Luce blu sopra il diabete

 

Una luce a led blu, un telecomando ed ecco che possiamo trattare il diabete in modo nuovo, ma con i farmaci classici. Si tratta del risultato raggiunto da una ricerca condotta dagli scienziati dell’Imperial College di Londra e della LMU di Monaco. In pratica sono state modificate le molecole di una classe di farmaci utilizzati nelle terapia del diabete – le sulfaniluree – in modo da renderle fotosensibili. Le sulfaniluree vengono attivate con una luce a led blu e illuminano in questo modo le cellule beta-pancreatiche, ossia il loro bersaglio. Lo scopo è quello di attivare a richiesta le molecole così modificate puntando la luce blu sulla cute dell’addome. A luce spenta le molecole tornano inattive. Il vantaggio di questo tipo di terapia consiste nell’avere un maggior controllo dei valori della glicemia. Il farmaco potrebbe essere attivato solo in un periodo di tempo limitato e necessario, per esempio a cavallo del pranzo, in modo da evitare crisi ipoglicemiche e ciò risparmierebbe anche complicanze a cuore e cervello.

“Per il momento – afferma David Hodson, Dipartimento di Medicina dell’Imperial College di Londra – abbiamo creato una molecola che svolge l’effetto desiderato su cellule di pancreas umano in laboratorio. C’è una lunga strada da fare prima che questo ‘prototipo’ approdi alla pratica clinica naturalmente. Ma questo rimane il nostro obiettivo finale.”
“Le sulfoniluree aiutano molti pazienti con diabete a controllare la loro malattia – afferma Richard Elliott di Diabetes UK – anche se come tutti i farmaci possono avere effetti indesiderati. La ricerca sui farmaci attivabili con la luce è ancora in uno stadio precoce, ma rappresenta comunque un’area molto affascinante di studio che, con l’aiuto di ulteriori ricerche, potrebbe portare a mettere a punto una versione più sicura e controllabile di questi importanti farmaci”.

Questo tipo di farmaci potrebbe essere utile anche in altre patologie, soprattutto quelle in cui il rilascio di farmaci deve essere attentamente controllato per lunghi periodi o per tutto il corso della vita. La ricerca è stata finanziata da Diabetes UK, European Foundation for the Study of Diabetes, European Research Council, Wellcome Trust e Medical Research Council.

Eleonora M. Viganò

Fonte: Quotidiano Sanità