Una scomoda eredità

 

I geni che hanno aiutato i nostri antenati ad adattarsi ai climi rigidi sono oggi ritenuti responsabili dei disturbi del metabolismo, come diabete, obesità, patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio.
Lo rivela uno studio coordinato da Anna Di Rienzo, professore di genetica umana all’Università di Chicago: dall’analisi dei risultati, emerge una significativa correlazione tra gli adattamenti genetici al clima e il rischio di sindrome metabolica.
“Per un lungo periodo di tempo, il clima ha condizionato la distribuzione di varianti genetiche. Questa caratteristica può essere associata con il rischio dei più comuni disordini metabolici” spiega la prof. di Rienzo. “Gli antropologi hanno a lungo ipotizzato che alcune caratteristiche riflettano la prima migrazione dall’Africa equatoriale a zone dal clima più freddo, per esempio il collegamento tra la carnagione pallida e la capacità di sintetizzare vitamina D utilizzando la luce del sole. Tutte queste caratteristiche, dalla pigmentazione della pelle all’indice di massa corporeo, sono strettamente correlate con le variabili ambientali”.
Di Rienzo e i colleghi hanno approfondito le possibili correlazioni tra i geni che avevano aiutato gli umani a sopravvivere a temperature più fredde e i disturbi del metabolismo.
“Per sopravvivere a quelle temperature, era necessario che i nostri antenati si adattassero – spiega di Rienzo – Perciò, hanno dovuto sviluppare varianti genetiche che li rendevano più efficienti nel metabolismo dell’energia aiutandoli a sopportare il freddo con l’aumento della percentuale di termogenesi, la capacità di generare e mantenere il caldo.”
Lo studio è stato focalizzato su 82 geni associati con il metabolismo dell’energia ed è stato condotto su 1034 persone appartenenti a 54 diverse etnie.
In particolare è stato rilevato che un gene, il recettore della leptina, sta aumentando nelle zone in cui gli inverni sono più freddi. La leptina è un ormone importante per la regolazione dell’appetito e l’acquisto di peso, di cui al giorno d’oggi molti non necessiterebbero.
“Mangiamo molto di più e non ci muoviamo abbastanza come facevano i nostri antenati – spiega la prof. di Rienzo – questi stessi adattamenti che ci hanno consentito di adattarci a climi più freddi, oggi potrebbero essere responsabili di disordini metabolici”.
Secondo i ricercatori, i risultati di questo studio spiegherebbero anche perché alcune varianti sono più comuni presso alcune popolazioni.


American Diabetes Association