L'allattamento al seno durante la prima infanzia sembra essere associato con una riduzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nel corso della vita. Sono i risultati di un'analisi quantitativa condotta da studiosi della St. George University di Londra, e riportata dall'American Journal of Clinical Nutrition di Novembre.
"Dobbiamo ancora stabilire se l'effetto può essere attribuito a una differenza nel contenuto del latte materno rispetto al latte artificiale, o se l'ambiente familiare dei bambini allattati al seno ad essere differente" afferma il dr. Christopher G. Owen, che ha condotto lo studio.
In entrambi i casi, il latte materno è "il cibo migliore durante i primi mesi di vita, apporta molti benefici per la salute, a breve e lungo termine."
Dato che i singoli studi precedenti che esaminavano la relazione tra allattamento e rischio di diabete di tipo due non hanno portato a risultati coerenti, il gruppo del dr. Owen ha portato avanti una revisione sistematica e un'analisi approfondita degli studi più rilevanti pubblicati in letteratura scientifica sull'argomento.
In sette studi, che hanno coinvolto 76.744 soggetti, coloro che erano stati allattati al seno avevano un rischio pari al 39% in meno di sviluppare il diabete di tipo 2 nell'età adulta. I risultati dei sette studi presi in considerazione erano "ampiamente coerenti, nonostante la natura molto diversa delle popolazioni" dichiarano gli autori.
In sei studi che hanno coinvolto 4.800 soggetti, i livelli di insulina erano leggermente inferiori nelle persone (adulti e bambini) non diabetiche allattate al seno, rispetto a persone allattate artificialmente. La glicemia a digiuno era la stessa in entrambi i sottogruppi. Tuttavia nell'infanzia l'allattamento al seno è collegato a glicemie e livelli di insulina più bassi rispetto all'allattamento artificiale. Livelli alti di insulina, se cronici, alzano il rischio di malattia cardiovascolare e delle complicanze in caso di diabete.
"Sulla base dei risultati pubblicati, l'allattamento materno può fornire una protezione a lungo termine contro lo sviluppo del diabete di tipo 2, con conseguenze importanti sulla salute pubblica" concludono Owen e i colleghi.
Fonte American Journal of Clinical Nutrition