resistenza insulinica significativamente più elevato.
Inoltre, i soggetti appartenenti al terzile più basso di durata del sonno hanno anche presentato, durante le due settimane di osservazione, un grado di attività fisica inferiore rispetto a quelli collocati nei terzili più elevati (122 contro 164 minuti ogni giorno, in media).

L’autore conclude affermando che, nei soggetti con una predisposizione genetica al diabete di tipo 2, una ridotta durata del sonno può rappresentare un fattore di aggravamento della resistenza insulinica, inizialmente compensata, in soggetti giovani e normopeso da una risposta insulinica più intensa, ma destinata verosimilmente in futuro a sfociare in  una condizione iperglicemica. In questi soggetti, caratterizzati anche da una ridotta attività fisica e verosimilmente candidati al sovrappeso, può essere particolarmente appropriato un intervento mirato alle modificazioni dello stile di vita.