No, in genere si suddivide la retinopatia in due forme diverse dal punto di vista dell’evoluzione: retinopatia non proliferativa e proliferativa.
La retinopatia non proliferativa è la più comune ed è dovuta alle alterazioni della permeabilità dei piccoli capillari – cioè dei piccoli vasi che collegano le vene e le arterie – che permettono la fuoriuscita di proteine, lipidi o globuli rossi all’interno della retina causandone il loro accumulo nel tessuto circostante con la conseguente comparsa di edemi, ovvero gonfiori. Nella forma non proliferativa si ha la comparsa di piccole dilatazioni di questi capillari (microaneurismi), occlusioni, piccole emorragie puntiformi e deposizioni di essudati (raccolte di liquido) ed infine edema della retina. Quando il processo coinvolge la macula si ha una diminuzione del visus.
La retinopatia proliferativa è la forma più complessa ed avanzata. È caratterizzata dalla formazione di neovasi lungo la superficie della retina e all’interno della camera del vitreo che portano a loro volta all’insorgenza di emorragie retiniche e al distacco della retina.
Il buon controllo glicometabolico e la visita oftalmologica periodica sono il miglior sistema per contrastare l’insorgenza di questa complicanza cronica, esistono poi trattamenti farmacologici e chirurgici che possono venir effettuati a seconda della gravità della situazione.