La diagnosi difficile nel diabete di tipo 2

 

Una malattia silente, di cui spesso il paziente che ne soffre conosce poco o nulla, se non per sentito dire. Chi ha il diabete di tipo 2 e non lo sa è perché i sintomi sono nascosti, spesso assenti del tutto. Per anni quindi si può convivere con questa malattia senza nemmeno rendersi conto di averla: la diagnosi tardiva però porta a conseguenze che possono essere gravi e devastanti, come l’infarto e l’ictus.

La scoperta della malattia – se non arriva in casi eclatanti al culmine di qualche complicanza grave  – la si deve a qualche controllo fatto per altri motivi, a quell’esame rimandato a lungo o a un check up di routine. Come possiamo evitare questa inconsapevolezza, anche pericolosa? In primo luogo attraverso l’informazione e le campagne di sensibilizzazione. Si sa che il diabete è la nuova epidemia moderna, dovuta a stili di vita poco corretti, alimentazione veloce e ricca di grassi e condimenti, sedentarietà. Tutti elementi che portano poi a sovrappeso, obesità, sindrome metabolica e da qui al diabete il passo è breve.

Avere questa visione di base ci permette in primo luogo di adeguare i nostri comportamenti e correggerli: aumentare frutta e verdura, preferire i carboidrati integrali, scegliere alimenti sani e condire il necessario, senza tuttavia esagerare nelle limitazioni, e infine muoversi il più possibile sono le regole generali. Inoltre conoscere i fattori di rischio ci permette anche di indagare su noi stessi: senza improvvisarsi medici, ma semplicemente conoscendo di più il nostro corpo e i segnali che ci invia. Quei chili di troppo, quella pancetta che non va giù, stanchezza, sete continua, la tendenza a urinare in modo frequente: sono tutti campanelli di allarme per il diabete, per esempio. Ma lo stesso tipo di atteggiamento possiamo adottarlo in altre patologie in cui la prevenzione o la diagnosi tempestiva sono indispensabili.

Conoscere quindi i mutamenti del nostro corpo, valutare i cambiamenti nelle abitudini, e ascoltare i sintomi sono strumenti chiave che ci permettono non di fare diagnosi azzardate e auto terapia, ma di rivolgerci per tempo al nostro medico di fiducia, che saprà come indirizzarci.

«Questa forma di diabete, detto anche non insulino-dipendente, è dovuto alla ridotta capacità dell’organismo di utilizzare l’insulina – spiega Antonio Ceriello, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi – che consente al glucosio di entrare nelle cellule, dove viene utilizzato come fonte energetica. Se l’insulina funziona male, il glucosio si accumula nel sangue (iperglicemia), con diverse ricadute negative per l’organismo. Nel suo sviluppo c’è una predisposizione genetica accompagnata da fattori di rischio come, appunto, sovrappeso od obesità, ma anche colesterolo alto, ipertensione, abitudine al fumo e sedentarietà».

Le complicanze sono tante e coinvolgono occhi, reni, cuore, sistema nervoso e infine piede diabetico e disfunzione erettile. Quindi è per questo che è importante ascoltarsi, verificare eventuali familiarità, tenere sotto controllo il peso e agire per tempo in modo da prevenirlo – se possibile – soprattutto nel caso delle nuove generazioni in cui l’obesità infantile sembra essere sempre più diffusa.

Eleonora M. Viganò

Fonte: Corriere.it