IN PICCOLE DOSI HA EFFETTI BENEFICI – Il segreto del cioccolato

In un articolo pubblicato recentemente sul British Medical Journal (Buitrago-Lopez A et al. Chocolate consumption and cardiometabolic disorders: systematic review and meta-analysis. BMJ 2011; 343:d4488 doi: 10.1136/bmj.d4488), alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge espongono i risultati di una meta-analisi di sette studi non randomizzati che avevano come obiettivo la valutazione dell’impatto del consumo di cioccolata sull’incidenza della sindrome metabolica, del diabete e degli incidenti cardiovascolari. Gli autori sottolineano nella loro introduzione come, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2030 circa 23,6 milioni di persone moriranno perché affetti da malattie cardiovascolari. Inoltre, almeno un quinto della popolazione mondiale sarà affetto dalla sindrome metabolica, un coacervo di fattori di rischio per l’insorgenza di diabete e di malattie cardiovascolari. Tutto ciò comporterà un tremendo impatto sulla salute pubblica, sui sistemi sanitari e sulla economia mondiale. È peraltro nozione ormai acquisita che questa patologia è strettamente dipendente da uno stile di vita non corretto, caratterizzato sia da una alimentazione errata per eccesso e difettosa per qualità sia da una eccessiva sedentarietà, e che è pertanto prevenibile modificando le abitudini dietetiche e intensificando l’attività fisica.

In questo quadro si colloca l’analisi delle caratteristiche nutrizionali di diversi alimenti, tra cui la cioccolata. Analizzando i risultati dei sette studi oggetto della meta-analisi, che includevano oltre 100.000 soggetti, gli autori hanno dimostrato che coloro che consumavano la quantità più elevata di cioccolata avevano una riduzione significativa, del 37%, del rischio di andare incontro a una qualsiasi malattia cardiovascolare, del 29% di subire un ictus e del 31% di sviluppare il diabete. Questi risultati rimanevano validi anche dopo aggiustamento per età, sesso, abitudine al fumo, peso corporeo, attività fisica, educazione e uso di farmaci. Negli studi esaminati non si fa distinzione fra i diversi tipi di cioccolata e si ricorre agli stessi parametri per definire la quantità ingerita. Gli autori hanno perciò deciso di non far riferimento a una quantità precisa, ma di confrontare più semplicemente i livelli massimi e minimi di cioccolata ingerita (per esempio: mai, da un’oncia, circa 30 g, al mese a meno di un’oncia la settimana a un’oncia la settimana o più, eccetera).

Gli effetti positivi della cioccolata sono da attribuire all’alta concentrazione di flavonoidi contenuti nel cacao, forniti di intensa attività antiossidante, antinfiammatoria, antitrombotica e capaci di aumentare la sensibilità insulinica e di migliorare la funzione endoteliale. Mentre si conferma con questa meta-analisi il vantaggio derivante da un consumo moderato di cioccolata è altrettanto implicito che un consumo eccessivo può sortire effetti negativi.

HA PROPRIETÀ ANTIOSSIDANTI ED ANTIATEROGENE

La melagrana protegge il cuore

Il frutto del melograno è ricco di vitamina C e ha un elevato contenuto di polifenoli. A queste caratteristiche si devono le proprietà antiossidanti e vasoprotettive del succo di melagrana dimostrate in almeno 10 studi reperibili nella letteratura medica (tra questi, Haber SL et al. , Antioxidant and Antiatherogenic Effects of Pomegranate. American Journal of Health-System Pharmacy 2011; 68:1302-1305). Il succo di melagrana è stato somministrato in quantità variabili da 50 a 250 ml in vari gruppi di soggetti affetti da diabete o portatori di un elevato rischio cardiovascolare. Le esperienze sono concordi nel dimostrare che, dopo l’assunzione del succo di melagrana, si verifica un sensibile aumento del potere antiossidante del siero che induce una corrispondente riduzione della perossidazione lipidica. Si riduce anche, di conseguenza, l’ossidazione delle lipoproteine Ldl che esplicano un ruolo centrale nella genesi della aterosclerosi. Sorprende, a questo proposito, l’osservazione, riportata in uno studio, secondo cui la somministrazione giornaliera per un anno di succo di melagrana a soggetti portatori di una marcata aterosclerosi carotidea avrebbe provocato una significativa riduzione dello spessore medio-intimale della parete vascolare. Contemporaneamente, sarebbe stata riscontrata una riduzione significativa della pressione arteriosa sistolica del 12% attribuita alla capacità del succo di melagrana di inibire l’enzima di conversione dell’angiotensina.

