Diabete di tipo 2: l’importanza della motivazione

Spesso la diagnosi di diabete di tipo 2 è vissuta con disagio dalle persone interessate, ma può anche diventare un’opportunità per permettere loro di acquisire abitudini più sane, come per esempio avere un’alimentazione più equilibrata oppure praticare più attività fisica. 
Ma basta solo una diagnosi per modificare lo stile di vita delle persone? La maggior parte delle volte no, è necessario un altro ingrediente fondamentale: la motivazione. Infatti le linee guida per la gestione del diabete di tipo 2 indicano che gli operatori sanitari, oltre alle cure, debbano offrire un valido supporto per la motivazione del paziente

In realtà, però, la motivazione presente nelle persone con una diagnosi recente di diabete di tipo 2 non è mai stata indagata nel dettaglio, specie da un punto di vista qualitativo (ovvero che tipo di motivazione sia e in che modo viene controllata dalle persone stesse). Un’analisi di questo tipo, invece, potrebbe essere fondamentale per permettere ai pazienti con diabete di tipo 2 l’acquisizione di comportamenti in grado di salvaguardare la propria salute.

Empowerment dei pazienti, una risorsa fondamentale nella medicina odierna

Alcuni studi hanno evidenziato che l’efficacia degli interventi nei confronti del diabete spesso dipende da quanto bene i medici sono in grado di supportare l’impegno personale e la motivazione delle persone a utilizzare i nuovi strumenti e conoscenze che gli sono stati forniti. In una parola, empowerment.

Un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita”: questa la definizione dell’empowerment per la salute secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Negli ultimi anni questo tema ha acquisito una centralità sempre più importante, diventando una pietra angolare della medicina contemporanea e assumendo un ruolo chiave nei piani sanitari nazionali: sarà capitato sicuramente a tutti, durante una visita ambulatoriale o specialistica, di essere indirizzati, attraverso l’azione dei professionisti, a ricevere consigli e suggerimenti con lo scopo di gestire la propria salute nel migliore dei modi. 

Tuttavia, affinché l’empowerment sia efficace, è necessario capire fino in fondo come le persone auto-regolano i propri comportamenti nel momento in cui vogliono (o devono) modificare il loro stile di vita.

Quando si parla di motivazione, si può subito distinguere la differenza tra motivazione autonoma, e cioè quando una persona sente un impulso interiore nell’adottare un certo comportamento, e motivazione controllata, che si verifica quando la persona invece percepisce una spinta esterna. 

Diverse ricerche hanno dimostrato che la motivazione autonoma è positivamente associata a cambiamenti di stile di vita come un incremento dell’attività fisica, una migliore alimentazione, una buona aderenza ai farmaci e un generale miglioramento duraturo della salute fisica, compreso il controllo del diabete. Anche la motivazione controllata, riportano altri studi, avrebbe un ruolo nello stimolare cambiamenti nello stile di vita. 

Lo studio: quello che pensano i pazienti

Per indagare l’argomento più nel dettaglio, un recente studio ha voluto esplorare il modo in cui i pazienti con diabete di tipo 2 sperimentano i diversi tipi di motivazione quando provano a cambiare lo stile di vita. Per farlo, sono stati analizzati i dati di interviste semi-strutturate di 30 adulti a cui era stato appena diagnosticato il diabete di tipo 2. 

L’analisi qualitativa è stata effettuata alla luce della teoria dell’autodeterminazione, un quadro psicologico di autoregolazione motivazionale che è stato, nel corso degli anni, applicato all’attività fisica, all’alimentazione, all’aderenza ai farmaci e in particolare agli interventi di controllo del diabete. Secondo questa teoria ci sono diversi tipi di motivazione, che vanno dalla più autonoma alla più controllata, e che sono gli stessi riportati nelle interviste:

  • Motivazione intrinseca, in cui il comportamento è guidato dall’interesse, dal divertimento o dalla soddisfazione che essa porta, è il tipo di motivazione più autonoma, in cui entra il meno possibile un’influenza esterna. Per esempio, una testimonianza riporta queste parole: “L’esercizio fisico è diventato così tanto una parte della mia vita che non penso al fatto che devo farlo come a un lavoro di routine; lo faccio perché mi piace, esco, l’ora di cammino mi ‘ordina’ il cervello durante la giornata, è rilassante. A volte sono fuori e torno prima che me ne renda conto [ride]. Sì, mi diverto”.
  • Motivazione integrata, in cui la motivazione deriva da un allineamento dei risultati di un determinato comportamento (per esempio quelli di un’alimentazione sana) con il senso più ampio di sé, i valori o gli obiettivi di una persona. “Sistematicamente l’esercizio fisico diventa parte della tua vita… Nella mia vita cerco di non rendere le cose più difficili, cerco solo di renderle più facili affrontando tutto questo, ascoltando ciò che ti viene detto e rimanendo positivi”.
  • Motivazione identificata, che si basa su vantaggi personali importanti o apprezzati di una certa attività. “Non voglio avere problemi di cuore perché non sto seguendo le linee guida consigliate. Se succederà per qualsiasi altro motivo, è qualcosa che probabilmente non posso controllare, ma se c’è qualcosa che posso contribuire a impedire che accada, lo farò”.
  • Motivazione introiettatamotivazione guidata da comportamenti autoimposti per evitare il senso di colpa. “Farò il bravo e tornerò a dieta, è tutta colpa mia perché conosco le cose giuste e quelle sbagliate e le cose da fare e da non fare… penso solo di essere stato molto cattivo e stupido e ciò ha fatto sì che questo accadesse, ma vedo il dietologo giovedì, quindi è interamente colpa mia”.
  • Motivazione esterna, è la motivazione basata sul desiderio di soddisfare richieste o richieste esterne, evitare punizioni o ottenere ricompense“Sapendo che vedrò il mio medico ogni tanto… una parte di me dice ‘beh, devi comportarti bene perché lo incontrerai, e lui saprà se l’hai fatto’, saprà se ti stai comportando bene, il tuo peso, i tuoi livelli di glicemia e tutto il resto”.
  • La cosiddetta a-motivazione, invece, rappresenta un’assenza di motivazione o intenzione di agire. “A 66 anni difficilmente… cambierò molto”.

La qualità della motivazione spiega anche i comportamenti

Non solo la quantità di motivazione, quindi, ma soprattutto la qualità
I ricercatori, infatti, hanno trovato che in molti partecipanti con motivazione controllata più dominante (utilizzata per conformarsi alle raccomandazioni sullo stile di vita ed evitare il senso di colpa), il cambiamento nei comportamenti era lento, e le persone intervistate ne trovavano un profondo senso di frustrazione. 
Quando invece si presentavano obiettivi per migliorare la salute, la qualità della vita o il tempo in famiglia, subentrava una motivazione più autonoma, e in grado di essere mantenuta maggiormente nel corso del tempo
In conclusione, da questo studio emerge la necessità per gli operatori sanitari di stimolare e considerare che tipo di motivazione è presente nei pazienti, per ottenere migliori risultati in termini di adozione di comportamenti salutari, e anche per un miglior controllo generale del diabete di tipo 2. 

A cura di Chiara Di Lucente


Fonti:

  • Sebire SJ, Toumpakari Z, Turner KM, Cooper AR, Page AS, Malpass A, Andrews RC. “I’ve made this my lifestyle now”: a prospective qualitative study of motivation for lifestyle change among people with newly diagnosed type two diabetes mellitus. BMC Public Health. 2018 Jan 31;18(1):204. doi: 10.1186/s12889-018-5114-5. PMID: 29386030; PMCID: PMC5793401.
  • Wallerstein N. 2006, What is the evidence on effectiveness of empowerment to improve health?, Copenhagen, WHO Regional Office for Europe – Health Evidence Network report