Paolo Cifali e Lorenzo Pitino ci raccontano il loro metodo combinato. Esercizi fisici, per un migliore tenore di vita

Una cosa è certa: siamo tutti stanchi di ascoltare luoghi comuni.
Esausti, mi verrebbe da dire.
Siamo esausti del pontificare di chi, inverosimilmente, si sente qualificato e legittimato a esprimere giudizi su argomenti di cui non sa nulla.
Il problema non risiede, com’è noto, nel non sapere. Il problema risiede nella mancata consapevolezza di non sapere.
Per una persona con diabete di tipo 1, ad esempio, sentirsi dire: “Ma quanti dolci hai mangiato per provocare l’esordio?” è una vera coltellata. Perché insinua l’ipotesi di una colpa, laddove la colpa non c’è. Insinua il fatto di non essersi presi cura del proprio corpo, insinua la mancanza di amor proprio. Una mancanza che è costata una malattia cronica. Ma il diabete di tipo 1 non ha nulla a che vedere con le abitudini alimentari di una persona. Eppure ancora oggi è necessario ricordarlo o meglio ancora insegnarlo.

Se volessimo estendere la penosa litania di luoghi comuni ad altre categorie, di certo, quella dei giovani, non potrebbe uscirne indenne.
Non sanno fare”, “Non hanno interessi”, “Non hanno passioni”, “Sono menefreghisti”.
I giovani di tutte le generazioni, forse, sono stati apostrofati in questo modo, sottolineandone la mollezza, da parte di chi, invece, si sente forte e robusto, nella scorza fuori e nella spina dorsale dentro.
Eppure, io rimango ammaliata da questi giovani che cercano di riparare agli errori delle generazioni precedenti. Che si battono per la parità, per la completa autoaffermazione di ogni essere umano, per il disastro climatico, per il massimo rispetto di ogni minoranza. Rimango stupita dalla facilità con la quale apprendono nuovi vocaboli, per spiegare condizioni di cui non ci siamo mai occupati prima. E più di tutto mi appassiona la loro passione.

Dalla telefonata con Paolo Cifali e Lorenzo Pitino è questo che mi resta. È questo che non può sfuggire. Il fatto che questi due ragazzi credano profondamente in quello che stanno facendo e ci investono tutto il loro tempo, la loro energia, le loro competenze, il loro futuro.
Paolo Cifali si è laureato in Chimica industriale a Bologna. Ha studiato Ingegneria Chimica, un anno, all’università di Siviglia. Ha fatto un Master in International Business Management a Londra, per poi studiare internazionalizzazione aziendale in Francia. Insomma si è formato anche fuori dai nostri confini.
Lorenzo Pitino è un personal trainer, specializzato in esercizio fisico adattato a patologie croniche, nello specifico al diabete. Una Laurea in scienze motorie all’università di Bologna, seguita da tre master con diverse specializzazioni.
Due giovani uomini che, insomma, si sono dati parecchio da fare. Due ragazzi che si conoscono da quando avevano quattro anni. Entrambi siciliani. Entrambi determinati a unire le loro competenze per creare qualcosa di valore.

«Nella mia famiglia, ci sono sempre stati casi di diabete di tipo 1 e di tipo 2. A causa delle complicanze del diabete, ho perso mio padre e mio zio. Per questo insieme a Lorenzo abbiamo pensato di fare qualcosa che avesse un valore etico. L’obiettivo è quello di aiutare le persone a ridurre l’impatto del diabete attraverso esercizi fisici che fanno parte del “metodo combinato” ideato da Lorenzo, e che si accompagnano a una giusta alimentazione e al trattamento farmacologico prescritto dal medico» mi spiega Paolo.
«Il metodo combinato si compone di due tipologie: l’esercizio aerobico e l’esercizio anaerobico. Quindi da una parte la camminata, la corsetta, la bici. Dall’altra esercizi di forza che normalmente si fanno attraverso macchinari. È un metodo scientificamente provato che porta nel medio-lungo termine (dai tre mesi a un anno) a una stabilizzazione glicemica, all’aumento della forza, alla riduzione del peso corporeo, e di conseguenza a evitare complicanze e a garantire una migliore aspettativa di vita. Il metodo ha due declinazioni diverse a seconda del diabete di tipo 1, e del diabete di tipo 2.
In una persona con diabete di tipo 1, siamo di fronte a sbalzi glicemici. L’esercizio aerobico, ad esempio, la corsetta, può provocare ipoglicemie. Di contro, l’allenamento di forza stimola il rilascio di zuccheri nel sangue provocando iperglicemia. Combinando le due tipologie di allenamento, però, si sperimentano tutti gli effetti benefici dell’esercizio senza picchi», spiega Lorenzo, e continua: «L’approccio va cambiato. Non esiste una pillola magica. Bisogna creare buone abitudini. Questo è il primo passo. E poi rendere il paziente capace di auto gestirsi in autonomia. Come? Con un percorso mirato e personalizzato di tre, sei, dodici mesi».

E come si personalizza?
«Attraverso un colloquio iniziale, nel quale si ricostruisce la storia clinica del paziente, i valori glicemici, l’esordio, le complicanze. Oltre a questo si fanno test fisici e da qui si inizia un cammino con otto livelli di allenamento, alla fine dei quali il paziente è autonomo. È possibile anche scegliere se allenarsi in casa, all’aria aperta, o in palestra. Per iniziare basta un pavimento e una parete».
«Gli incontri si svolgono on line», mi spiega Paolo, «i video sono dettagliati e viene spiegato perfettamente ogni esercizio. Quello che vorremo creare è un’intelligenza artificiale, che possa leggere i dati dei pazienti ed elaborare un percorso, per poter dar vita a un prodotto accessibile e scalabile. Start Up Europa, come agenzia italiana, ci sta seguendo e aiutando per ottenere i fondi europei del bando ON».

Questa è la loro idea, in sintesi. Il lavoro che vogliono portare avanti. I benefici che sperano di poter apportare. Sono due giovani uomini che hanno unito i loro talenti, gli occhi aperti sul mondo e davvero niente a che spartire con quei luoghi comuni che non hanno più nulla da dirci.

A cura di Patrizia Dall’Argine