Non vanno trascurati peraltro gli effetti collaterali del succo di melagrana perché, a prescindere dalla possibilità di reazioni allergiche o di una intolleranza gastrica, il succo può inibire gli isoenzimi 3A4 e 2C9 del citocromo p-450 (CYP), responsabili rispettivamente del metabolismo delle statine e del dicumarolo.

L’IMPORTANZA DEL CONTROLLO NUTRIZIONALE

Quanto fa bene una dieta giusta

Un nuovo studio inglese conferma che una corretta alimentazione, meglio se associata a esercizio fisico, migliora tutti i parametri del diabete di tipo 2 di insorgenza recente

Molti studi autorevoli hanno dimostrato con certezza che l’introduzione di modificazioni dello stile di vita concernenti l’alimentazione e l’attività motoria è assai efficace nel prevenire il progresso verso il diabete di tipo 2 nei soggetti con semplice intolleranza al glucosio e nel migliorare il controllo della glicemia e dei fattori di rischio associati nei pazienti diabetici. In uno studio condotto in Gran Bretagna, The Early Activity in Diabetes trial, (cfr. Andrews RC et al. Lancet, on line 25 June 2011) si è voluto confrontare, in una coorte di circa 600 diabetici di tipo 2 di nuova insorgenza, l’efficacia di un intervento rivolto fondamentalmente alla dieta, rispetto a uno più complesso che includeva anche una attività fisica moderata (30 minuti di camminata a passo svelto 5 giorni la settimana) e a un trattamento standard. A distanza di 6 mesi, i soggetti assegnati al gruppo che prevedeva soltanto una corretta impostazione nutrizionale hanno presentato, rispetto al gruppo standard, una riduzione della HbA1c dello 0,28%, non diversa significativamente dalla riduzione dello 0,33% osservata nei soggetti che alla dieta avevano associato anche l’attività fisica. Questi benefici permanevano, anche se di poco attenuati, dopo un anno di osservazione. Accanto al miglioramento del controllo glicemico è stata osservata, in entrambi i gruppi, una riduzione del peso corporeo, della circonferenza alla vita e del consumo di ipoglicemizzanti orali, dello stesso ordine di grandezza di quello osservato in uno studio clinico in cui una analoga tipologia di pazienti era stata trattata con metformina e sitagliptin (Aschner P et al. Diabetes Obes Metab 2010; 12: 252-61).

È possibile che l’apparente debole efficacia della attività fisica sia dovuta alla scarsa intensità dell’esercizio consigliato o alla neutralizzazione del vantaggio derivato dal movimento, dalla assunzione, a carattere compensatorio da parte dei pazienti, di una quota aggiuntiva di calorie.

In ogni caso lo studio Actid conferma nuovamente l’importanza di un intervento sullo stile di vita, centrato sulle modificazioni dello stile alimentare, per il contenimento del danno prodotto sulla salute dalla crescente diffusione del diabete di tipo 2.

EMERGENZA MONDIALE

Cambiamo lo stile di vita

Al recente 71° Congresso della American diabetes association si è fatto il punto sulla diffusione del diabete nel mondo, prendendo in esame i risultati di 280 studi epidemiologici eseguiti in vari Paesi: si è dedotto che la prevalenza complessiva del diabete a livello mondiale, nel 2008, era di 347 milioni, più del doppio del numero di diabetici verificato nel 1980. Tradotto in termini percentuali, ciò significa che a livello globale il diabete colpisce, nella misura del 9,2 e del 9,8%, rispettivamente, le donne e gli uomini adulti. Questo incremento è dovuto per il 70% all’aumento della popolazione e della vita media, ma, per il 30%, a un reale aumento della incidenza del diabete legato agli errati stili di vita. Ciò dimostra ancora una volta l’importanza del problema e la necessità di attuare, in ogni Paese, politiche sanitarie volte alla prevenzione del diabete.