Diabete e differenze di genere

Il diabete è uguale per tutti?

Abbiamo visto in numerosi articoli precedenti come quell’etichetta – “diabete di tipo 2” o “diabete di tipo 1” – condivisa da molte persone abbia poi, nella vita concreta e nell’esperienza dei singoli, modi di manifestarsi e di essere vissuta molto differenti. Uno degli obiettivi di questa rubrica è proprio quello di mettere a fuoco, attraverso le storie, le differenze nelle esperienze e nei vissuti delle persone con diabete.

Tra le categorie nosologiche e le storie dei singoli individui ci sono molti gradi intermedi, che possono (devono) essere studiati con metodologie adeguate.

La Medicina di genere nasce per studiare l’impatto del genere (inteso sia da un punto di vista biologico sia da un punto di vista psico-sociale) sulla fisiologia e sulla fisiopatologia.

Come scrive l’Osservatorio Nazionale sulla salute della donna (ONDA): “La Medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica, relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti correlati alla riproduzione. Gli studi condotti in ambito clinico e farmacologico sono sempre stati compiuti considerando quasi esclusivamente soggetti maschi e adattando poi i risultati alla donna, senza valutare che la biologia femminile, con le peculiarità anatomiche, funzionali e – soprattutto – ormonali che la caratterizzano, può influenzare, talvolta in modo determinante, lo sviluppo e la progressione delle malattie”.

Medicina di genere e diabete di tipo 2

Nell’ambito della ricerca sul diabete di tipo 2, la medicina di genere ha messo a fuoco numerose differenze tra uomini e donne. Per esempio, il rischio cardiovascolare e cerebrovascolare è maggiore nelle donne. Le donne con diabete di tipo 2 tendono ad avere, rispetto agli uomini, un maggior indice di massa corporea, pressione alta, peggiori profili lipidici e maggiore difficoltà a raggiungere i valori di controllo della glicata. Ne consegue un maggiore rischio di complicazioni. Anche l’effetto dei farmaci presenta significative differenze tra uomini e donne, sia per quanto riguarda l’efficacia sia gli effetti collaterali.

Uno degli obiettivi fondamentali della ricerca scientifica è quello di comprendere a fondo queste differenze, per garantire terapie specifiche correlate al sesso.

Sesso e genere

Tutte le differenze descritte fino a qui sono più o meno direttamente ascrivibili alle differenze sessuali, legate cioè a specifici fattori biologici. Seguendo la distinzione dell’OMS, quando si parla, in senso stretto, di genere (gender) si fa riferimento “alle caratteristiche socialmente costruite di donne e uomini – ad esempio le regole, i ruoli e le relazioni di e tra gruppi di uomini e donne. Queste sono diverse da società a società e possono cambiare”.

Semplificando, mentre le differenze di sesso sono riconducibili alla natura, ai cromosomi maschili o femminili, le differenze di genere sono riconducibili alla cultura, sono culturalmente costruite. Che cosa significa essere maschi o femmine nella società in cui viviamo? Quali valori sono attribuiti alla femminilità e alla mascolinità e quali norme sociali ne conseguono?

Le differenze di genere interagiscono con le differenze biologiche sulla salute, in diversi modi, come spiega l’OMS: “…influenzano la predisposizione a diverse condizioni di salute e di malattia e interessano il raggiungimento della salute e del benessere fisici e mentali. Hanno un peso anche sull’accesso e l’utilizzo dei servizi sanitari e sugli esiti clinici”.

 

Differenze di genere e diabete di tipo 2

Gli studi che affrontano le differenze di genere da un punto di vista psico-sociale tra uomini e donne con diabete di tipo 2 hanno individuato che le donne hanno più difficoltà nello svolgere un’attività fisica continuativa, mentre gli uomini sono meno costanti nel monitoraggio.

Quando si tratta di comportamenti e di stile di vita, il ruolo sociale diventa centrale: chi fa la spesa? Chi cucina i pasti? Chi decide cosa si mangia? Chi è responsabile della salute della famiglia? Chi ha tempo per fare attività fisica? Chi viene stigmatizzato maggiormente per il sovrappeso?

Ed ecco le differenze: il controllo del diabete negli uomini tende a essere situato nel contesto famigliare, mentre per le donne è vissuto come una responsabilità individuale, che la donna deve trovare il modo di “incastrare” con gli altri impegni della famiglia. Non per niente, le donne riferiscono un minore supporto sociale percepito e livelli più bassi di qualità della vita. Da un punto di vista psicologico riferiscono più emozioni negative e ansia, nonostante i maggiori sforzi nella gestione e una migliore conoscenza della patologia.

Come abbiamo visto, le differenze di genere sono culturalmente situate: i dati a cui facciamo riferimento provengono prevalentemente da studi svolti in paesi anglosassoni, mentre potrebbero emergere altre differenze in altri paesi o in gruppi sociali. Così come i ruoli sociali possono differire in base all’età.
La ricerca sulla differenza di genere nell’esperienza di vita con il diabete ha ancora molta strada da fare, una strada che può essere molto proficua, per esempio, per adeguare l’educazione terapeutica e nutrizionale.

A cura di Francesca Memini


Bibliografia