L'insulina orale non ritarda e non previene lo sviluppo del diabete di tipo 1 nelle persone a rischio. Lo rivela uno studio presentato al meeting annuale dell'American Diabetes Association, che si sta svolgendo negli Stati Uniti. Questi risultati emergono da uno studio terminato il mese scorso. Lo studio è il secondo di una serie. Il primo, concluso due anni fa, aveva scoperto che iniezioni a basso dosaggio di insulina non prevengono o ritardano lo sviluppo del diabete nelle persone ad alto rischio nel giro di 5 anni.
I partecipanti al secondo studio sono stati 372. Secondo calcoli basati su fattori metabolici, genetici, immulogici, tutti avevano un rischio compreso fra il 25 e il 50% di avere il diabete di tipo entro 5 anni. Parte di loro ha ricevuto una capsula giornaliera di insulina, parte una sostanza placebo senza alcun effetto. Dopo circa 4 anni di osservazione, il 35% delle persone di entrambi i gruppi aveva sviluppato il diabete di tipo 1. Anche la percentuale annuale di chi contraeva la malattia era uguale tra i due gruppi e vicina al 7%. L'insulina, tuttavia, non ha avuto effetti collaterali.
Lo studio sull'insulina orale si basava sull'ipotesi che l'insulina potesse far cessare l'attacco del sistema immunitario alle Beta cellule. Alcuni studi svolti su topi avevano dimostrato che l'insulina data prima dello sviluppo della malattia poteva prevenirla o posticiparla.
I risultati di questo studio sottolineano quanto ancora le cause del diabete siano poco chiare. In ogni caso, i ricercatori sostengono che non bisogna scoraggiarsi: anche i risultati negativi possono aiutare lo sviluppo delle conoscenze sulla malattia.
ADA meeting 2003.