Un neonato da genitori diabetici ha un maggior rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 1 se riceve i primi cibi solidi prima o dopo il 5° mese d’età.
Il gruppo di ricercatori guidato da Brittni Frederisken della Colorado School of Public Health, Università di Colorado ad Aurora, ha condotto uno studio sul diabete autoimmune nei giovani, chiamato DAISY (in Inglese, Diabetes Autoimmunity Study in the Young), i cui risultati sono stati pubblicati recentemente sulla rivista scientifica Jama Pediatric. Lo studio ha previsto una prima parte di analisi della predisposizione genetica al diabete di neonati provenienti dall’Ospedale di Denver, i cui genitori hanno il diabete mellito di tipo 1. La predisposizione genetica viene identificata dalla presenza, nel sangue del cordone ombelicale, di una combinazione di geni nella regione dell’antigene leucocitario umano (HLA), responsabile di una risposta aggressiva delle difese immunitarie (i linfociti) che distruggono le cellule del pancreas e contribuiscono per oltre il 50% al rischio di sviluppare il diabete autoimmune, o diabete mellito di tipo 1. I ricercatori hanno seguito la crescita e la dieta alimentare dei 1835 piccoli. Di questi, 53 hanno sviluppato diabete mellito di tipo 1. I bambini sono stati, quindi, distribuiti secondo la prima assunzione di cibi solidi in un gruppo ad esposizione precoce (prima dei 4 mesi), tardiva (dopo i 6 mesi) o di riferimento (prima pappa a 4-5 mesi).
Sia l’esposizione precoce che quella tardiva ai cibi solidi è risultata associata allo sviluppo di diabete mellito di tipo 1. In particolare, mangiare la frutta troppo presto aumenta del 2,23% il rischio di soffrire di diabete mellito, mentre il rischio sale al 2,88% se si aspetta troppo tempo ad assaggiare riso e avena. Per il grano e l’orzo, invece, il rischio diminuisce se la loro introduzione nella dieta è accompagnata dall’allattamento al seno. “I nostri dati suggeriscono che diversi alimenti e antigeni hanno un ruolo e che esiste una relazione complessa tra i tempi e il tipo di esposizione alimentare del bambino e il rischio sviluppare diabete di tipo 1. In sintesi, sembra che ci sia una finestra di tempo sicura, tra il 4 e il 5 mesi di età, durante la quale si possono introdurre i cibi solidi, che dovrebbero entrare nella dieta pur continuando ad allattare al seno, per ridurre al minimo il rischio di sviluppare diabete tipo 1 nei bambini geneticamente suscettibili”, concludono gli autori.
L’abitudine di introdurre nell’alimentazione dei neonati nuovi cibi, tra cui quelli solidi, è abbastanza diffusa e da un’indagine statistica su più di 1300 mamme americane il 40% ha dato cibi solidi ai figli prima dei 4 mesi, il 9% appena dopo 4 settimane dalla nascita. Anticipare i tempi nella dieta alimentare di un neonato può non coincidere con lo stato di maturazione del suo organismo, portare al rischio di infiammazioni, allergie e malattie metaboliche come il diabete. Meglio avere pazienza, si ha tutta una vita davanti.
Alessandra Gilardini
Fonte: JAMA Pediatrics